Chico Forti accolto da un mare di amici alla Zinzorla
La polizia penitenziaria lo ha portato alle 15 dalla sua anziana madre che abita in piazza Cantore a Trento

Foto di Carlo Alberto Covelli.
Ciò cui abbiamo assistito oggi è la differenza tra la civiltà italiana e quella statunitense.
Dopo pochi giorni dal suo arrivo al carcere di Verona, il Tribunale di sorveglianza di Venezia ha autorizzato che Chico Forti andasse a visitare la 96enne mamma che abita in piazza Cantore a Trento. Sopra la Zinzorla.
Si pensava che arrivasse prima di mezzogiorno e che potesse così pranzare con la mamma e i suoi parenti, tra i quali lo zio Gianni che non ha mai smesso di combattere per lui.
Purtroppo però è potuto arrivare solo per le 15. E così l’aspettativa della gente che lo attendeva è cresciuta fino ad assomigliare un comitato di accoglienza.
Beh, possiamo immaginare l’emozione che ha gonfiato il cuore di Chico e i suoi cari.
Qualcuno ci ha scritto chiedendoci per quale motivo un carcerato condannato all’ergastolo possa godere di quelli che possono sembrare privilegi.
In realtà è il sistema giudiziario italiano che, per quanto suscettibile di molte critiche, offre questi momenti di civiltà. Ma li offre a tutti i detenuti, non solo a Forti, sulla base di alcuni parametri prestabiliti.
Forti ha scontato 25 anni di carcere e li ha scontati da persona perbene.
Ci è stato chiesto anche per quale motivo invece Ilaria Salis, sotto processo a Budapest, non possa godere degli stessi interessamenti delle nostre autorità. La ragione è semplice, prima deve concludersi il processo. La Magistratura è indipendente anche in Ungheria.
E se è stato l'interessamento del nostro Ministero degli Esteri a farle concedere i domiciliari, non lo sapremo mai fino a sentenza emessa.
Chico Forti era stato condannato dopo un processo piuttosto grossolano, come - ahimè - accade spesso in America.
Ha avuto la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato, commettendo un grave errore: ha mentito alla polizia. Imperdonabile per gli inquirenti.
Nella fretta è stato di sicuro violato qualche suo diritto e magari la giuria ha voluto chiudere in fretta, tanto era un italiano.
Come funziona in USA, la giuria emette il verdetto di colpevolezza o non colpevolezza. Poi il giudice decide quale pensa comminare all’imputato dichiarato colpevole.
E nel caso di Forti, la giudice ha ammesso che le prove non erano così schiaccianti, ma era certa che fosse colpevole. Quella premessa ha risparmiato a Chico la pena di Morte, ma la condanna all’ergastolo è stata pronunciata con il divieto di libertà condizionata.
Ovviamente non possiamo dire che per Chico Forti sia tutto finito. Il cammino è lungo. Ma promette bene.
Il passo principale (tornare in Italia) è stato fatto.
E la civiltà dell’Antico Continente alla fine ha avuto ragione sul pragmatismo americano.
Il nome del Bar Zinzorla, sopra il quale vive la famiglia Forti, in Trentino significa altalena. La vita è un'altalena. Speriamo che ora Chico debba solo salire.
GdM