«Generazione '68. Sociologia, Trento, il mondo»
La mostra sarà inaugurata lunedì 14 maggio alle 18 presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università degli Studi di Trento
Lunedì 14 maggio alle 18 presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università degli Studi di Trento, sarà inaugurata la nuova mostra «Generazione '68. Sociologia, Trento, il mondo» promossa dalla Fondazione Museo storico del Trentino in collaborazione con l'Università degli studi di Trento.
Saranno presenti Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo storico del Trentino e dai curatori Sara Zanatta e Michele Toss.
La mostra, allestita in quello che è stato il simbolo del '68 trentino, la facoltà di Sociologia, oggi Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, è rivolta a chi abbia voglia di «vedere» il '68 attraverso la lente di una generazione che si definì prima di tutto «anti-autoritaria».
È anche un invito agli studenti e alle studentesse a scoprire il fermento intellettuale e politico che cinquant'anni fa ha animato i corridoi di Sociologia.
Per consentire ai visitatori di entrare nel clima di quegli anni, l'esposizione prende in prestito linguaggi e modi che allora emersero con prepotenza.
Non può quindi mancare la musica, con playlist scelte da alcuni giovani del '68 e diffuse attraverso megafoni posizionati nei giardini esterni del Dipartimento.
Ma non possono mancare nemmeno il cinema, con la sua capacità di parlare alle masse, e il costume, con le mode, i riti e le nuove libertà.
Anche questi «modi» di essere entrano in mostra nell'installazione al pianterreno che ospita slogan, simboli, suggestioni di quegli anni.
«Generazione '68. Sociologia, Trento, il mondo» si pone però anche l'obiettivo di raccontare quel periodo uscendo dai luoghi comuni che hanno fatto del '68 un evento monolitico e auto-evidente.
Per farlo, si è lavorato in due direzioni. Da una parte, la ricerca si è concentrata sull'idea del '68 come fenomeno esplosivo ma non improvviso: tutti gli anni '60 sono stati anni ribollenti, e queste “radici” sono una parte importante della mostra.
Dall'altra, l'allargamento cronologico è stato affiancato da un ampliamento della geografia del '68: non solo Trento e non solo la contestazione studentesca.
I tre livelli tematici in cui si articola il percorso espositivo sono divisi su tre piani dell'edificio.
Si parte dal piano terra dove l'ampia corte interna e i giardini invitano a entrare nell'epoca della cultura giovanile targata anni Sessanta, a sostare nello spazio della controcultura, a rileggere brani musicali e stralci di poesie, a ripercorrere mode e miti.
Questa esplosione di colori e di suoni fa da snodo tra il piano interrato e il primo piano, fra Trento e il mondo.
Scendendo di un livello troviamo la storia di Sociologia: è lo spazio più esteso della mostra e racconta le tappe principali della facoltà a partire dal 1962, quando è stato fondato l'Istituto superiore di scienze sociali, fino all'anno accademico 1968/1969.
Si parla dell'arrivo dei primi studenti a Trento, delle materie studiate nella prima facoltà di sociologia d'Italia, delle occupazioni e dell'affermazione del movimento studentesco, dell'esperienza (forse irripetibile) dell'università critica; ma anche di qualche passo falso e delle diverse reazioni alla contestazione.
Il movimento studentesco trentino però non è trattato come un fatto semplicemente locale, ma diventa parte di un discorso globale.
Al primo piano scopriamo come già dai primi anni Sessanta ci fosse un intero mondo in movimento, non solo nelle università e nelle scuole ma anche nella politica, nei diritti civili, nella religione, nei costumi.
Attraverso un richiamo visivo ai simboli della protesta, viene offerto un affresco di alcune esperienze studentesche connesse a Trento, come Berkeley e Torino, e dei principali avvenimenti internazionali, dai movimenti per i diritti civili all'opposizione alla guerra del Vietnam, dalla primavera di Praga alla rivoluzione culturale cinese.