È Pasqua, anche nei teatri di guerra dove è impegnata l'Italia
Il nostro giornale è contrario alla guerra, ma non dimenticherà mai i propri concittadini impegnati nei teatri operativi
È Pasqua e facciamo gli auguri ai nostri lettori, sperando che lo Spirito Santo possa ispirare i nostri politici che per orgoglio o quant’altro hanno deciso di non procedere a un accordo di governo, sollevando la propria coscienza grazie alla comodissima considerazione che la responsabilità è degli altri che non capiscono niente.
L’alternativa vera è che vadano tutti a casa e facciano posto a persone nuove e capaci di vedere le cose da altre ottiche. Ma non ci speriamo troppo.
In realtà però scriviamo questo intervento per spiegare in occasione della Pasqua la posizione di benevolenza che il nostro giornale ha nei confronti delle Forze Armate, tanto vero che nel prossimo articolo pubblicheremo le foto delle cerimonie pasquali celebrate oggi in Afghanistan.
Contrariamente a quanto ci ha chiesto in buona fede qualche lettore, noi non siamo nella maniera più assoluta militaristi. Anzi siamo contrari alla guerra almeno quanto lo è la Costituzione del nostro Paese.
Il Paese peraltro, essendo contrario alla violenza e ai delitti in genere, ha istituito anche le Forze dell’ordine per far sì che la società civile abbia il sopravvento su quella incivile.
Lo stesso discorso vale per i nostri ragazzi impegnati nelle Forze Armate, siano essi dell’Esercito, della Marina o dell’Aviazione. Il loro lavoro non è diverso da quello di Polizia, Carabinieri, Finanza, Forestale, Guardie carcerarie. In tutti i casi si tratta di concittadini che hanno accettato di lavorare per il bene dello Stato e che, essendo dei dipendenti pubblici armati, devono rispondere a regole ferree di comportamento.
Se le Forze dell’Ordine combattono la malavita all’interno del nostro Paese, le Forze Armate combattono in teatri esteri. La differenza è tutta qui.
Chi decide gli impieghi di tutte queste strutture è lo Stato. Lo decide il Parlamento e quindi tutti gli Italiani che lo hanno votato, anche quelli che non hanno vinto le elezioni.
Insomma, i militari non vanno in un teatro operativo perché ne hanno voglia, ma perché vi sono stati mandati.
Ma soprattutto i militari non hanno mai, dico mai, deciso di partecipare a un’azione militare se non perché lo ha deciso il nostro Parlamento.
Certamente anche loro, come noi che scriviamo questo articolo, hanno diritto di essere contrari o favorevoli. Certamente però obbediscono agli ordini e ci vanno comunque. È il loro dovere.
Anche noi abbiamo le nostre convinzioni sulle missioni militari del nostro Paese. Alcune le condividiamo, come il Libano dove per conto dell’ONU abbiamo svolto un capolavoro di civiltà. Altre non le comprendiamo, come la missione in Afghanistan, dove i propositi sono ottimi ma che non dovrebbero riguardare molto il nostro Paese.
Anche in Afghanistan stiamo peraltro facendo un ottimo lavoro, ma non vediamo l’ora che l’ultimo dei nostri ragazzi faccia ritorno definitivo a casa. Il che dovrebbe accadere alla fine del prossimo anno.
Siamo assolutamente favorevoli alla protezione delle nostre navi mercantili contro i pirati e per questo condanniamo le autorità indiane che hanno tradito gli accordi internazionali.
Noi continueremo a portarci nei teatri operativi dove i nostri ragazzi in divisa sono impegnati, sia che condividiamo o non condividiamo la decisione del parlamento, perché sentiamo il dovere di far sentir loro che il Paese è dalla loro parte, che li sostiene.
Così come vogliamo far conoscere al Paese i sacrifici che i nostri militari in missione continuano a fare. Alla fine stanno rischiando la vita per noi e ognuno di noi dovrebbe continuare a essere contrario alla guerra, ma sostenendo coloro che comunque si vedono costretti a rischiare la vita per noi che ce ne stiamo qui tranquillamente a vivere in Italia senza neanche considerare i loro sacrifici. E anzi a tollerarli in silenzio assenso.
Ragazzi, Buona Pasqua.
G. de Mozzi