La singolare decisione di confermare i domiciliari a Toti

Secondo il giudice del riesame, vanno mantenute le misure cautelari perché l'indagato «non ha capito appieno le accuse»

Ai lettori non può sfuggire il contrasto di una Salis libera nel Parlamento europeo e il presidente della regione Liguria Giovanni Toti ristretto ai domiciliari.
La prima, eletta deputato al parlamento Europeo gode dell’immunità finché il parlamento con concederà alla magistratura ungherese di procedere con l’azione legale.
Il secondo invece rimane ai domiciliari perché potrebbe continuare a commettere i reati per cui è inquisito. Questo perché il presidente di regione, giustamente, non gode di alcuna immunità.
Toti è agli arresti domiciliari dal 7 maggio, accusato di corruzione, falso e voto di scambio.
 
Il singolare della questione sta nella motivazione della sentenza del Tribunale del riesame che ha confermato la detenzione domiciliare.
Secondo il tribunale, se Toti si ritiene innocente è perché non ha capito di aver commesso reati.
Quindi, conclude la sentenza, deve restare ai domiciliari perché potrebbe continuare a commettere gli stessi reati per la semplice ragione che non li ritiene reati.
Ci si perdonerà il linguaggio poco giuridichese, ma ci teniamo a essere chiari. Le cose stanno così.
 
L’unica via per ottenere la scarcerazione sono dunque le dimissioni dalla presidenza della Regione Liguria, perché così non sarebbe tecnicamente più in grado di reiterare i reati che gli vengono addebitati.
In parole povere, la magistratura vuole che si dimetta. Anche questo è linguaggio poco giuridichese, ma la gente la penserà così.
Dal punto di vista giudiziario, tuttavia, c’è un altro elemento da rilevare.
Se l’imputato è innocente finché non si dimostra il contrario, la motivazione di confermare i domiciliari a Toti presuppone in pieno la sua colpevolezza prima della sentenza.

GdM