Al Muse il picchio e la biodiversità forestale
Se ne parlerà mercoledì 14 novembre, ma possiamo anticipare che in Trentino sono già tutelati i loro primi 1.600 alberi

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Ripartono con il mese di novembre gli «Incontri al museo per parlare di fauna», le tradizionali occasioni che - a cadenza mensile - permettono di avvicinarsi con prospettive sempre nuove alle ricerche e agli studi sulla fauna, alla biodiversità animale e vegetale, alla conoscenza e conservazione della natura.
Mercoledì 14 novembre, alle 20.45, protagonisti dell’incontro saranno i picchi, di cui parleranno Luigi Marchesi e Simone Tenan, ricercatori del MUSE.
Nel corso dei millenni la maggior parte degli ambienti forestali alpini ha subito forti alterazioni a opera dell’uomo; l’alpeggio, lo sfruttamento intensivo dei pascoli boschivi, il disboscamento di ampie superfici per varie esigenze hanno modificato l’estensione, la composizione, la struttura e la dinamica delle foreste.
Il risultato è che nei boschi utilizzati a scopo produttivo la quantità di biomassa è inferiore alle condizioni originarie.
Negli ultimi 50 anni la gestione forestale in Trentino è mutata radicalmente ed è tuttora basata sui principi della selvicoltura naturalistica.
Più recentemente, si sono affermate nuove esigenze di tutela di alcune componenti della foresta fin qui trascurate o addirittura eliminate sistematicamente, quali la necromassa (resti di piante non più viventi) e la conservazione degli alberi con cavità-nido scavate dai picchi.
In effetti, in una foresta, la presenza di necromassa e di cavità è fondamentale per garantire molti processi ecologici, garantendo da un lato il mantenimento di livelli di fertilità accettabili e dall’altro l’esistenza di ricche comunità animali.
Ma perché è importante conservare gli alberi con cavità-nido realizzate dai picchi? Perché sono elementi di grande importanza per la biodiversità degli ecosistemi forestali in quanto consentono la riproduzione e lo svernamento di numerose specie di uccelli e alcuni mammiferi, ad esempio di pipistrelli o Chirotteri, ghiro e scoiattolo.
In aggiunta, le cavità scavate dai picchi consentono l’insediamento di molte specie d’Insetti, tra cui api, vespe, calabroni e formiche, nonché il ricovero notturno per numerose specie di Vertebrati.
Infine, le cavità costituiscono una riserva idrica sfruttata da un numero incalcolabile di specie animali. I picchi sono quindi dei costruttori di biodiversità.
Tra il 2007 e il 2018, il Servizio Foreste e fauna, Ufficio pianificazione, selvicoltura ed economia forestale della Provincia Autonoma di Trento, la Rete di Riserve Alta Val di Cembra, il Parco Naturale Locale del M. Baldo e il MUSE hanno attuato una serie di azioni per: sensibilizzare il personale forestale a tutti i livelli sull’importanza delle cavità, sulla loro distribuzione e sulla loro individuazione; marcare gli alberi con cavità al fine di proteggere l’albero escludendolo da qualsiasi utilizzazione ; realizzare un archivio GIS di tutti gli alberi marcati contenente numerose informazioni sulle caratteristiche degli alberi e del loro intorno.
Complessivamente sono stati marcati 1661 alberi appartenenti a 21 specie, per un totale di oltre 3000 cavità tutelate, scavate dalle cinque specie di Picidi presenti in Trentino.
Il progetto è promosso dal Servizio Foreste e Fauna della PAT.