Cantina Mori Colli Zugna. – Cinquant’anni di vita per la vite
La cantina festeggia i cinquant'anni con il progetto della nuova sede. Dalle difficoltà degli esordi al successo di oggi, con un pensiero fisso: l'amore per la propria terra
Due cantine in una (Mori e
Serravalle all'Adige), un percorso di mezzo secolo e tante cose
ancora da raccontare. La Cantina Mori Colli Zugna ha ricordato oggi
con un grande banchetto nella palestra delle scuole elementari di
Mori i «Cinquant'anni di vita per la vite». Slogan che sintetizza
la passione, l'impegno, il lavoro dei soci in mezzo secolo di
attività.
Due storie cominciate pressappoco nello stesso periodo, seconda
metà degli anni Cinquanta, e confluite una decina di anni fa (1997)
in una unica cantina.
«Tempo duri, quegli esordi, - come ha ricordato l'attuale
presidente, Flavio Chizzola, - vissuti tra lo scetticismo di molti
e il coraggio di alcuni, che guarda caso erano i contadini più
piccoli.»
Perché per i piccoli, negli anni Cinquanta, c'erano solo le
frustrazioni di dover aspettare i compratori (i «senseri») dell'uva
come manna dal cielo, senza poter porre condizioni. Così si fece
strada l'idea della cooperativa, che vide anche da queste parti due
preti come «facilitatori», monsignor Cesare Viesi a Mori e don Gino
Frizzi a Serravalle.
Cominciò subito malissimo, con una gelata che ridusse la prima
vendemmia a 4.600 quintali contro i 17 mila prenotati. Ma la
tenacia ha vinto sulle avversità. A Mori la prima assemblea dei
soci fu convocata nel marzo 1957, a Serravalle nell'agosto
dell'anno dopo. 33 soci a Mori, 50 a Serravalle.
Oggi venti di quei primi soci hanno potuto partecipare di persona
alla cerimonia, e ricevere una targa dalle mani di Flavio Chizzola.
In ognuno di loro tanti ricordi, soprattutto sacrifici, perché il
benessere dato dalla coltivazione della vite è solo cosa
recente.
E la testimonianza di Giacomo Martinelli, presidente dal '66 al
'70, ha fatto capire a tutti il significato di parole come la
solidarietà, l'equità, il bene comune.
Chizzola si è commosso nel ricordare il suo predecessore, Francesco
Sartori, scomparso nel 2005 ma ancora vivo nella memoria di tanti:
era stato lui ad imprimere la svolta di qualità nella produzione
dell'uva, «perché il vino buono nasce in campagna».
Adesso il gruppo dirigente guidato dal direttore Germano Faes è in
grado di produrre vini straordinari e pluripremiati, e si può
permettere di guardare al futuro con molti progetti pronti a
partire, la nuova cantina su tutti, i cui lavori cominceranno il
prossimo mese. Sarà il biglietto di visita di Mori e del Trentino
per i tanti turisti in viaggio verso il Garda, attenti ai tesori
che può esprimere un territorio.
Oggi i soci sono 630. Il conferimento è di 70 mila quintali di uva,
e le rese a quintale di uva viaggiano in media sui 105 euro.
Sul palco oggi i dirigenti della cooperazione e i rappresentanti
delle istituzioni: il sindaco Mario Gurlini, il presidente della
provincia Lorenzo Dellai con gli assessori Tiziano Mellarini e
Mauro Gilmozzi.
Parole di elogio ma anche attestazioni non rituali. Su tutte,
quella del governatore Lorenzo Dellai, che ha parlato
dell'esperienza di Mori e Serravalle come di una «avventura di
impresa economica ma anche umana, che tende a dare un'anima al
territorio. Il Trentino deve essere sempre di più una grande
piattaforma di valori dello stare insieme e di imprese. Questo vale
anche per il vino. Ciò che si vende è una idea, una emozione, un
insieme di valori».
Una capacità imprenditoriale dovuta all'abilità degli
amministratori ma soprattutto alla capacità di fare sistema, come
ha ricordato il presidente del consorzio Cavit di cui la cantina fa
parte Adriano Orsi. Attraverso consorzi come Cavit il Trentino
riesce a presentarsi sui mercati di tutto il mondo.
Infine le parole di Diego Schelfi, a nome di tutta la cooperazione
trentina. «Ci fa piacere che la cooperazione cresca, che abbia
idee, che sappia guardare avanti. Perché non lo facciamo per noi
stessi, ma per dare un futuro alla comunità a cui apparteniamo, e
che abbiamo la responsabilità di aiutare a far crescere.»
I premiati
Questi i nomi dei venti fondatori premiati oggi: Pier Alvise
Lupatini, Gino Secchi, Lino Poli, Luigi Dal Bosco, Giovanni Dal
Bosco, Virginio Mattana, Remo Lorenzini, Angelo Moiola, Dante
Simonini, Aldo Tomasoni, Erminio Bertolini, Augusto Cescatti,
Renato Mazzucchi, Pio Moliola, Tullio Dalla Bona, Elio Lorenzini,
Giacomo Martinelli, Luigi Torbol, Luigi Torbol, Luigi Saiani,
Francesco Bona.