Vertice del Ppe a Roma. Visione e progetti sul futuro d’Europa
«Per voltare pagina dopo la pandemia, servono progetti e una visione per il futuro»
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I vertici del Partito popolare europeo (Ppe) si sono riuniti da lunedì a mercoledì a Roma. Presenti vari esponenti politici della nostra Regione: l'europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann, il già europarlamentare Michl Ebner, i deputati Renate Gebhard e Albrecht Plangger e i senatori Meinhard Durnwalder e Dieter Steger.
Il Ppe è il più grande gruppo politico nel Parlamento europeo. Conta 179 membri su un totale di 705. A Roma si è parlato soprattutto di agricoltura sostenibile, migrazione, occupazione e futuro dell’architettura istituzionale europea.
Lunedì, Herbert Dorfmann ha aperto la riunione di tre giorni, nella sua veste di co-presidente della delegazione italiana del Ppe. Lo ha fatto insieme all'altro co-presidente di delegazione, Antonio Tajani, e a Manfred Weber, il presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo.
«Oltre all'agricoltura sostenibile, il programma prevedeva altri temi importanti. - racconta Herbert Dorfmann. - Ad esempio, si è parlato di come avanzare verso una risposta comune europea nella gestione dei flussi migratori.
«O ancora, c'era un documento politico su come promuovere la ripresa economica incentivando l'occupazione. Per voltare pagina dopo la pandemia, servono progetti chiari e una visione per il futuro. Per noi del Ppe, si tratta anche di capire come i partiti popolari possono continuare a rappresentare al meglio le istanze dei cittadini europei.»
Nella tre giorni sono intervenuti, tra gli altri, Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, e l'ex presidente del Consiglio e attuale presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
Martedì era in programma anche una visita alla fattoria La Castelluccia. Mercoledì si è tenuto un convegno in collaborazione con le commissioni delle Conferenze episcopali europee, dal titolo «Valori cristiani e futuro dell'Europa». Particolarmente significativo è stato il contributo del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede.