Giorno del ricordo, ricordate a Rovereto le vittime delle Foibe
Durante la funzione religiosa la toccante testimonianza di Rino Girardelli profugo istriano di famiglia trentina

Con una Santa Messa celebrata nella chiesa di Santa Caterina alla presenza del Presidente della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (A.n.v.g.d.) Roberto De Bernardis e del Sindaco Francesco Valduga sono state commemorate - oggi a Rovereto – prima religiosamente e poi civilmente (con una cerimonia laica in largo Foibe) le vittime della persecuzione subita da Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra con l'orrore delle foibe e dell'esodo forzato dalla propria terra.
Durante la funzione religiosa la toccante testimonianza del sig. Rino Girardelli profugo istriano di famiglia trentina (il padre era insegnante in Dalmazia tra Zara e Spalato negli anni '30).
Era in braccio alla madre il 6 novembre 1943 quando il padre venne trascinato in piazza dopo essere stato prelevato dal municipio di Laniskie del quale era Sindaco.
La madre era accorsa attirata dalle urla e dalla confusione generale.
«Anni dopo scoprimmo che i tre uomini incappucciati che lo avevano prelevato, lo avevano torturato per almeno tre giorni. Ancora agonizzante era stato gettato nel buio delle gole carsiche dove almeno 10.000 persone morirono, inghiottite dalla pulizia etnica che il maresciallo Tito aveva avviato per annientare gli italiani di Istria.»
Intervenendo al termine della messa il sindaco Francesco Valduga ha sostato sul significato del ricordo e sulla responsabilità individuale di ogni persona ai fini della costruzione della Pace e della conciliazione.
«Ricordare etimologicamente significa «dare cuore» - ha esordito il Sindaco - Oggi noi sappiamo che il cuore non è la sede fisica della memoria e tuttavia è proprio il cuore che ci permette di dare senso al ricordo. Rievocare le emozioni e ricordare, è dunque un fatto che viene dalla ragione e dal cuore.»
Ed ha poi concluso: «Il cuore serve anche per costruire la Pace. Vivere in pace è una scelta individuale, che ognuno di noi può compiere. Una scelta decisiva per costruire l'armonia della convivenza e che l'individuo può realizzare in ogni ambito in cui opera.»
Al termine della funzione religiosa officiata da padre Gianni Landini, un corteo ha preso le mosse da Borgo santa Caterina.
Labari, gonfaloni e rappresentanze civili e militari hanno raggiunto Largo Foibe dove è stata deposta una corona d'alloro alle vittime.
Nel corteo anche l'assessore provinciale Tiziano Mellarini, la presidente del Consiglio Comunale Mara Dalzocchio ed i consiglieri Angeli, Ferrari e Stiz.
Era presente anche l'ex-presidente dell' Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, la signora Anna Maria Marcozzi Keller: aveva 11 anni quando con la famiglia riparò a Rovereto per scampare all'orrore delle foibe.