FLP: «L’Università di Trento? Via la delega e ritorni statale!»
Questo sarebbe anche il sogno della Provincia autonoma di Trento, irrealizzabile perché lo Stato ha voluto scaricare al Trentino i costi dell’Ateneo
Di seguito pubblichiamo il comunicato che la FLP, Federazione Lavoratori Pubblici, ha inviato alle redazioni sul bilancio in rosso dell’Università di Trento «che la Provincia non vorrebbe ripianare».
Consiste in una specie di minaccia, perché invoca la soluzione drastica di togliere la delega con la quale il governo ha affidato alla Provincia autonoma di Trento la «competenza» sull’Università per addebitarne i costi.
È bene precisare alcune cose. La Provincia non ha voluto assumere le competenze sull’Università, si è trattato di una soluzione finanziaria per alleggerire i costi dello Stato e caricarli sul bilancio dell’Autonomia.
La Provincia non ha mai interferito sulle politiche didattiche dell’Ateneo. Ha solo fornito indicazioni affinché ci fosse un raccordo tra l’Università e i centri di ricerca operanti in Trentino, cosa che farebbe anche senza deleghe di sorta.
Ultimamente ha introdotto, d’accordo con l’università, l’attivazione di Medicina e l’ha finanziata.
Sappiamo che i costi sono aumentati del 7,7% a fronte di ricavi aumentati solo del 3,4%.
Ma non è automatico che la Provincia autonoma di Trento (cioè noi cittadini) debba pianare il disavanzo così tout-court.
Le strade devono essere percorse insieme, tra ateneo e PAT. Da una parte sarà bene riorganizzare alcune voci di spesa, dall’altra si troverà la quadra per aumentare il finanziamento. Sempre senza dimenticare che la PAT non è il pozzo di San Patrizio.
Sappiamo che l’assessore Spinelli, invece che occuparsi della sua campagna elettorale, sta adoperandosi in questa direzione. Ma potrà occuparsi solo del disavanzo 2022, perché prima di affrontare quello del 2023 si dovranno conoscere i risultati delle elezioni: sarà la nuova giunta a occuparsi del prossimo esercizio, qualunque essa sia.
Ora, il fatto che il sindacato attacchi così la Giunta Fugatti su questo argomento a un mese dalle elezioni ci fa sospettare che la boudate fantasiosa «L’Università di Trento? Via la delega e ritorni statale!» sia solo uno slogan di natura politica per dipingere Fugatti come l’uomo che vuole mettere in ginocchio l’Università di Trento.
Di seguito, nel riquadro, la nota della Flp.
Da alcuni giorni le pagine dei giornali ci raccontano che i conti dell’Università di Trento sono in rosso e che l’Ateneo rischia di avere un futuro molto incerto e complesso. L’appello del rettore Flavio Deflorian è stato netto. Il bilancio del 2023 potrebbe chiudere con un passivo tra i 10 e 15 milioni di euro. Aggiungendo che dal 2012 ad oggi la spesa è aumentata di 25 milioni di euro. Ricordiamo che proprio dal 2012, dopo un accordo fra lo Stato e la Provincia Autonoma di Trento, quest’ultima ha iniziato ad esercitare la cosiddetta “delega” sull’università che, in sintesi, significa il trasferimento delle competenze, del personale, dei costi di gestione e quant’altro dallo Stato alla Provincia. Pertanto, al contrario di quanto avviene nelle altre regioni d’Italia, in Trentino non è lo Stato a mettere i soldi per il funzionamento dell’Università ma la PAT. Oggi, l’università conta 802 docenti e ricercatori, 755 dipendenti tra personale tecnico e amministrativo. I cui costi per i soli stipendi si stimano in circa 115 milioni di euro. Oltre a chissà quanti altri milioni di euro per il predetto funzionamento. Un’enormità di danaro che fino a prima della delega era a carico dello Stato, così come è giusto che sia in un Paese che deve offrire a tutti le stesse opportunità. Dal nord al sud e viceversa. Invece, in nome di una presunta maggiore autonomia e di una visione del tutto particolare della stessa, a nostro avviso sbagliata e fallimentare, a partire dalla ex giunta Dellai, seguita da quella Rossi, si è deciso: prendiamoci tutto, poi si vedrà… E quando non ce la facciamo più, chiediamo soccorso allo Stato. Come se fosse una cosa semplice gestire le deleghe su materie complesse e delicate senza avere competenze, esperienza, conoscenze e adesso senza avere a disposizione fondi adeguati, unicamente trasferendo il personale ex statale a quello provinciale. Così come è avvenuto nel 2018 con la delega sulla Giustizia per il personale amministrativo che da statale è diventato regionale e che costa alle casse della Regione oltre 25 milioni di euro all’anno per il mantenimento dei tribunali e degli stipendi. Tutti soldi che gravano sui bilanci della provincia, della regione e quindi sui cittadini contribuenti. Bilanci sempre più ridotti e che a nostro avviso non possono più bastare per far fronte a tutte le esigenze. E pensare che nei primi giorni del mese di luglio 2022, poco prima della caduta del governo Draghi, anche per merito della FLP che intervenne a livello locale e nazionale, si riuscì a congelare e sospendere la norma di attuazione per l’ennesima delega sulla cosiddetta “provincializzazione delle Agenzie Fiscali” che avrebbe provocato una voragine nei conti della Provincia, oltre ad aver consentito tra l’altro, a far pagare le tasse a tutti, escluso agli amici e parenti… Ragion per cui, così come la FLP “Federazione Lavoratori Pubblici” ha sempre sostenuto, proponiamo che le deleghe impossibili da gestire, ritornino allo Stato. Prima fra tutte quella sull’università! Anche perché, da quanto leggiamo ultimamente sulla stampa locale, qualche forza politica è pronta a sostenerci per un modello di autonomia che guardi alla sostanza ed alle necessità della gente e non alle apparenze. La Segreteria Regionale F.L.P. |