Perché vaccinarsi contro la SARS-CoV-2 – Di Massimo Pizzato

Lo scienziato del CIBIO dell’Università di Trento ha accettato di commentare i contenuti dell’articolo scritto da una persona contraria al vaccino

Il prof. Massimo Pizzato.

Il prof. Massimo Pizzato, da noi intervistato per conoscere il parere scientifico sul vaccino contro il Covid-19 (vedi), ha cortesemente accettato di commentare i contenuti dell’articolo che riporta il pensiero di una persona che non intende vaccinarsi (vedi).
Di seguito riportiamo le sue osservazioni, nella speranza che possano servire per fare chiarezza in un campo dove solo la scienza dovrebbe esprimersi.

L’articolo che supporta la scelta di non vaccinarsi contro il coronavirus riporta concetti errati e citazioni sbagliate.
Desidero quindi esporre alcuni ragionamenti per correggere questi concetti ed esprimere alcune considerazioni scientifiche.
 
1) Viene affermato che il vaccino «non è sterilizzante» e quindi che per diversi motivi sia addirittura controproducente.
Lo studio clinico su questo vaccino non si è soffermato sulla possibilità di studiare se l’immunità indotta dal vaccino fosse o meno sterilizzante, cosa che avrebbe impiegato molto più tempo, bensì se riuscisse o meno a prevenire la malattia.
Nessuno sta affermando che il vaccino conferisce immunità sterilizzante e allo stesso modo nessuno dovrebbe affermare nemmeno il contrario.
Se il vaccino abbia questa caratteristica è una possibilità che semplicemente non conosciamo. Per avere la certezza che il vaccino fornisca immunità sterilizzante avremmo dovuto attendere probabilmente altri 2-3 anni di studio.
Dobbiamo quindi far tesoro dei dati ottenuti fino a questo momento che mostrano come il vaccino riduca moltissimo la possibilità di ammalarsi.
A rigor di logica, ciò avviene perché l’immunità indotta dal vaccino è in grado di contrastare l’infezione, limitando drasticamente la replicazione del virus. Questo vuol dire che, anche se ci fosse infezione, questa con molta probabilità avrebbe una durata molto limitata e risulterebbe in una minor produzione di virus, riducendo moltissimo la possibilità del contagio.
Questo forse non sarà in assoluto il miglior vaccino possibile contro COVID-19. Possiamo certamente decidere di aspettare qualche anno e vedere a distanza di 4-5 o 10 anni quale vaccino sarà il migliore prima di somministrarlo a tutti.
Nel frattempo ovviamente dovremmo però inventarci qualcos’altro per gestire una situazione sanitaria insostenibile.
 
2 e 3) Da persona qualuque, desidero esprimere il mio disaccordo nei confronti di un approccio egoistico di una persona che si sente forte dall’appartenenza alla fascia meno suscettibile alla patologia, e che promuove il rifiuto di contrastare il virus per lasciare che questo faccia le sue vittime tra la popolazione più sfortunata perché suscettibile e debole.
Non mi pare opportuno commentare oltre questi punti.
 
4) Il vaccino viene definito come un prodotto OGM. OGM è l’acronimo di Organismo Geneticamente Modificato.
Il vaccino non è un organismo, quindi l’affermazione non ha senso.
Se si intende invece dire che il vaccino possa rendere OGM chi lo riceve, la risposta sta qui sotto.
 
5) Per sostenere che l’RNA del vaccino possa modificare il genoma delle cellule bisognerebbe fornire una descrizione plausibile di meccanismi molecolari che al momento non sono noti alla scienza.
A supporto di una tale possibilità viene qui citato il meccanismo dell’interferenza dell’RNA.
Tale meccanismo prevede che alcune molecole di RNA con caratteristiche ben precise possano bloccare e degradare RNA messaggeri della cellula.
Per inciso, ci sono molti ricercatori che da anni stanno cercando di sintetizzare RNA appositi con la finalità di produrre interferenza per modificare l’espressione di proteine coinvolte in diverse patologie.
Dopo molti anni questa strategia da applicare ai pazienti rimane ancora troppo inefficiente per essere applicata.
Sarebbe molto curioso che un RNA qualsiasi, come quello del vaccino, riuscisse a fare quello che molti ricercatori non sono riuscti a fare con RNA sintetizzati appositamente per questo nel corso di decenni!
Ma il punto è un altro. Anche ammettendo che l’RNA del vaccino abbia le caratteristiche per fare questo, tale meccanismo non ha nulla a che fare con la possibilità di modificare il DNA. Questo è un meccanismo che regola l’espressione genica senza toccare il DNA in alcun modo.
A maggior ragione quindi è totalmente falso affermare che, se ci fosse interferenza, questa avrebbe un effetto irreversibile e addirittura ereditario.
Aggiungo che le molecole di RNA sono ben note per avere bassa stabilità, e una volta degradate sparirebbe anche questo fantomatico effetto di interferenza. Citare l’assegnazione del Nobel del 2006 per la scoperta di questo meccanismo, cercando di dare «autorità» alla prova che l’RNA possa modificare il DNA, è perciò totalmente errato e fuorviante.
 
6) Viene invocata la possibilità che il vaccino possa causare l’infertilità perché colpirebbe la sincitina.
Questa proteina, acquisita da un’infezione di un retrovirus nel corso dell’evoluzione della nostra specie, è divenuta importante per la funzionalità della placenta.
Il timore sarebbe che, essendo originariamente di natura virale, la sincitina possa essere bloccata dagli anticorpi indotti dal vaccino, nonostante la proteina spike sia molto diversa dalla sincitina, visto che coronavirus e retrovirus non hanno nulla in comune.
Detto che l’analogia di sequenza delle due proteine (spike e sincitina) non appare, almeno al sottoscritto, tale da giustificare questo timore, è importante rimarcare un altro concetto fondamentale. Nel corso dell’infezione con il coronavirus e con moltissimi altri virus, il nostro organismo genera moltissimi anticorpi, molti più di quanti ne riesca a indurre il vaccino stesso.
Tra questi anticorpi ci sono proprio gli anticorpi contro la proteina spike. Non si capisce dunque perché ci dovrebbero essere timori di infertilità usando il vaccino ma non contraendo l’infezione.
Se questi anticorpi compromettessero la funzionalità della placenta, questo effetto dovrebbe essere evidente ancor di più con l’infezione naturale, visto che le infezioni da COVID-19 accertate nel mondo nel corso dell’ultimo anno hanno raggiunto quasi i cento milioni.
Un effetto sulla sincitina dovrebbero averlo poi anche altre infezioni virali, a maggior ragione quelle che coinvolgono i retrovirus stessi, che hanno proteine Env decisamente più simili alla sincitina (per esempio HIV-1).
Ebbene, non è mai stato rilevato un problema causato da questi virus sulla gestazione.
Rilevo che nel testo sono stati citati esempi e fonti errati e fuori luogo. Il lavoro di Dunlap KA, Palmarini M, Varela M, Burghardt RC, Hayashi K, Farmer JL, and Spencer TE che risale al 2006, non tratta la possiblità che anticorpi contro i virus interferiscano con la funzionalità della placenta, bensì identifica il retrovirus endogeno importante per la morfogenesi della placenta nelle pecore. Non si capisce dunque perché venga citato qui, visto che non tratta assolutamente il problema a cui si fa riferimento.
La citazione di un lavoro di Susanne Rauch, Nicole Roth, Kim Schwendt, et al. è ancor più fuori luogo, visto che il lavoro di questi autori non tratta in alcun modo l’argomento sincitina e placenta nei roditori, bensì dimostra la sicurezza e l’efficacia di un vaccino ad RNA contro SARS-CoV-2.
L’invito è che se si intende divulgare la propria ipootesi usando il lavoro di altri, questo dovrebbe essere prima di tutti compreso e verificato, per evitarne un uso che può essere considerato fraudolento.
 
7) Il concetto a cui si fa riferimento qui è quello dell’ADE (antibody dependent enhancement of infectivity) per cui c’è la possibilità che anticorpi non neutralizzanti possano aiutare l’infezione anziché inibirla.
Questa è una osservazione lecita che prende spunto da quanto osservato con il virus Dengue, da esperimenti effettuati con il virus SARS del 2004 e da alcuni studi vaccini proposti contro HIV e contro il virus respiratorio sinciziale. In tutti questi casi ADE è stata osservata subito nel corso della sperimentazione.
Fino a questo momento, tuttavia, né esperimenti in laboratorio né gli studi clinici associati ai vaccini hanno evidenziato ADE con SARS-CoV-2.
Detto questo, è corretto affermare che non si possa escludere che in futuro questo effetto si possa in qualche modo manifestare, magari quando il vaccino perde efficacia. Questo è impossibile da prevedere.
 
8) Vengono elencati gli effetti indesiderati riportati nel bugiardino del vaccino a RNA.
Viene riportato giustamente che il vaccino può causare Trombocitopenia e reazioni di ipersensibilità. Sono parole che potrebbero fare paura. È giusto essere consapevoli degli effetti indesiderati provocati dal vaccino.
È giusto però anche dare a questi effetti il giusto peso in relazione ad altre situazioni.
Invito fortemente allora la lettura di molti altri bugiardini di medicinali che ci somministriamo spesso senza pensarci. Il bugiardino della tachipirina, farmaco usatissimo, riporta come effetti collaterali i seguenti: Trombocitopenia, neutropenia e leucopenia; Diarrea e dolori addominali; Reazioni allergiche sia di natura cutanea (orticaria, eritema, rash) sia vascolare (ipotensione); Aumento delle transaminasi; Epato e nefrotossicità. E altro. Perché dunque criminalizzare il vaccino anziché altri farmaci comuni?
 
9) Come già detto, non si conosce quale sarà la durata della protezione offerta dal vaccino. A tale proposito viene qui citato il problema della variabilità del virus e l’insorgenza di varianti diverse, inducendola come giustificazione contro il vaccino.
Ebbene, sappiamo che tra i virua a RNA, il Coronavirus è tra i più stabili, con un tasso di variabilità significativamente inferiore a quello del virus dell’influenza e decisamente più basso di quello di HIV-1.
Il fenomeno della variabilità riguarda tutti i virus e la possibilità che lentamente nel corso del tempo si sviluppi una variante resistente al vaccino certamente esiste. Il vaccino induce anticorpi neutralizzanti e cellule T che vanno a riconoscere più parti della proteina spike.
Sarà quindi necessaria una combinazione numerosa di mutazioni perché il virus sfugga completamente al controllo dell’immunità indotta dal vaccino. Se ciò avvenisse, il vaccino potrà essere aggiornato, come facciamo già con il vaccino per il virus dell’influenza.
Tuttavia, con il vaccino per il coronavirus, vista la bassa variabilità rispetto ad altri virus, la previsione è che non dovremo farlo così spesso.
Aggiungo che, seguendo il ragionamento proposto, visto che tutti i virus evolvono nel tempo, dovremmo allora a priori smettere di studiare vaccini per qualsiasi malattia virale e subire passivamente i danni delle infezioni.
 
10) Esiste, giustamente, la preoccupazione di capire come si sia arrivati ad un vaccino in tempi così brevi.
Riporto qui quanto già affermato. Mai come in questa occasione si sono visti così tanti laboratori e ricercatori lavorare insieme. Similmente, abbiamo assisitito ad un enorme dispiego di risorse e di infrastrutture messe a disposizione in poco tempo per lo sviluppo di questi vaccini.
Non è stata sacrificata la sperimentazione, che è avvenuta rispettando tutti i canoni scientifici. Con le risorse a disposizione, la prontezza delle organizzazioni di ricerca, delle aziende farmaceutiche e delle agenzie regolatorie si sono tagliati tempi organizzativi e burocratici che solitamente sono lunghissimi.
Certo, con tempi così stretti ora non siamo in grado di rispondere ad alcune domande quali appunto quella sulla durata dell’immunità. Ma questo interrogativo non inficia la sicurezza del vaccino.
 
In conclusione, il mio invito è quello di assicurarsi di capire il più possibile il significato e la portata di ciò che si afferma, soprattutto se questo viene usato a scopo divulgativo.
Non è un bene ingannare se stessi, ma ingannare gli altri, anche se in buona fede, è sicuramente peggio.
L’errore che spesso facciamo, è quello di essere selettivi, cercando e vedendo solamente le informazioni che ci appagano perché supportano le nostre teorie.
È molto difficile trovare sempre la lucidità per essere oggettivi, ma dobbiamo sforzarci di farlo.
Non sono sicuro di essere riuscito in pieno a a spiegare concetti che possono risultare difficili. Però mi sono sforzato di farlo nel modo migliore. Questo rimane il mio obiettivo.

Prof. Massimo Pizzato
Dipartimento CIBIO – Università di Trento