«Dislessia: ragionare per immagini» – Di Loredana Bettonte
«Assolutamente consigliabili le misure compensative e meno quelle dispensative»
La Prof. Loredana Bettonte, Direttore di I.S.I.T. Istituto Universitario per Interpreti e Traduttori di Trento, unica realtà universitaria non statale del Trentino A. A., propone una riflessione dal titolo «Perché ragionare per immagini?», sviluppato su tre sezioni.
La prima: scoprire il mondo affascinante abitato dai neuroni che, quasi magicamente, introducono le informazioni che si trasformano nelle abilità e «competenze» di cui siamo capaci.
Qualche suggestione, posta da linguista, per comprendere le tappe dell’apprendimento, con particolare riguardo alle lingue straniere, compiute nella meravigliosa «centrale operativa», che è il nostro cervello e su come avviene la felice esperienza dell’apprendere.
Uno sguardo sia alla parte esterna del cerebro che al suo interno, ovvero alle particolari sezioni corrispondenti ad altrettante funzioni del corpo.
Da un lato si ricevono gli input dall’esterno, che si collocano in alcuni centri preposti e, dall’altro, si controllano le risposte volontarie corrispondenti.
Gli stimoli percepiti sono esiti, sempre attraverso la corteccia, di ricordi di messaggi simili e/o identici. A questo punto viene scelta la risposta.
L’associazione fra ciò che accade in un istante e le esperienze passate è immagazzinata nella corteccia e viene definita «memoria», organizzata in una fantastica organizzazione reticolare (100 miliardi di neuroni, sviluppati in 160 km di fibre nervose che trasportano le informazioni nei due sensi e che elaborano 30 miliardi di informazioni al secondo).
La relazione col mondo esterno è mediata dai sensi (apprendimento sensoriale): vista, udito, olfatto, gusto e tatto ci orientano nel mare di conoscenze che costituisce il mondo.
Importanti studi hanno «disegnato» l’homunculus motorio e le zone preposte al controllo dei muscoli delle varie parti del corpo e l’homunculus sensoriale dedicato al livello sensoriale delle varie zone.
In entrambi i casi il volto, le mani e il piede occupano l’estensione maggiore.
Ciò dimostra come la manualità sia parte integrante del nostro corredo genetico, pensato per conoscere il mondo e, quindi, per apprendere.
Appare in tutta la sua importanza la componente motoria nell’acquisizione delle esperienze, tanto che anche le più recenti teorie sulla evoluzione del linguaggio metterebbero in luce come le aree di produzione della lingua siano coinvolte anche in funzioni motorie complesse.
Queste affermazioni hanno preso il via dalla scoperta dei “mirror neurons” o “neuroni specchio».
Queste particolari cellule neuronali si attivano quando compiamo un movimento finalizzato, ma anche quando osserviamo un’altra persona comporre un’azione.
Incredibili strategie cerebrali si spingono ad «attivarci» nel momento in cui guardiamo qualcuno effettuare un movimento.
Questo è il patrimonio cerebrale che rende la manualità, cioè la parte “pratica” una delle strategie volte a favorire l’apprendimento.
Quest’ultima considerazione sta a dimostrare l’importanza del consolidamento delle acquisizioni attraverso l’addestramento «per ripetizione» per lo sviluppo delle varie abilità.
La seconda sezione della riflessione è dedicata a scoprire semplici tecniche di memorizzazione mediante l’uso delle immagini.
L’uso di una “scenografia”, cioè immagini autocreate secondo un criterio che facilita e rafforza la memorizzazione, viene consigliato a tutti i livelli di studio, ma è considerato efficace all’interno di percorsi formativi frequentati da adulti maturi, over 50.
Molto importante, a questo proposito, acquisire una forte consapevolezza di sé, del proprio sapere e, in particolare, dei propri limiti, il che consente di intraprendere «processi di apprendimento» un tempo preclusi all’adulto.
Deve risultare chiaro ed accettato che, rispetto all’apprendente giovane, i tempi di apprendimento sono necessariamente più lunghi.
A scopo esercitativo la prof. Bettonte ha messo a punto degli esercizi per la memorizzazione «per immagini» di un «elenco di cose da fare» e dei «numeri».
La terza sezione tocca un tema delicatissimo che riguarda i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ovvero disfunzioni neurobiologiche (non malattie), che si manifestano in persone con capacità cognitive assolutamente normali e talvolta anche brillanti.
A tutt’oggi non si conoscono le cause profonde della dislessia, ma è universalmente riconosciuto dal mondo scientifico che non si tratta di una malattia, ma di un disturbo che ha una base biologica legata al malfunzionamento di alcuni gruppi neuronali che determina una difficoltà funzionale nelle abilità di lettura (dislessia), la scrittura, la sillabazione e l’espressione scritta (disgrafia, disortografia disturbo nella compitazione), l’aritmetica (discalculia) e le capacità verbali e non verbali (disfasia).
Deve essere molto chiaro che si tratta d un disturbo costituzionale, non imputabile a deficit cognitivo e, tanto meno, a scarso impegno.
Molto spesso sono persone molto intelligenti, vivaci e creative. Lo zaino del dislessico non contiene libri, ma sassi!
I dati riferiti al Trentino ci dicono che al 18 gennaio 2012 su 71.620 studenti 1.159 presentano questi disturbi, cioè l’1,61% in media, senza tener conto dei casi non noti. Il dato più importante si riferisce alla scuola media inferiore, dove la percentuale è del 2,99%.
A livello nazionale una normativa specifica in ambito scolastico è stata introdotta con la legge 170 del 2010 che ha riconosciuto i DSA come limitazioni per alcune attività quotidiane ed ha favorito l’applicazione di misure didattiche di supporto, al fine di garantire un pieno sviluppo delle potenzialità soggettive.
L’iniziativa legislativa approvata a livello provinciale è la n. 14 del 26 ottobre 2011 e valorizza l’utilizzo di percorsi pedagogici integrativi dell’attività scolastica.
Particolare importanza assume l’aggiornamento professionale dei docenti, grandi interlocutori, assieme alla famiglia, nei confronti dei ragazzi ed unici veri protagonisti della realizzazione di importanti misure compensative.
È su questo fronte che la Prof. Loredana Bettonte ha elaborato l’unico percorso formativo finora progettato e realizzato in Europa, denominato «Special Education for Learning Disabilities: English language type», consistente in un corso di apprendimento dei vocaboli inglesi, utilizzando il computer, secondo il principio della «scrittura cieca», quindi senza guardare la tastiera.
Esercizi appositamente creati consentono lo sviluppo delle abilità legate alla digitazione memorizzando i tasti, della pronuncia corretta ad alta voce e all’unisono, e visualizzazione dell’immagine su uno schermo dedicato.
Questo percorso, già realizzato due volte sul territorio trentino ha dato esiti insperati sia per quanto riguarda i risultati tangibili (uso corretto della tastiera del P.C., apprendimento di un buon numero di lemmi, con chiarezza di associazione “parola/immagine) che non tangibili (forte recupero di autostima, miglioramento nella partecipazione attiva all’attività didattica curricolare) ed una recuperata consapevolezza di “normalità”.
I giovani acquistano il diritto di esistere, di guardare verso un futuro senza dover dimostrare di non essere «diversi», «inferiori» o, per lo meno «strani».
Possono dimostrare le loro qualità ed esprimersi nelle condizioni migliori.
La prof. Bettonte, che compie studi e ricerche da parecchi anni ed è anche Vicepresidente dell’Accademia Aliprandi di Firenze, auspica che il percorso formativo possa essere introdotto «a sistema» nelle scuole e realizzato dagli stessi insegnanti curricolari.
Solo qualche accenno ai risultati complessivi:
Notevole miglioramento della consapevolezza di sé, dei propri limiti, con vantaggio sull’autostima.
Ampliamento del bagaglio lessicale inglese, con miglioramento della listening comprehension e del public speaking (abilità tra le più impegnative nell’apprendimento della lingua straniera).
Conoscenza e memorizzazione all’uso razionale e mnemonico della tastiera del PC.
Miglioramento dell’autocontrollo e della partecipazione «ATTIVA» all’attività curricolare, con beneficio alle capacità relazionali e più «coraggio» nelle performance linguistiche.
In conclusione: assolutamente consigliabili le misure compensative e meno quelle dispensative.
Info: www.isit.tn.it - [email protected]