Aida: il capolavoro di Giuseppe Verdi in Piazza Terme a Merano
L’opera di sarà messa in scena il 3 agosto nell’ambito della terza edizione del Merano Summer Open Air – La prevendita è già iniziata

Il 3 agosto la Piazza Terme nel cuore della città di Merano si trasformerà per la terza volta in un teatro all’aperto: Showtime Agency in collaborazione con le Terme di Merano presentano «Aida», il capolavoro di Giuseppe Verdi.
Le musiche eccezionali di Verdi saranno recitate da solisti, und grande coro e l’orchestra della «Venezia Festival Opera» (in totale più di 100 partecipanti), diretto da Nayden Todorov, direttore d’orchestra rinomato e ricercato in tutto il mondo.
La storia d’amore tragica tra la schiava Aida e il giovane guerriero Radamès sarà messa in scena dalla regista Nadia Hristo con scenografie impressionanti, costumi magnifici e regia luci molto raffinata.
Aida è una delle opere più conosciute in tutto il mondo.
Nonostante l’annotazione di Richard Strauss che questa musica sia «obbrobriosa!», già la prima rappresentazione al Teatro di Cairo fu un successo strepitoso.
Le musiche di Verdi con cori e pezzi strumentali impressionanti si uniscono con scene solenni.
Il pubblico lo ama in tutto il mondo.
AIDA la storia (esegesi)
Il 24 dicembre 1871 debuttò al Cairo la più classica delle opere verdiane.
Si può definire Aida un'«opera d'occasione»? Se Giuseppe Verdi l'avesse scritta per l'inaugurazione dell'Opera del Cairo - avvenuta nel 1870 - potremmo affermarlo, ma le circostanze che portarono alla realizzazione della più classica opera verdiana furono altre.
Nel 1869, in occasione dei festeggiamenti per l'apertura del Canale di Suez, il Khedive (viceré d'Egitto) commissionò al livornese Pietro Avoscani la progettazione e la costruzione di un teatro d'opera.
L'eccezionale impresa, portata a termine in soli sei mesi, esigeva per la sua inaugurazione una rappresentazione che fosse prestigiosa ed inedita.
A quel punto il sovrano chiamò in causa il celebre compositore italiano per ideare un'opera all'altezza della circostanza da rappresentare nel nuovo teatro.
Verdi rifiutò, non ritenendosi adatto a comporre opere su commissione: all'apertura dell'Opera del Cairo il Khedive dovette perciò accontentarsi di Rigoletto, non abbandonando però il progetto di affidargli un'altra produzione.
Il desiderio del viceré incontrò quello dell'egittologo francese Auguste Mariette che aveva composto un soggetto a carattere egiziano: nulla di più adatto per l'occasione. Mariette approfittò della situazione per contattare Camille Du Locle, direttore dell'Opéra-Comique di Parigi, chiedendogli di trovare un musicista per scrivere un'opera lirica a partire dal suo soggetto.
Du Locle vantava una solida amicizia con Verdi e ovviamente sottopose la trama all'amico, il quale si mostrò indeciso.
Il direttore dell'Opéra sapeva come convincerlo: gli disse che se non avesse accettato, il Khedive si sarebbe rivolto altrove, forse a quel Richard Wagner che stava conquistando la scena europea con una musica ben diversa da quella verdiana.
Il compositore italiano fu colto nel suo punto debole e accettò di scrivere Aida.
Il compositore fissò il suo compenso nell'astronomica cifra di 150.000 franchi, s'impegnò a comporre il libretto a sue spese e a pagare un direttore d'orchestra che lo sostituisse al Cairo per dirigere la prima.
Il contratto prevedeva che l'opera fosse rappresentata nel gennaio del 1871, ma gli eventi storici lo impedirono.
Nel 1870 la successione al trono spagnolo causò infatti una guerra tra Francia e Prussia: all'epoca Mariette si trovava proprio a Parigi impegnato nei lavori per l'allestimento e i costumi di Aida.
Quando l'esercito prussiano arrivò ad assediare la capitale francese, l'egittologo si ritrovò prigioniero nella città e fu costretto ad interrompere i preparativi.
Nel frattempo Verdi aveva preso contatti con Antonio Ghislanzoni per la stesura del libretto con la supervisione del compositore e si assicurò della possibilità di rappresentare l'opera in prima nazionale al Teatro alla Scala di Milano.
Verdi compose la musica molto velocemente, incalzando così il lavoro di Ghislanzoni che gli consegnava i versi mano a mano che venivano composti.
Dal momento che era molto più interessato alla prima milanese che non a quella del Cairo e non aveva alcuna intenzione di recarsi in Egitto, Verdi orchestrò l'opera nella propria casa a Sant'Agata, appuntando direttamente sulla partitura precise indicazioni per la messa in scena nel teatro egiziano.
Grazie alla velocità del lavoro, nel novembre 1870 l'opera era completata.
Non appena l'esercito prussiano entrò nella città, Mariette, scenografie e costumi poterono salpare per il Cairo dove li attendevano gli ultimi preparativi per l'allestimento.
Dopo non poche difficoltà, il 24 dicembre 1871 Aida andò finalmente in scena al Cairo davanti ad un Khedive così soddisfatto da premiare il gran compositore con il titolo di Commendatore dell'Ordine Ottomano.
Solo due mesi dopo, l'8 febbraio 1872, l'opera andò in scena alla Scala di Milano con un cast di prim'ordine, tra i quali spiccava il soprano Teresa Stolz.
Grazie al debutto milanese, Aida fu richiesta dai maggiori teatri italiani ed europei per esservi rappresentata: fu l'inizio di una serie di allestimenti che consacrarono Aida tra gli assoluti capolavori della lirica verdiana.
Aida: la scheda
Numero atti 4
Data prima rappresentazione 24/12/1871
Luogo prima rappresentazione Il Cairo - Teatro dell'Opera
Autore musica Giuseppe Verdi
Autore libretto Antonio Ghislanzoni
Aida: i personaggi e il cast
Aida: Elena Baramova
Amneris: Elena Chavdarova-Isa
Radames: Stoyan Daskalov
Amonasro: Alexandar Krounev
Ramfis: Ivaylo Dzhurov
Il Re: Evgeniy Arabadzhiev
Un messaggero: Ivaylo Yovchev
La Sacerdotessa: Emiliya Dzhurova / Kameliya Stoycheva
Venezia Festival Opera
Direzione: Nayden Todorov
Regia: Nadia Hristo
Scenografia: Rada Hadzhiyska
Aida: la trama
Atto I
Scena I: Sala del palazzo del re a Menfi.
Aida, figlia del Re di Etiopia Amonasro, vive a Menfi come schiava; gli Egizi l'hanno catturata durante una spedizione militare contro l'Etiopia ignorando la sua vera identità. Suo padre ha organizzato una incursione in Egitto per liberarla dalla prigionia.
Ma fin dalla sua cattura, Aida si è innamorata del giovane guerriero Radamès, che a sua volta è innamorato di lei.
Aida ha una pericolosa rivale, Amneris, la figlia del Re d'Egitto. Giunta Aida, Amneris intuisce che possa essere lei la fiamma di Radamès e falsamente la consola dal suo pianto.
Appare il Re assieme agli ufficiali e Ramfis che introduce un messaggero recante le notizie dal confine. Aida è preoccupata: suo padre sta marciando contro l'Egitto.
Alla fine il Re dichiara che Radamès è stato scelto da Iside come comandante dell'esercito che combatterà contro Amonasro. Il cuore di Aida è diviso tra l'amore per il padre e la Patria e l'amore per Radamès.
Scena II: Interno del tempio di Vulcano a Menfi.
Cerimonie solenni e danza delle sacerdotesse. Investitura di Radamès come comandante in capo.
Atto II
Scena I. Danze festose e musica nelle stanze di Amneris. Amneris riceve la sua schiava Aida e ingegnosamente la spinge a dichiarare il suo amore per Radamès, mentendole dicendo che Radamès è morto in battaglia; la reazione di Aida alla notizia la tradisce rivelando il suo amore per Radamès.
Amneris, scoperto il suo amore, la minaccia: ella è figlia del Faraone. Con orgoglio Aida dice che anche lei è figlia di re, ma se ne pente ben presto. Risuonano da fuori le trombe della vittoria.
Amneris obbliga Aida a vedere con lei il trionfo dell'Egitto e la sconfitta del suo popolo. Aida è disperata, e chiede perdono ad Amneris.
Scena II: Uno degli ingressi della città di Tebe.
Radamès torna vincitore. Marcia trionfale. Il faraone decreta che in questo giorno il trionfatore Radamès potrà avere tutto quello che desidera. I prigionieri etiopi sono condotti alla presenza del Re e Amonasro è uno di questi.
Aida immediatamente accorre ad abbracciare il padre, ma le loro vere identità sono ancora sconosciute agli Egizi. Amonasro infatti dichiara che il Re etiope è stato ucciso in battaglia. Radamès per amore di Aida chiede come esaudimento del desiderio offertogli del Re il rilascio dei prigionieri.
Il Re d'Egitto, grato a Radamès, lo proclama suo successore al trono concedendogli la mano della figlia Amneris e fa inoltre rilasciare i prigionieri, ma, su consiglio di Ramfis, fa restare Aida e Amonasro come ostaggi per assicurare che gli etiopi non cerchino di vendicare la loro sconfitta.
Atto III
Scena unica: Le rive del Nilo, vicino al tempio di Iside.
Amonasro e Aida sono tenuti in ostaggio; il Re etiope costringe la figlia a farsi rivelare da Radamès la posizione dell'esercito egizio.
Radamès ha solo apparentemente consentito di diventare il marito di Amneris, e fidandosi di Aida, durante la conversazione le rivela per incauta confidenza le informazioni richieste dal padre.
Quando Amonasro rivela la sua identità e fugge con Aida, Radamès, disperato per avere involontariamente tradito il suo Re e la sua Patria, si consegna prigioniero al sommo sacerdote.
Atto IV
Scena I: Sala nel palazzo del Re; andito a destra che conduce alla prigione di Radamès.
Amneris desidera salvare Radamès, conoscendone l'innocenza e lo supplica di discolparsi, ma egli rifiuta. Il suo processo ha luogo fuori dal palcoscenico; egli tace e non si pronuncia in propria difesa, mentre Amneris, che rimane sul palco, si appella ai sacerdoti affinché gli mostrino pietà. Radamès viene condannato a morte per alto tradimento e sarà sepolto vivo. Amneris maledice i sacerdoti mentre Radamès viene portato via.
Scena II: L'interno del tempio di Vulcano e la tomba di Radamès; la scena è divisa in due piani: il piano superiore rappresenta l'interno del tempio splendente d'oro e di luce, il piano inferiore un sotterraneo.
Radamès crede di essere solo, ma pochi attimi dopo si accorge che Aida si è nascosta nella cripta per morire con lui.
I due amanti accettano il loro terribile destino, confermano l'amore l'un per l'altro, dicono addio al mondo e alle sue pene e aspettano l'alba, mentre Amneris piange e prega sopra la loro tomba durante le cerimonie religiose e la danza di gioia delle sacerdotesse.
Aida: il compositore Giuseppe Verdi
Giuseppe Verdi nacque a Roncole, vicino a Busseto (nel Ducato di Parma), il 10 ottobre 1813 da una famiglia umile: i suoi genitori lavoravano in una osteria di campagna.
Quando era ancora un bambino, un droghiere, grossista di suo padre, Antonio Barezzi, amante della musica e presidente della Filarmonica di Busseto, si accorse che il piccolo Giuseppe aveva un talento particolare per la musica e gli pagò le prime lezioni private affinché questo talento fosse sviluppato.
Verdi fece pratica nella chiesa di Busseto, ma venne il momento che il piccolo paese natale si dimostrò troppo stretto, e aiutato dallo stesso Barezzi, decise di presentarsi al Conservatorio di Milano; non riuscì tuttavia a superare l’esame di ammissione (per ironia della sorte, oggi quel conservatorio porta il suo nome).
Verdi aveva 19 anni; non si dette per vinto e grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà di Busseto, oltre all’aiuto economico di Barezzi, cominciò ad entrare nel mondo della Scala: prima attraverso le lezioni private del cembalista Vincenzo Lavigna, e poi assistendo alle rappresentazioni.
Nel 1836 vinse il concorso di maestro di musica del comune di Busseto e lo stesso anno sposò la figlia del suo benefattore, Margherita Barezzi, da cui ebbe due figli: Virginia e Icilio. Il lavoro sicuro e lo stipendio fisso non soddisfacevano però il sogno milanese di Verdi, che decise di tornare a Milano con la famiglia.
Finalmente nel 1840 Verdi riuscì a far rappresentare al Teatro alla Scala la sua prima opera: Oberto Conte di San Bonifacio, che riscosse un discreto successo. Purtroppo cominciò allora un periodo davvero triste e difficile: morirono prima i figli e poi in seguito la moglie Margherita, a cui Verdi era legato da un profondo affetto; proprio allora gli era stata commissionata un’opera comica Un giorno di regno, che, andata in scena, si rivelò un cocente e clamoroso fiasco.
Verdi dichiarò che non avrebbe più composto musica; tuttavia una nuova occasione gli si presentò allorché l’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, gli consegnò un libretto dalla storia interessante: era il Nabucco. In pochissimo tempo l’opera fu pronta e fu un trionfo (1842). Il coro del Nabucco ebbe un successo strepitoso e veniva cantato e suonato perfino per le strade.
Nel frattempo Verdi aveva conosciuto due donne importantissime nella sua vita: la soprano Giuseppina Strepponi, che sarebbe diventata la sua compagna e poi la sua seconda moglie, e la contessa Clarina Maffei, un’amica carissima grazie alla quale poté entrare nei salotti milanesi.
L’opera successiva al Nabucco, I Lombardi alla Prima Crociata, fu un altro successo, sebbene duramente censurato dal governo austriaco, poiché, insieme al Nabucco, era stato rivisitato in chiave patriottica dagli italiani che volevano la libertà dall’impero asburgico.
Dopo Giovanna d’Arco, Verdi si allontanò dalla Scala e da Milano: si recò prima a Parigi e nel 1849 tornò a Busseto insieme a Giuseppina, divenuta ormai la sua compagna.
Molte voci girarono su questo rapporto e sulla convivenza dei due, ufficializzata con il matrimonio solo nel 1859. In questi anni Verdi scrisse la cosiddetta trilogia popolare: Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata.
Nel frattempo fu finalmente pronta la villa di Sant’Agata, a Villanova d’Arda, dove Verdi e la moglie si trasferirono definitivamente: una dimora bellissima circondata da un grande parco, curato da Verdi stesso.
Nel 1869, con La forza del destino, Verdi segnò il suo ritorno alla Scala, da cui non si allontanò mai più; strinse inoltre un’intensa amicizia con Teresa Stolz, trasformatasi ben presto in qualcosa di più: il soprano boemo fu la prima e più grande interprete dell’Aida (1872).
Durante la sua attività di musicista e compositore, Verdi trovò anche il tempo di dedicarsi agli altri, di pensare a chi aveva più bisogno: nel 1888 inaugurò un ospedale a Villanova D’Arda, da lui interamente finanziato; nel 1880 comprò il terreno per costruire quella che ancora oggi è la Casa di Riposo per musicisti, terminata nel 1899 (ma finché visse volle tenerla chiusa, perché non voleva essere ringraziato da nessuno!).
Nel 1893, Verdi dette l’addio al teatro con la sua unica opera comica, il Falstaff; quattro anni dopo morì la Strepponi, e Verdi passò gli ultimi anni della sua vita all’Hotel de Milan, dove morì il 27 gennaio 1901.