La vergogna di un governo che non c’è: i Marò tornano in India

Il «vorrei ma non posso» in un Paese che non sa mai portare a termine una decisione

In effetti, si dirà, chi glielo fa fare a un governo che non esiste di prendere decisioni di questa portata?
Beh, la risposta l’aveva già data a suo tempo De Gasperi: «Fate il vostro dovere, a ogni costo». Ma quelli erano altri tempi, quando il Presidente del consiglio si spostava con una macchina a prestito, quando gli Italiani non sapevano se sarebbero stati in grado di fare il prossimo pasto, quando i nostri militari erano ancora prigionieri in giro per il mondo.
Adesso facciamo tre pasti al giorno, siamo benestanti e non abbiamo un governo. E non abbiamo l’Europa oggi come non l’avevamo ai tempi di De Gasperi.

Non che cambierebbe molto se avessimo un governo, a vedere come vanno avanti le cose a livello politico.
Fatto sta che, dopo alcune minacce fatte da un Paese che non riconosce i trattati ai quali lui stesso aderisce (l’India), l’Italia ha ceduto: i marò faranno ritorno in India.
Sì, abbiamo ricevuto le massime garanzie, saranno trattati con i guanti, abbiamo fiducia nella giustizia indiana (non si sa su che base), ma fatto sta che abbiamo ceduto a un ricatto.
Ancora una volta si sacrificano i principi (e gli individui) sull’altare della convenienza.

La cosa peggiore di tutto questo è che nessuno aveva chiesto al governo o al ministro Terzi di prendere la pragmatica decisione.
Ma l’ha fatto e noi gli avevamo fatto tanto di cappello.
Ora, il rimangiarsi la parola è la più brutta immagine che il nostro Paese poteva nutrire nel Mondo.
Nessuno prenderà più sul serio le nostre decisioni (che sono irrevocabili solo quando si ritorcono contro noi stessi), perché siamo tornati alla logica di «Questo è l’ordine – Attendere il contrordine».
È un po’ come la storia degli «esodati»: i lavoratori avevano optato per la pensione suggerita dal governo in carica, per poi vedersela negata dal governo che è venuto dopo.

Un particolare grottesco va come una ciliegina sulla torta. Tra le garanzie che abbiamo ottenuro dall'India è che sarà evitata... la pena di morte.
In altre occasioni non abbiamo estradato stranieri perché nel paese richiedente c'era la pena di morte, mentre in questo caso ci basta la garanzia di un paese che non conosce i trattai che sottoscrive? 
E poi in quanti altri paesi è ammesso che si possa estradare un proprio concittadino?

Va da sé che a questo punto nessun militare dovrà più prendere servizio sulle navi a scorta contro i pirati, per la semplice ragione che ora sappiamo che l'Italia non appoggerà i propri soldati nel caso risultasse necessario farlo.
Faremo posto alle compagnie private di sicurezza marittima, oppure lasceremo che i pirati si sfreghino le mani per un incidente che in pratica ha giovato solo a loro?
Comunque vadano le cose, gli sconfitti rimangono lo Stato e il senso dello Stato.

G. de Mozzi