L’uccisione dell’orsa KJ2 e il giornalismo di comodo
Ci riferiamo alla collega del TG5 che ha messo in onda un articolo da tema di italiano
«A Collelongo, in provincia dell’Aquila, sono sempre più frequenti gli incontri con l’orso bruno» spiega una collega del TG5 nel telegiornale delle 13 di ieri, 16 agosto.
Un amatore ha ripreso l’orso che viene a cercare da mangiare tra i rifiuti e la cosa viene valutata dalla giornalista come un fatto positivo, cioè una sorta di convivenza felice tra l’uomo e l’orso.
In realtà non c’è nulla di più pericoloso che far trovare da mangiare a un orso in una zona popolata da plantigradi. Anzitutto perché si abitua a tornare come qualsiasi cialtrone che non ha voglia di lavorare quando trova la pappa pronta, ma soprattutto perché comunque al si voglia vedere resta un grande carnivoro. Cioè pericoloso per l’uomo. Si leggano i cartelli posti agli ingressi dei parchi americani.
Ma fin qui l’articolo si limita a dare corpo al sogno dell’orso, vissuto come forma vivente dell’orsetto di peluche che i bambini hanno sempre amato.
Ma poi conclude elogiando la gente della Marsica, citandola come esempio di convivenza uomo-plantigrado, «contrariamente a quanto accade in Trentino – conclude – dove un orso problematico è stato ucciso».
Il servizio sembra piuttosto puerile, nel senso che non è molto lontano dal valore di un tema di italiano, perché non tiene conto di decine di altri aspetti oggettivi.
Il primo di tutti è che in Trentino stiamo davvero convivendo con gli orsi. Purtroppo anche da noi dapprincipio alcuni operatori turistici attiravano gli orsi con carcasse di animali per godere della pubblicità generata dall’orso che viene a mangiare «a portata di mano».
Poi però l’orso ha fatto il prepotente, ha fatto danni, ucciso pecore, sbranato asini, ribaltato cassonetti, visitato tutti i granai disponibili. E allora la gente ha imparato a tenere le distanze: sono di peluche ma grandi carnivori.
Anche il Trentino ha numerosi filmati in cui l’orso viene ripreso in atteggiamenti particolarmente accattivanti, a volte commoventi. L’orso che mangia le mele senza rovinare la pianta o mangia l’uva sfilando delicatamente gli acini dal grappolo sono una meraviglia. Così come si corteggiano nel periodo degli amori e così come poi le mamme accudiscono i piccoli.
Purtroppo però sono stati ripresi anche cuccioli sbranati da orsi maschi assatanati.
Ma la gente trentina, che con l'orso ci vive ormai da decenni, ha imparato a creare dissuasori per impedire loro di prendere troppa confidenza.
Gli alveari sono protetti da fili che generano la scossa, le greggi sono attorniate da dissuasori acustici e perfino i bidoni del rifiuti sono fatti in modo da non essere aperti da zampe e fauci potentissime. I radiocollari consentono di seguire le loro mosse.
Non solo, è partita anche una campagna per sensibilizzare la popolazione (locale e turistica) sul come evitare di suscitare l’attenzione degli orsi, perché la tendenza è comunque quella di vedere nel grande carnivoro l’incarnazione di un orsetto di peluche.
Anche nella Marsica un orso che si avvicina troppo all’uomo rischia la cattività, sempre che non attacchi l’uomo.
Ma allora il servizio della collega del TG5 è stato scritto semplicemente senza verificare l’argomento nel suo insieme?
Forse. Ma più probabilmente lo spunto è stato utile solo per condannare l’uccisione dell’orsa, rispondendo così a un comprensibile impulso dettato dalle emozioni e non dalle motivazioni.
GdM