Qualcuno ha cercato di sporcare l’immagine di Alcide De Gasperi
Attaccati alle vetrate d'ingresso della Provincia, nella giornata dell'Autonomia, dei volantini finalizzati a screditare lo statista trentino
La seconda Giornata dell'Autonomia è stata oggetto di un piccolo
atto di protesta nei confronti di Alcide De Gasperi.
Qualcuno ha attaccato alle vetrate della porta principale della
Provincia autonoma di Trento, in Piazza Dante 15, due fogli
riportanti una improbabile lettera che Alcide De Gasperi avrebbe
inviato al comando Alleato il 19 gennaio 1944 (nelle foto).
L'intestazione della lettera porta lo stemma vaticano e la dicitura
«Segreteria di Stato di Sua Santità».
Il destinatario è il tenente Colonnello A.D. Bonpax Carter, di
stanza presso la base militare alleata di Salerno, della "Penisola"
(Italiana).
La missiva porta il sigillo dello Studio Notarile Bruno Stamm di
Locarno, per copia conforme.
La firma è quella di De Gasperi, peraltro priva di nome battuto a
macchina.
Il contenuto della lettera è piuttosto inquietante, perché il
futuro statista inviterebbe gli Alleati a bombardare Roma per
accelerare i tempi della sollevazione di popolo.
Vediamo ora di ricostruire i fatti.
Un primo bombardamento di Roma era avvenuto il 19 luglio del 1943,
poco prima del famoso 25 luglio. San Lorenzo fu il quartiere più
colpito, insieme al Tiburtino, al Prenestino, al Casilino, al
Labicano, al Tuscolano e al Nomentano.
Le 4.000 bombe (1.060 tonnellate) sganciate sulla città,
provocarono circa 3.000 morti ed 11.000 feriti, di cui 1.500 morti
e 4.000 feriti nel solo quartiere di San Lorenzo.
Al termine del bombardamento Papa Pio XII si recò a visitare le
zone colpite, benedicendo le vittime sul Piazzale del Verano.
Il 14 agosto il Governo Badoglio dichiarava «Roma città aperta»,
facendo pervenire il messaggio agli alleati tramite la Santa Sede
presso le sedi neutrali della Svizzera e del Portogallo.
Un secondo bombardamento avvenne invece Roma alle 11.20 del
successivo 8 marzo, che colpì - sia pure in maniera meno grave - i
quartieri Ostiense e Nomentano.
Gli Alleati liberano poi Roma il 4 giugno 1944.
Dunque le date riportate nel manifestino dei detrattori di De
Gasperi quadrano, rendendo credibile l'accusa perlomeno nella
consecutio temporum, cioè quanto basta per costruire uno slogan su
misura, adattando ironicamente una famosa frase dello Statista
trentino.
«Uno Statista guarda alla prossima generazione» - si legge infatti
in testa allo stampato. Che poi prosegue con l'aggiunta «viva o
morta che sia.»
Il volantino porta anche una firma: «Bloodorn Trento».
Francamente non avevamo mai sentito parlare di questo sedicente
gruppo trentino. Ma noi non facciamo testo e probabilmente la Digos
lo conosce benissimo.
Non sappiamo come valutare l'accaduto.
Il fatto che le date quadrino non significa assolutamente nulla,
dato che chiunque avesse voluto ricostruire una lettera del genere
si sarebbe documentato prima di farlo.
Il fatto che De Gasperi avesse voluto mandare una missiva come
questa, francamente ci sembra inverosimile.
Il fatto che avesse potuto scriverla su carta della segreteria di
stato di Sua Santità, ci pare poco credibile.
Ma non siamo degli storici e l'unico modo per verificare
l'esistenza di tale missiva sarebbe trovare l'originale,
autenticato da storici titolati. Fino a quel momento si tratta di
illazioni strumentali.
Fino a quel momento, la nostra stima per De Gasperi rimarrà
immutata.