CaSTA 2013: da martedì 5 si inizia con la gara tra i plotoni
Tre giorni di marcia, con sci, equipaggiamento e armi per percorrere circa 50 chilometri e 1.800 metri di dislivello
Aperta ufficialmente la manifestazione dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, acceso il tripode nel centro della piazza del paese e issate le bandiere delle Nazioni partecipanti, martedì mattina s’inizierà a fare sul serio con la partenza della competizione tra i plotoni dall’abitato di Rienza.
Tre giorni di marcia, con sci, equipaggiamento e armi per percorrere circa 50 chilometri e 1.800 metri di dislivello.
Tre giorni durante i quali i 24 plotoni in gara daranno il tutto per tutto per aggiudicarsi la gara regina dei Campionati e portare a casa il prestigioso trofeo, il più ambito e sofferto, intitolato alla Medaglia d’Oro Silvano Buffa, ufficiale degli Alpini deceduto sul fronte greco nel 1941.
Tre giorni in cui non mancheranno momenti di sconforto e il desiderio di mollare per terra lo zaino, sempre più pesante, ma che poi invece verrà portato fino in fondo, magari con l’aiuto dei compagni, pena la squalifica.
Le prove di tiro, di topografia, di lancio del… peso, di ricerca di un travolto da valanga e di trasporto di un ferito saranno gli unici momenti in cui le squadre potranno tirare un po’ il fiato durante la marcia, stando però attenti a non commettere errori, perché ogni sbaglio comporta delle penalità.
Impossibile ipotizzare a priori chi avrà la meglio, perché a vincere non sarà necessariamente il plotone più forte o allenato, bensì quello più compatto e amalgamato, in cui è maggiore l’affiatamento e il senso di appartenenza al gruppo.
L’anno scorso la vittoria è andata ai ranger del 4° reggimento Alpini paracadutisti, che hanno di poco preceduto la compagine dell’8° reggimento Alpini.
Nei riquadri l’intervento del neo nominato Capo di Stato Maggiore della Difesa, Ammiraglio Binelli Mantelli, e quello del Capo di Stato Maggiore Esercito, Claudio Graziano.
Binelli Mantelli Qualcosa di molto profondo accomuna Alpini e Marinai e rende entrambi veicoli privilegiati di cooperazione e solidarietà. Entrambi amano, o meglio, rispettano e tutelano, l’ambiente in cui operano. L’intesa, la solidarietà e la volontà di soccorrere la vita umana – che è la stessa in montagna come in mare, in pace come in guerra – diventano un collante universale – un unico equipaggio, un’unica cordata – a tutte le quote e a tutte le latitudini. Fare sport, così come l’essere militari, ma soprattutto essere alpini, significa duro addestramento e grande disciplina fisica, morale e professionale. Significa conoscere se stessi intimamente per dominare le proprie reazioni ed emozioni nelle difficoltà, comprendere i propri limiti e sfruttare al meglio le proprie attitudini e capacità. |
Claudio Graziano Lo spirito di sacrificio rimane un elemento irrinunciabile del militare. L'integrità morale, lo spirito di sacrificio e di corpo, il rafforzamento del carattere e l’innalzamento della soglia della fatica - elementi fondamentali sia nello sport, sia, soprattutto, nella nostra professione - devono essere perseguiti quotidianamente, affinché tale dimensione etica possa davvero radicarsi in quanti hanno scelto la professione delle armi. La montagna rappresenta il miglior banco di prova per verificare l’efficienza del soldato poiché, per poter operare in sicurezza, qualità morali e di carattere, conoscenze tecniche e sinergia devono indissolubilmente coesistere. Quando ci si addestra ad operare nelle condizioni, spesso estreme, della montagna si è in grado, poi, di superare qualsiasi difficoltà. L'addestramento oggi risulta centrale nella formazione dell'uomo e del soldato. |
I CaSTA, nascono nel 1931 come gare di verifica dell’addestramento alpino tra reggimenti e oggi, a San Candido, plotoni di tutti i reparti alpini, anche se attualmente in operazione all’estero o in prossima immissione in teatro operativo, sono presenti per dare prova della preparazione in una competizione tecnica e agonistica assieme.