Maurizio Scudiero: «Futurismo italiano e Futurismo russo»
Ne parlerà il 19 febbraio nella sala degli Affreschi della Civica Biblioteca di Trento

Il Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale organizza a Trento, mercoledì 19 febbraio, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l'incontro-dibattito «Futurismo italiano e Futurismo russo».
Interviene Maurizio Scudiero. Introduce Massimo Libardi.
Con questo incontro prosegue il ciclo «Gli spiriti della rivoluzione. La Russia e l'Europa».
È un fatto incontrovertibile. Quando il 20 febbraio 1909 il quotidiano parigino «Le Figaro» pubblicò in prima pagina il manifesto di fondazione del Futurismo (vedi), il panorama dell'arte cambiò drasticamente.
Certo vi erano già stati segnali forti di cambiamento, come l'Espressionismo e il Cubismo, ma niente che avesse a che vedere con la rivoluzione epocale che si stava scatenando in quel momento, non solo in Italia, ma su tutta l'Europa.
Infatti, quel manifesto, pubblicato a Parigi, cioè nella «tana del lupo», dove stava il centro pulsante dell'arte europea, ebbe l'effetto di un «cavallo di Troia», e inoltre la massima diffusione, ad Ovest, a Nord, ma soprattutto ad Est, in Russia, dove ne fu data notizia e tradotti ampi stralci quasi in tempo reale.
Lo scrive le Figaro il 20 febbraio 1909 col titolo «Il Manifesto di fondazione del Futurismo».
E la Russia fu l'unico paese dove le idee Futuriste non furono solo un «fuoco giovanile», ma divennero invece un vero e proprio movimento grossomodo fino al 1916, cioè in parallelo all'analogo termine storico della prima fase del Futurismo italiano che si concluse con la morte di Umberto Boccioni e Antonio Sant'Elia.
Ma gli sviluppi nei due paesi presero sin da subito strade molto diverse, anche se vi era comunque questo grande "ombrello", l'etichetta «futurista» che li accomunava.
Nella Russia ancora zarista, a differenza che in Italia dove invece si poteva parlare di «gruppo monolitico», il Futurismo si articolò in vari gruppi, correnti, distinguo, che di fatto, al di là delle apparenze, operavano su posizioni teoriche del tutto diverse non solo tra di loro, ma soprattutto rispetto al Futurismo italiano.
Se ne rese conto Filippo Tommaso Marinetti, il capo-fondatore, quando nel 1914 intraprese il suo viaggio in Russia che si rivelò con esiti contrastanti, tra trionfi e decise contestazioni, e dove i «punti in comune» si rivelarono in minoranza rispetto alle «differenze».
Ma per trovare queste differenze non basta guardare alle opere, perché il loro «pensiero originante» si trova nei testi poetici e teorici. Ed è proprio lì la vera ricchezza dei due movimenti.
Filippo Tommaso Marinetti affronta queste vicende Maurizio Scudiero nell'incontro-dibattito «Futurismo italiano e Futurismo russo», organizzato a Trento dal Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale (mercoledì 19 febbraio alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale, Via Roma 55.
![]() |