Festa dell’Autonomia, 5 settembre 2024

La Laudatio di Giuseppe Ferrandi pronunciata a latere del conferimento dell'Aquila di San Venceslao a Giorgio Postal

Di seguito riportiamo la Laudatio pronunciata dal direttore del Museo Storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi, in occasione del conferimento dell’Aquila di San Venceslao a Giorgio Posta, memoria storica dell’Autonomia del Trentino e dell’Alto Adige.

Non è facile riassumere in pochi minuti il contributo dato da Giorgio Postal al Trentino e alla sua autonomia.
Non è facile perché mi ritegno personalmente debitore nei suoi confronti per quello che umanamente e culturalmente mi ha dato e continuerà a darmi, debito al quale vorrei aggiungere, istituzionalmente, la gratitudine per aver ricoperto in modo generoso e appassionato il ruolo di presidente della Fondazione Museo storico del Trentino per nove anni.
La sua biografia, la sua formazione, il suo impegno politico, quello parlamentare di lungo corso, i suoi incarichi di governo.
E poi il contributo dato alla storia del Trentino e dell’Alto Adige, alla conoscenza dei cruciali anni sessanta, i molteplici e alle volte disorientanti interessi culturali che lo caratterizzano…
 
Questi potrebbero essere sommariamente i capitoli i cui titoli, solamente elencati, danno già un’idea di chi stiamo parlando e a chi, tra poco, il Presidente consegnerà l’onorificenza dell’Aquila di San Venceslao.
Ma vorrei concentrarmi su tre caratteristiche che qualificano il suo apporto al Trentino e alla sua autonomia.
La prima è la dimensione politica che è ancora, nonostante abbia abbandonato da decenni la politica, l’elemento trainante della sua biografia.
Una politica vissuta intensamente e in modo totalizzante, al punto da sottrarre moltissimo alla famiglia e ai suoi affetti, ma che è un campo dove il pensiero, le azioni, le relazioni agiscono in modo intrecciato.
Una politica fatta di studio, di mediazioni, di elaborazioni collettive e di decisioni, tutto reso possibile dentro la forma partito, dentro, usando le parole dello storico Pietro Scoppola, l’esperienza della «repubblica dei partiti».
 
Gran parte della vicenda autonomistica e della sua evoluzione, anche, ovviamente, delle sue crisi e dei suoi difetti, è il risultato del ruolo dei partiti, del loro modo di operare, degli equilibri interni, dei rapporti e delle alleanze che si determinano.
La Democrazia cristiana trentina, di cui Giorgio Postal diventa segretario politico a 26 anni nel 1966, è un partito che conta alle varie elezioni un consenso tra il 58 e il 60%, conta più di 20.000 tesserati e ha una diffusione sul territorio capillare.
Postal deve muoversi tra figure quali Flaminio Piccoli e Bruno Kessler, ma tra una qualificata delegazione parlamentare e un numeroso gruppo consiliare regionale, è punto di riferimento per centinaia di sindaci e migliaia di amministratori, dirigenti, militanti.
 
Non si è mai voluto concepire come un uomo solo al comando, ma come un tessitore, un mediatore, che però non rifugge il momento della responsabilità e ad un certo punto decide.
Viene dall’esperienza di collaborazione con Flaminio Piccoli e ha così l’occasione di seguire da vicino i lavori della Commissione dei 19.
Nel 1969 è il segretario che sottopone all’assemblea provinciale straordinaria della DC trentina il «Pacchetto» poche ore dopo che la Volkspartei di Silvius Magnago a Merano lo aveva approvato a maggioranza risicata.
Anche da deputato e poi da senatore la vita di partito rimane centrale: nei palazzi romani, nel confronto con Bolzano, nel più periferico comune della sua circoscrizione.
Le sei legislature che lo vedono eletto nei due rami del Parlamento (alla Camera dal 72 all’83, al Senato dall’83 al 94) sono quelle contraddistinte, in particolare, dall’applicazione del secondo Statuto, alla riforma strutturale della nostra autonomia speciale e Postal ricopre un ruolo di collegamento tra la delegazione parlamentare, Trento e anche Bolzano.
Fino a giungere a quello straordinario obiettivo rappresentato dal rilascio della quietanza liberatoria.
 
La seconda dimensione è quella istituzionale.
Postal è principalmente uomo delle istituzioni, portatore di una straordinaria cultura istituzionale.
Lo abbiamo apprezzato per questa sua caratteristica come Presidente della Fondazione Museo storico: la capacità di distinguere i ruoli e di rispettarli, il modo in cui si interloquisce con altri livelli istituzionali: siano essi il presidente della Provincia o il referente di una piccola associazione culturale, su tutto l’attenzione meticolosa ai passaggi che devono essere fatti per portare a casa un risultato.
 
Le testimonianze e le carte d’archivio ci dicono che questa cultura istituzionale lo ha caratterizzato nei suoi incarichi di governo: come sottosegretario alla ricerca scientifica e tecnologica, all’ambiente e da ultimo agli interni con delega alla polizia.
Sono sicuro che questa sua dimensione istituzionale sia anche un portato delle sue origini, della sua formazione, della sua trentinità.
È stato decenni a Roma, ma guardando con attenzione, curiosità e intelligenza a nord direzione Bolzano.
È un cittadino del comune Trento, sia pur di un sobborgo, ma guarda alle valli e alle realtà più periferiche.
Scherzando divide il mondo in chi vive a nord e a sud della Toresela.
 
La terza e ultima dimensione è quella del suo impegno di intellettuale.
Si interessa e scrive di storia perché ha a cuore il bene comune e la crescita culturale della comunità.
Ha potuto assistere a molte fasi della nostra vita politica nazionale e regionale, interloquendo direttamente con molti leader e protagonisti assoluti.
Ma non possiamo ridurlo semplicemente al ruolo di ex o di semplice testimone. Egli è un interprete attivo di quello che ha visto, vissuto e poi studiato e interpretato.
Riscoperta e attualizzazione della questione trentina e riaffermazione della centralità del rapporto con Bolzano.
Ha insistito e insiste continuamente su questi due versanti che sono poi stati oggetto delle sue numerose pubblicazioni e dei suoi interventi.
Temi che hanno forti basi nella conoscenza della storia, ma che ci sollecitano ad un impegno che guarda al presente e al futuro.
 
Non c’è futuro per l’autonomia se non si trovano forme rinnovate di rapporto con Bolzano.
Ma queste forme non nascono solo dalla politica e dalle relazioni istituzionali.
Sono terreno di azione culturale, di dialogo e di confronto tra opinioni pubbliche e corpi sociali.
Anche su questo prospettiva Postal non guarda indietro: è andato oltre il rammarico per l’esaurimento, programmato, della funzione della Regione e la pensa piuttosto come indispensabile spazio di collaborazione dotato di una strategica funzione politica.
Non c’è futuro per l’autonomia se non ci convinciamo che esista anche una questione trentina.
Ci ha spronato a coglierne i caratteri di fondo e le sue peculiarità, a metterne in risalto i momenti storici salienti della sua rivendicazione, i momenti di affievolimento e di appannamento, il suo parallelismo, a parti rovesciate, con la ben più nota e blasonata questione sudtirolese/altoatesina.
 
La questione trentina di Giorgio Postal non guarda solamente alla storia e al passato.
Ripeto: non è un nostalgico!
Secondo il suo insegnamento la questione trentina e la sua attualizzazione costituiscono una prospettiva di impegno e di lavoro al quale, almeno il 5 settembre, nessuno può sottrarsi.
 
Giuseppe Ferrandi.