Crotti, un marchio che da 147 anni in Italia significa «strumenti di pesatura»

La storia di un'azienda che ha insegnato a produrre «stadere con ponte in bilico», quelle che tutti chiamano semplicemente «bilici»

La «Officine Crotti Spa» era nata a Campogalliano nel lontano 1860, l'anno dello sbarco dei Mille. I suoi strumenti erano divenuti presto famosi in tutto il Regno grazie alla precisione dei propri meccanismi di riduzione a leva e agli «orologi» che produceva (e che produce ancora). E' stata per 60 anni l'unica azienda italiana in grado di fabbricare sistemi di pesatura meccanica di notevoli dimensioni. Superò brillantemente la seconda crisi industriale di fine Ottocento, passò la Prima e la Seconda guerra mondiale. Poi, negli anni '70 la famiglia Crotti decise di aprire uno stabilimento a Rovereto, che sorse in San Giorgio, dove adesso c'è il deposito della Trentino Trasporti Spa.

In breve tempo lo stabilimento roveretano divenne più produttivo di quello di Campogalliano, sicché la società decise di chiudere la storica fabbrica emiliana. Fu un primo errore madornale, perché gli operai, trovandosi senza lavoro, decisero di mettere a frutto l'esperienza maturata in Crotti e costituirono la «Coo-perativa Bilanciai Scarl», ora leader di mercato.
Il secondo errore della Officine Crotti Spa fu quello di chiudere anche l'ufficio commerciale di Campo-galliano, perché si sapeva che le migliori «stadere a ponte in bilico» venivano prodotte in quella cittadina ed era lì che andava a cercarle.
Il terzo errore fu fatto quando, alla fine degli anni '90, la proprietà decise di chiudere l'azienda di famiglia per aprirne una nuova, al netto dei debiti. Venne dichiarata fallita nel 1997.

(Nella foto a sinistra, lo speciale modello Crotti pesa-assi per l'Autostrada)

L'anno prima che venisse chiusa la vecchia ditta, erano state costituite tre nuove società.
La «Nuova Crotti Bilance Spa», che sarebbe stata la novella titolare della produzione di carpenteria pesante, sita in affitto nello stabilimento dell'Agenzia per lo Sviluppo in Via G. a Prato a Rovereto.
La «Vincro Srl» (da VIN-cenzo CRO-tti), cui veniva affidata la produzione della strumentazione elettronica per la pesatura moderna, che oramai stava sostituendo i famosi «leverismi» della Crotti, cioè quell'insieme di riduttori a leva che consentono di imprimere all'«orologio» la giusta forza per l'indicazione analogica della pesatura. Al loro posto oggi vengono messe dalle 4 alle 8 celle di carico a seconda delle dimensioni della pesa e della portata richiesta. Oggi l«orologio» non esiste più, sostituito dai dilplay e dai computer che elaborano a loro volta i dati di pesatura.
Infine la «Italpese Snc», finalizzata alla messa in opera delle pese, ai collaudi, alla manutenzione e alle verifiche previste dalla legge.
Tutto bene, solo che nelle tre società la famiglia Crotti aveva deciso di far entrare a vario titolo anche degli ex dipendenti di fiducia. Si trattava del ragionier Piero Cis (Amministrazione), del signor Elvio Sandrinelli (Commerciale) e del perito meccanico Vittorio Modena (Produzione).
Erano entrate in società delle brave persone, ma d'ora in poi le crisi societarie non erano più componibili con una semplice litigata in famiglia.
E difatti, dopo soli due anni, scoppiò una lite che portò ad una frattura incolmabile tra i soci. Dopo 140 anni, la famiglia Crotti usciva definitivamente dalla produzione di stadere con ponte in bilico.



Nelle foto qui sopra, la Crotti Fuoriterra, in fase di costruzione e finita, pronta per la spedizione.
Nella foto qui sotto la stessa pesa installata in un cantiere.




I soci, rimasti soli, cercarono di proseguire le attività nel migliore dei modi. Ma la mancanza congenita di capitale (era stata la ragione della frattura) e lo sbilanciamento dei nuovi assetti societari presentarono presto il conto. Sorsero istanze di concorrenza, scoppiarono liti di natura finanziaria e ritorsioni di carattere commerciale, fattori che ben presto si riversarono sull'andamento stesso dell'intero gruppo. Si dovette ricorrere perfino a costosi arbitrati per dirimere liti fra soci, che si accusavano vicendevolmente di non fare gli interessi della società.

Tuttavia la Nuova Crotti Bilance Spa aveva comunque innegabili vantaggi di posizione che difficilmente potevano essere alienati. Basti pensare che il solo valore del marchio «Crotti» era stato quantificato dalla perizia asseverata, ordinata dal tribunale fallimentare di Rovereto, nella somma di 600 milioni di Lire (300.000 euro). Un valore che si può toccare con mano perché è grazie al nome Crotti se ogni anno arrivano spontaneamente, dall'Italia e dal vicino estero, centinaia e centinaia di richieste di preventivi per la produzione e messa in opera di stadere a ponte in bilico.
Un altro valore stava nella qualità tecnica di produzione delle pese che, rifacendosi a migliaia di disegni originali migliorati in 140 anni di vita industriale, risultavano tra le migliori e più durature del Paese. Anche questo si può toccare con mano. Basti pensare che di tanto in tanto ci sono antichi clienti che chiedono alla Crotti di automatizzare (cioè rendere elettroniche) le stadere acquistate ancora in tempi in cui si usavano leverismi meccanici. Quando i tecnici della Crotti ispezionavano i leverismi, il più delle volte scoprivano che le leve erano perfettamente funzionanti nonostante i 30, 40 o perfino 50 anni anni di vita (in questi casi risultava sufficiente mettere una sola cella di carico alla fine delle leve).
Per questi e altri motivi (è tra le poche ditte in grado di produrre spese di tutti i tipi, cioè fuori standard) ci sono ancora clienti istituzionali fedelmente legati alla Crotti, per la quale sono disposti a spendere volentieri qualche euro in più. Si parla di Enel, di pese ferroviarie, di pesamarmi, pese multiassi per autostrade, e così via.
Infine, c'è il valore professionale dei dipendenti, che sono tra i pochi a conoscere i segreti della pesatura: dalla scelta dei prodotti alla precisione delle finiture, dalla produzione degli «orologi» all'autocertificazione, alla logica produttiva di sistemi di produzione specifici.

Comunque sia, nel 2003/2004 venne superata la crisi della Nuova Crotti Bilance Spa. Il nuovo organo amministrativo aveva fatto «pulizia» componendo le liti, cancellando crediti inesistenti, recuperando quelli in sofferenza, dando il giusto valore alle rimanenze materiali (quelle immateriali erano notevoli, ma formate dal «marchio» di indiscusso valore), aggiustando le relazioni tra soci, seguendo professionalmente il mercato e l'assistenza post-produzione, ma soprattutto normalizzando i rapporti con le banche.
Infine si poterono fare politiche di bilancio più realistiche. A conclusione delle operazioni di revisione contabile e risanamento, il capitale sociale della Nuova Crotti Bilance era stato abbattuto e portato ai 109.000 euro, quindi al di sotto dei minimi richiesti per le Società per Azioni, e perciò venne trasformata da Spa a Srl.

(Nella foto a destra, l'ultimo catalogo Crotti)

Nel novembre di quattro anni fa, superato il peggio, l'organo amministrativo aveva chiesto ai soci un aumento di capitale per un minimo di 70.000 euro, necessari per il rilancio dell'azienda in un momento in cui aveva più commesse di quante finanziariamente potesse metterne in produzione e per trattare in maniera coerente i creditori dell'azienda.
Ma i soci, ognuno con legittime ragioni diverse, dissero di no. Anzi, visto il miglioramento della situazione, decisero di chiedere al Consiglio di Amministrazione di adoperarsi per trovare un soggetto interessato all'acquisizione della società.
Per prima cosa, l'amministratore unico si consultò con un legale per avere consigli sulla formula da adottare nella cessione dell'azienda o di parte di essa. Dopo varie analisi, l'avvocato dell'azienda suggerì l'opzione della «ristrutturazione dei debiti», prevista dalla nuova legge fallimentare per consentire che un subentrante possa acquisire una società in difficoltà senza rischiare di incontrare spiacevoli sorprese una volta effettuata l'acquisizione.
Vennero avviate più trattative, finché i soci decisero unilateralmente (cioè senza il coinvolgimento dell'Organo Amministrativo) di vendere le quote ad un soggetto che si era dimostrato interessato e disponibile. Si trattava di C. L., imprenditore originario di Bolzano, operante nel campo dei materiali per l'edilizia.
Sembrava la fine dei problemi, e invece era solo l'inizio della fine.