Ma esiste un gusto italiano? – Di Giuseppe Casagrande
Una mostra sugli italiani a tavola in corso a Venezia (fino a settembre) dimostra che una cucina di saperi e sapori esiste. Parola di Massimo Montanari

Massimo Montanari, uno dei più autorevoli esperti di storia dell'alimentazione.
Esiste un gusto italiano? Qualcuno si ostina a dire che non esiste.
«Non si può definire italiano – sostengono – l’insieme composito di piatti locali, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, che caratterizzano la nostra cucina.»
Una interessantissima mostra dal titolo emblematico «Gusto! Gli italiani a tavola: 1970-2050» dimostra esattamente il contrario.
Una cucina italiana esiste, eccome, perché proprio il «genius loci» delle singole realtà locali ne costituisce l’ossatura.
Queste realtà locali non sono isolate e autoreferenziali, viceversa sono da secoli un patrimonio di saperi e di pratiche che si conoscono, si confrontano, si integrano.
La cucina e il gusto italiano non sono la semplice somma, ma la moltiplicazione delle diversità locali, condivise in un comune sentimento della cucina.
Nel nome di una straordinaria e irriducibile biodiversità culturale.
Sono parole di Massimo Montanari, tra i massimi storici dell’alimentazione, curatore con la biologa milanese, nonché giornalista e scrittrice Laura Lazzaroni, di «Gusto! Gli italiani a tavola. 1970-2050», prima di una trilogia di mostre al M9-Museo del ’900 a Venezia (fino al 25 settembre) dedicate alle grandi passioni degli italiani, per un confronto con il passato, un’analisi del presente e per rivolgere uno sguardo al futuro, tra ricerca scientifica, esperienze «pop», gioco e indagine critica.
La biologa milanese, giornalista e scrittrice Laura Lazzaroni.
L’esposizione racconta come la relazione tra gli italiani e il cibo sia profondamente mutata in questi ultimi decenni, con un cambio di paradigma decisivo tra l’immagine tradizionale della cucina nazionale e una relazione sempre più complessa, segmentata e contraddittoria di un Paese che si sta trasformando nelle proprie abitudini, nei propri consumi e nella composizione sociale.
Al centro della riflessione, la parola «gusto», che meglio rappresenta il rapporto tra individuo e società, quell’insieme inscindibile tra piacere individuale e condivisione collettiva, meccanismi nutrizionali e fenomeni culturali, capace di rappresentare la complessità dei temi legati al cibo.
Promossa con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole, Rai Veneto e l’Università Ca’ Foscari di Venezia, la mostra vede un Comitato Scientifico composto da Marco Bolasco, Fabio Parasecoli, Ilaria Porciani ed Emanuela Scarpellini, con Eliana Liotta e con il team Smartfood dello Ieo-Istituto Europeo di Oncologia e l’Istituto Europeo per l’Economia e l’Ambiente (Eiee), che ha curato la sezione «Il Gusto oggi», dedicata al cibo e alla nutrizione giusti per la salute, l’ambiente, la società e gli animali, Giulio Iacchetti per «Tavolo del design» che espone gli oggetti e racconta le gestualità rituali del nostro cucinare, e con Valentina Sumini e Emilio Cozzi per la sezione «Il Gusto del Futuro» che immagina, invece, come mangeremo da qui a dieci, cinquanta, cento anni.
«Gusto! Gli italiani a tavola. 1970-2050», è accompagnata da un calendario di workshop, show cooking, convegni, talk e iniziative che coinvolgono il pubblico con il contributo di cuochi, produttori e vigneron, scienziati e artisti.
In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande – [email protected]