Salviamo una scuola di danza distrutta dal terremoto?

La drammatica lettera di una insegnante di danza che per il terremoto in Emilia ha visto svanire i sogni di molti bambini

Abbiamo ricevuto una lettera che richiama particolarmente l'attenzione sul terremoto in Emilia.
Missiva che è stata scritta da un'insegnante trentina che da molti anni si è trasferita a Mirandola, epicentro del terremoto che ha distrutto molti centri abitati nell'Emiliano.
Da sempre il nostro giornale è vicino alle persone sfortunate e sopratutto ai bambini. Purtroppo il terremoto ha portato via case, negozi, vite umane ma sopratutto i sogni dei bambini...
Ecco il testo della lettera.
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Mi chiamo Maria Pia Armanini. In breve questa è la mia storia e il mio progetto.
Nativa di Trento, a 19 anni mi sono trasferita in Emilia, a Mirandola, dove ho aperto la prima scuola di danza classica in quello che all’epoca, era il 1977, era un paese solo agricolo.
Parlare di cultura, danza classica, spettacoli in teatro, era come parlare turco. Per anni ed ancora oggi, vengo ancora definita la Tedesca, oggi scherzosamente, allora seriamente.
 
Ricordo che mi parlavano lentamente perché, l’ho scoperto dopo, pensavano non capissi bene l’italiano e in effetti, quando si rivolgevano a me in dialetto, io non capivo davvero. Con mille difficoltà e riuscendo a superare questo scetticismo, per quello che a Trento verrebbe definito «l’è foresta» la scuola è andata avanti per 35 anni.
Nel frattempo mi sono sposata, purtroppo con l’uomo sbagliato, ho avuto due figli maschi che ora hanno 30 e 23 anni.
Ho fatto per loro quello che credevo giusto, con tutto il mio amore di madre, anche se in mille occasioni ho sbagliato. Per loro ho fatto il sacrificio più grande che si può chiedere ad una madre e chi lo è capisce bene cosa intendo.
 
Dietro loro richiesta li ho lasciati volare via dal nido, lontano, in Germania uno e in Spagna l’altro, perché potessero concretizzare i loro sogni di lavoro.
Ovviamente aiutandoli ,sia con le parole di incoraggiamento nei momenti difficili a non mollare, sia economicamente. Io me ne stavo qui a Mirandola, seguendoli da lontano, nella nostra casa che con tanti sacrifici avevo acquistato.
In compenso avevo l’amore delle «Mie Bimbe», come ho sempre chiamato le mie allieve, di qualsiasi età e la passione dell’insegnamento, che mi riempiva la vita.
Quattro anni fa ho cominciato ad avere dei problemi di salute, che attualmente non ho ancora risolto, ma forse sono finalmente sulla buona strada. Nonostante questo, la testardaggine dei Trentini è nota, quando ero a scuola nessuno si accorgeva di quanto mi facessero soffrire i muscoli nel muovermi per far vedere i movimenti, ma soprattutto sono sempre riuscita a creare con le «bimbe» una sorta di vasi comunicanti d i entusiasmo,loro lo davano a me e viceversa.
 
Il 20 maggio, pochi giorni prima dello spettacolo di fine anno, attesissimo momento di gioia per tutte, in un attimo - sono bastati 20 secondi - tutto è andato in fumo.
Con la scossa di terremoto ho perso la mia casa, che sarà da abbattere, il teatro dove dovevamo andare in scena.
Per farvi rendere conto dell’importanza che le mie allieve davano al saggio, una bimba di 5 anni, mentre veniva trascinata lungo le scale dalla madre per fuggire al più presto da casa, chiedeva «Mamma,ma il saggio lo faremo lo stesso,vero?»
Come se avessimo pensato nello stesso momento la stessa cosa, prima di scappare fuori io stessa, ho preso gli appunti e il CD con le musiche del saggio. Neanche le sigarette…
 
Nel tempo intercorso fra la prima scossa del 20 e quella del 29, ero riuscita a tranquillizzare le bimbe, a prendere contatti per fare lo spettacolo a settembre, a ridare un po’ di fiducia ai genitori.
Con la seconda scossa, più forte e inattesa, non solo è crollato quello che era rimasto in piedi a livello di edilizia ma soprattutto è crollata, nei genitori in particolar modo, la voglia di fare, di riprendere, di continuare.
Tanti come me hanno perso la casa alcuni il lavoro. Io la sede… della scuola.
 
Chi poteva è scappato da parenti o amici, lontano da qui, e Mirandola è ora un paese fantasma, non c’è quasi più nessuno, il centro è chiuso perché inagibile e di conseguenza anche tutte le attività che avevano lì la loro sede.
Sembra di essere in tempo di guerra… Economicamente è un paese in ginocchio.
Sto comunque cercando in tutti i modi di mantenere la promessa fatta alle bimbe,che il saggio si farà e che sarà un momento di gioia da trascorrere insieme .
Il problema è che cosa succederà dopo? Sto attivandomi anche per cercare una sede alternativa, ma non posso risolvere i problemi economici di Mirandola, non posso ridare il lavoro a chi l’ha perso perché la ditta o il negozio dove lavoravano è crollato. 
 
Ma sono fermamente convinta che per il bene delle mie bimbe, si debba riprendere nei limiti del possibile come prima, per ricreare un po’ di normalità e di conseguenza di sicurezza.
Nella disperazione si pensa un po’ a tutto e l’idea mia sarebbe questa. Perché le mamme trentine e ovviamente le loro famiglie non adottano una bambina a cui offrire per un anno una borsa di studio?
Ovviamente l’iniziativa sarebbe rivolta solo ai genitori che hanno perso la casa o il lavoro e a chi volesse iniziare a studiare danza ma non può più permettersi di pagare la retta.
 
Da mamma come le mie bimbe mi considerano (veramente la seconda generazione fatta di figlie delle mie prime allieve, mi considera più una nonna) vi chiedo questo.
Non sono una brava politicante e i giri di parole non sono il mio forte. Di solito vado direttamente al sodo.
Il comune di Mirandola non può aiutarci perché giustamente ha altre priorità e comunque anche prima del sisma mi sono sempre arrangiata da sola, la cultura è sempre stata messa un po’ all’ultimo posto.
Voi mamme trentine ci potete aiutare?
 
Naturalmente chi riceverà gli aiuti saprà che vengono dal Trentino, come me, che dopo 35 anni ho ancora il cuore nella mia Trento.
E quando sarò proprio vecchietta tornerò a vivere gli ultimi anni nella mia città, facendo il Giro al Sass e se potrò permettermelo prenderò una pasta dal Bertelli
 
Maria Pia Armanini
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