Domani apre la mostra a Palazzo Assessorile di Cles

«Dal ritratto al selfie. La rappresentazione del sé dalla Preistoria a oggi»

La mostra «Dal ritratto al selfie. La rappresentazione del sé dalla Preistoria a oggi» verrà aperta al pubblico domani, lunedì 26 aprile, nei prestigiosi ambienti di Palazzo Assessorile a Cles (Trento) fino al 29 agosto 2021.
Curata da Gianluca Fondriest, con progetto di allestimento di Marcello Nebl, la mostra è stata fortemente voluta dall’Amministrazione comunale di Cles che, in questo periodo di grande incertezza, è ancor più convinta che la comunità, fra le sue varie necessità, abbia bisogno di cultura e di bellezza.
 
Come suggerito dal titolo, la mostra Dal ritratto al selfie intende stimolare nei visitatori una riflessione sull’uso antico e contemporaneo del ritratto e dell’autoritratto, sui meccanismi della rappresentazione del sé e sui significati che inevitabilmente vi sono collegati.
Senza la pretesa di voler trattare l’argomento in maniera esaustiva – vista la sua complessità – lo farà presentando, tramite opere e reperti selezionati, gli approcci e gli strumenti con cui l’umanità si è rappresentata nel corso dei secoli, con alcune digressioni di tipo storico e storico-artistico.
La mostra racconta queste storie grazie a reperti archeologici e opere di artisti di assoluto rilievo quali Giovanni Battista Lampi, Mario Sironi, Bartolomeo Bezzi, Umberto Moggioli, Fortunato Depero, Giacomo Balla, Achille Funi, Luigi Ontani, Mark Kostabi.
 
Senza dubbio, il ritratto è uno dei generi pittorici più antichi che l’arte abbia mai conosciuto, ma cosa ha spinto uomini e donne a fissare la propria immagine su un supporto?
In parte, l’atto di ritrarre o di ritrarsi è legato all’innato desiderio dell’umanità di sfuggire all’inesorabile scorrere del tempo.
Per secoli questo è stato l’unico strumento utile alla realizzazione di un altro sé, che potesse realizzare il sogno dell’immortalità.
Per tali ragioni il ritratto non è soltanto un genere pittorico, ma la rappresentazione che gli artisti danno di un’epoca, di se stessi e di ciò che li circonda.

Il ritratto può essere poi inteso come espressione di uno stato d’animo, come celebrazione, come ricordo, facendo risaltare in modo più o meno marcato elementi quali lo sguardo, la postura, i gesti e ancora il contesto, lo sfondo, l’abbigliamento, gli oggetti, i personaggi di contorno.
Passando dalla storia all’attualità, è evidente come il ritratto – anzi, soprattutto l’autoritratto – sia enormemente diffuso nella comunicazione contemporanea, come nell’abitudine, estremamente popolare fra i giovani, di fotografarsi, «postare» e «condividere» l’immagine del proprio volto sui social network.
Detto in altri modi, di farsi un selfie.