Attentato a Parigi, Alfano: «Rafforzata la sicurezza sugli obbiettivi sensibili»
All’indomani della convocazione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo il ministro ribadisce: «Italia paese dove il contrasto al terrorismo è una priorità»
«Siamo in uno stato di allerta e rimaniamo in uno stato di allerta altissimo, come lo abbiamo tenuto in queste settimane. Abbiamo rafforzato le misure di sicurezza degli obbiettivi sensibili.»
È quanto ha assicurato il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervenuto ieri sera al Tg5, dopo l'attentato a Parigi nella sede del giornale satirico Charlie Ebdo.
Nel pomeriggio di ieri il ministro aveva convocato al Viminale il C.A.S.A., il comitato composto da esperti delle forze dell'Ordine e dell'intelligence, per prendere in esame la situazione alla luce dell'attacco nella capitale francese.
«Noi – ha sottolineato il titolare del Viminale – siamo un Paese all'interno del quale il contrasto al terrorismo è una priorità, perché vogliamo continuare a lavorare per rendere l'Italia un posto sicuro nel quale vivere.
«Per questo abbiamo fatto tutto quello che c'è da fare, – ha riferito. – Abbiamo rafforzato la sicurezza davanti a tutti quegli obbiettivi che riteniamo sensibili, e diramato una circolare a tutti i prefetti e i questori di tutta Italia.»
Intervenuto in serata alla trasmissione «Porta a Porta», Alfano ha sottolineato come «in Europa il livello di cooperazione sia altissimo, ma questo non riesce a scongiurare questi eventi».
«A Roma – ha proseguito – abbiamo l'onore e il privilegio di ospitare il Papa e più volte nei suoi proclami l'autoproclamato Califfo ha fatto riferimento a Roma. Siamo parte di un area del mondo che può essere bersaglio, non possiamo sottovalutare alcun elemento, neppure il più irrilevante.»
Analizzando il modus operandi degli attentatori Alfano ha sottolineato la modalità professionale da commando.
«Non hanno messo in conto di morire. Non fanno i martiri. Sono parte di un'organizzazione. E se e vero che parlavano francese, si tratta di immigrati di seconda generazione. Gente che non accetta la società occidentale, anzi la rifiuta».
Intervenendo questa mattina alla trasmissione televisiva «Unomattina» il ministro ha poi evidenziato come il pericolo maggiore sia costituito dai combattenti stranieri, i cosiddetti foreign fighters: «sono oltre tremila quelli partiti dall'Europa».
«In Italia – ha detto, – quelli censiti sono 53 che non sono italiani ma hanno avuto a che fare con l'Italia nella partenza o nel transito. Conosciamo la loro identità e sappiamo dove si trovano.»
«Per i foreign fighters – ha proseguito, – abbiamo pronta una legge che prevede l'applicazione di norme chiamate misure di prevenzione personale usate per il controllo di polizia nei confronti dei sospettati di mafia e di agire al tempo stesso sulla rete e sul web spesso utilizzato come veicolo per reclutare e addestrare.»
Alfano, ospite della trasmissione «Agorà», ha infine invitato a distinguere le questioni criminali da quelle religiose.
«Bisogna distinguere chi usa una religione, tenendo tra l'altro prigioniero il proprio Dio, per agire con modalità da bestie come gli attentatori di Parigi, e milioni di persone che credono nella fede islamica, che non possono essere criminalizzate».
«Non possiamo confondere l'Islam con l'attentato di ieri, altrimenti commettiamo l'errore di radicalizzare la questione.»