«Luci ed ombre del legno»... una mostra che viaggia
Dal Simposio del Tesino la mostra di sculture in legno arriva a Borgo Valsugana il 2 febbraio

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Luci ed Ombre del legno arriva a Borgo Valsugana.
Sabato 2 febbraio, alle ore 17.00, presso lo spazio Erika Klien, l’inaugurazione del secondo momento espositivo della XIII edizione.
La mostra vuole rappresentare e fare conoscere le diverse espressioni che la scultura lignea può assumere, attraverso diversi interpreti di spicco del panorama nazionale.
Vuole inoltre raccontare il forte legame esistente tra l’animo delle popolazioni alpine con il bosco.
La mostra pende origine dal Simposio internazionale di scultura in legno dell’Altopiano del Tesino dove, da ormai diciassette anni, l’ultima settimana di luglio si incontrano quasi trenta artisti di provenienza internazionale che scolpiscono tra le vie e le piazze di Castello Tesino, Pieve Tesino, Cinte Tesino, Bieno, Strigno. Al termine della settimana vengono decretati i vincitori della manifestazione che divengono i protagonisti della mostra che viaggia.
«Dal 2006 – raccontano gli organizzatori – la mostra è stata complessivamente visitata da quasi 80.000 persone, ha saputo unire il Nord ed il Sud Italia, dalla provincia di Bolzano a quella di Salerno, in un autentico abbraccio culturale che ha attraversato rinomati centri culturali e piccoli ma preziosi borghi, che hanno saputo credere nella bontà dell’iniziativa.»
Saranno esposte opere di Marta Fresneda Gutiérrez (Spagna), Jitka Kůsová-Valevská (Repubblica Ceca), Ionel Alexandrescu (Romania), Marta Zucchinali (Treviglio – BG), Giorgio Conta (TN).
In tutto ventuno opere, originali e suggestive, a disposizione per essere osservate dal vero in un viaggio allegorico ed emozionale. Un modo innovativo per conoscere un territorio attraverso le suggestioni e gli odori rimasti impressi nell’opera d’arte.
La mostra, a ingresso libero, resterà visitabile a Borgo Valsugana sino al 24 febbraio 2019, dopodiché si sposterà a Faenza (RA).
La mostra è organizzata dal Centro di Documentazione sul Lavoro nei Boschi ed è resa possibile grazie al supporto attivo della Provincia Autonoma di Trento, della Regione Trentino Alto Adige, dei Comuni di Castello Tesino, Pieve Tesino, Cinte Tesino, Bieno, Castel Ivano, dell’APT Valsugana e della Galleria d’Arte Atrebates.
Il percorso espositivo 2019
10 gennaio – 31 gennaio Trento - Palazzo Roccabruna
2 febbraio – 24 febbraio Borgo Valsugana (TN) – Spazio Erika Klien
2 marzo – 2 aprile Faenza (RA) – Palazzo Baldini – Rossi di Muky
5 aprile – 12 maggio Dozza città d’Arte (BO) – Rocca Sforzesca
18 maggio – 18 luglio Fiumalbo (MO) – Centro visite e rifugio ca’Silvestro
Gli artisti in mostra
Giorgio Conta
Trentino, nato a Monclassico in Val di Sole 40 anni fa. Giorgio è figlio unico di Livio Conta, scultore e pittore trentino con al suo attivo opere pubbliche di scultura in Italia e all’Estero; ha studiato al Liceo linguistico all’Arcivescovile di Trento. Solo in un secondo tempo è salito in Val Gardena per quattro anni frequentando la Scuola professionale di Selva e diplomandosi. Verso i 35 anni Giorgio Conta raggiuge la sua maturità, compiendo nella scultura un salto di qualità evidente, lavorando su vuoti oltre che sui pieni, frammentando le forme, lacerandole drammaticamente. Nelle sue sculture l’armonia classica si intreccia e si si scontra con le disarmonie, le contraddizioni, i drammi della modernità. È così che si sono occupati di lui, tra gli altri, importati critici come Vittorio Sgarbi e Luigi Marsiglia, Massimiliano Castellani, Paolo Levi, Valerio Dehò, Stefania Severi. Una bella soddisfazione per questo ancoro giovane artista tra i più talentuosi della sua generazione. Tra le cinque opere che mostrerà ne spiccano due: Woman with yorkshire e Nosce te ipsum. Nella prima appare una ragazza con un cagnolino molto di moda nella buona borghesia: una scultura sul filo della satira di costume, che celerebbe allora un’ironia sottopelle. La seconda è un’originale, complessa scultura “filosofica”: vi compare una figura femminile capovolta, sdraiata o precipitata a terra, che si guarda in uno specchio/pavimento. Una metafora misteriosa e allo stesso tempo inquietante.
Marta Fresneda Gutiérrez
Il linguaggio artistico di Marta Fresneda Gutiérrez è espressione della vita, del sangue e del sole di Siviglia. La sua opera artistica poggia su un forte entroterra accademico. A Siviglia, dove nasce nel 1984, si laurea in Belle Arti. Nel 2009 a Firenze frequenta e conclude il Biennio Specialistico in Scultura e scenografia per il teatro presso l’Accademia di Belle Arti.
Marta Fresneda è artista di fama ormai internazionale. Per il modo con cui interpreta la propria attività artistica, si può definire sacerdotessa dell’Arte. E’ sempre l’uomo che viene indagato nelle opere di Marta. In particolare con la rappresentazione di un singolo volto vuole raccontare l’intera umanità e le relative aspirazioni, passioni, vittorie e sconfitte.
In questo contesto le sue opere più recenti e portate in mostra rimandano ai vari articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Le sue sculture vogliono quindi essere la testimonianza concreta dei principi di libertà, giustizia e pace approvati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1948.
Le sculture di Marta Fresneda richiamano un immaginario surrealista con un riferimento espressivo, anche se non sempre evidente, al catalano Salvador Dalí e mettono in evidenza, con il colore bianco e nero o con la contrapposizione di forme armoniche con altre indefinite, i sentimenti contrastanti che percorrono l’umanità: il bello ed il brutto, il bene ed il male, la vita e la morte.
Jitka Kůsová-Valevská
Artista boema di nascita e di ispirazione. Legata al suo territorio per cultura, per tradizione e per espressione artistica. Nasce a Chomutově nel 1962 e studia a Karlovy Vary.
L’inquietudine artistica, sempre presente in Jitka Kůsová-Valevská, la porta a frequentare dal 1991 al 1993 il corso di arti visive presso la vicina Università di Ůsti nad Labem.
Nel 1989 inaugura l’attività espositiva in Boemia e nella vicina Germania. Qualche anno dopo, nel 1992, inizia la sua partecipazione a simposi di scultura. Viene apprezzata e premiata in molte occasioni ed in diversi paesi.
Infaticabile, affronta con forza e tenacia ogni materiale: pietra, legno, argilla. Ha la capacità di trasmettere ai suoi lavori la sua forza d’animo, la serenità che traspare dalla sua figura, ma anche la tensione artistica che contraddistingue il suo operare.
I volti e le mani che caratterizzano le opere pittoriche richiamano i lavori di Egon Schiele.
Nelle opere scultoree di Jitka Kůsová-Valevská le mani spesso scompaiono. Tutta la tensione dell’opera si concentra nel volto e nel dorso, che si contrappongono alla parte inferiore quasi non finita o meglio indefinita, che richiama la statuaria romana togata.
Il corpo diventa per Jitka Kůsová interpretazione e simbolo dell’archetipo dell’uomo e della donna alla ricerca, spesso con una vena di melanconia, della natura umana.
Ionel Alexandrescu
Ama l’Italia e ci vive bene Ionel Alexandrescu se è vero che, nato a Bordesti in Romania vive e lavora a Torino da vent’anni. Ionel ha principalmente due grandi artisti come riferimento: il conterraneo Costantin Brâncuşi e Pablo Picasso. Dal primo ha ereditato le semplificazioni e le geometrizzazioni; dal secondo le squadrature cubiste. Dal 2007 Alexandrescu fa parte dell’ AEISM (Associazione Italiana di Scultura Monumentale): il che significa che sono le forme monumentali quelle a cui questo scultore rumeno-italiano aspira. Ne frattempo Ionel si è fatto conoscere attraverso numerose esposizioni in Italia e all’estero. Tra le cinque sue opere che circoleranno quest’anno in sei centri diversi ci saranno, tra le altre, Musa in legno in cirmolo: una figura misteriosamente (l’ispirazione autentica è sempre misteriosa) avvolta in una stilizzata veste a pieghe verticali. Monaco, una scultura di legno di tiglio basata su due elementi, verticali e orizzontali che compongono una sorta di “elle”, sotto il segno di un’assoluta semplificazioni e geometrizzazione, in cui spicca la tensione delle braccia protese del monaco; Cieco in cui la tensione drammatica è concentrata, anche qui, soprattutto nelle braccia dell’uomo disperatamente tese in avanti a bucare il buio. Sono le creazioni plastiche di un artista che sa modernamente e potentemente indagare e raffigurare gli eterni drammi degli esseri umani.
Marta Zucchinali
La ricerca di forma e linee sono per Marta Zucchinali un esercizio quotidiano per definire il suo rapporto con la scultura. Le tensioni si annullano per dare spazio al senso tattile, scolpire il legno permette all'artista di confrontarsi con l'impegno fisico e mentale uno stato di resilienza che guida la mano nell'atto di modellare: atto dovuto e donato a chi osservando le sue opere nell'ampio ventaglio di relazioni formali, relative al cambiamento di angolo visuale ne percepisce l'essenzialità ed il contrasto naturale tra luce ed aria, che avvolgono e penetrano le sculture.
ASPETTANDO I TUOI OCCHI scultura realizzata per il simposio, ne è la testimonianza: il volto è abbozzato, tagliato con una finitura grezza rispetto alla morbidezza del resto della figura, l'assenza di espressione rivela l'attesa di qualcosa o qualcuno per confrontarsi, decidere e giudicare in modo autonomo. E' l'eterno conflitto esistenziale che scandisce i ritmi della vita, la ricerca del percorso individuale e l'impegno costante per Marta Zucchinali non sono un punto d'arrivo ma la conferma a perseguire la passione per la scultura lignea.
Marta Zucchinali è nata a Treviglio, in provincia di Bergamo, nel 1988. Dopo aver frequentato il liceo artistico Simone Weil ha proseguito i suoi studi nel campo del restauro presso l'istituto Enaip di Botticino BS, ampliando le sue conoscenze nel settore ligneo. Coltiva la passione per la pittura e la scultura, partecipa con le sue opere a numerosi simposi e ha esposto in mostre personali e collettive.