Correva l'anno 2003 quando la Provincia
(o meglio l'arroganza del suo Presidente) decideva di finanziare,
contro il parere di un suo organo scientifico, la costruzione di un
albergo di superlusso in val di Cembra.
Un membro del Comitato Tecnico per il settore agricolo, prof.
Daidola, si dimise dalla carica con aspre polemiche nei confronti
della Giunta pervicace nel suo intento fallimentare.
Scriveva Daidola il 19 aprile:
«Sono francamente rimasto stupito dall'arroganza dei politici,
che quanto più hanno la coda di paglia, tanto più diventano
aggressivi…»
E proseguiva:
«Le mie proiezioni prudenziali, presentate in forma scritta al
Comitato, basate su stime di fatturato più realistiche, conducono
ad una redditività cronicamente negativa per un'iniziativa come
questa.
Inoltre il progetto, definito di turismo rurale unicamente per la
sua ubicazione, non è riconducibile ad uno sviluppo turistico
fondato sulla partecipazione diretta della popolazione locale,
sulla cultura, sulle arti e sui mestieri locali, così come dovrebbe
essere per una valle ancora poco turistica come la Valle di Cembra,
e come viene confermato dalle tendenze in atto.»
Da consigliere provinciale dell'epoca ritenni di raccogliere la più
ampia documentazione e presentai anche un'interrogazione al
presidente Dellai, che però non ebbe mai risposta.
Oggi, alla luce dei risultati deficitari dell'esercizio, la
Provincia sembra ancora orientata a sperperare risorse pubbliche,
acquistando il compendio fallimentare non curandosi degli effetti
futuri, ossia della certezza che la struttura produrrà ancora
negatività finanziarie.
Sarebbe opportuno che Dellai e Mellarini rileggessero le
osservazioni degli esperti di allora e facessero due conti di
quanto denaro pubblico è andato sprecato. Il pozzo non è poi senza
fine.
Dopo una prima previsione nefasta formulata dagli esperti di allora
e verificatasi veritiera, il perseverare oggi in quella direzione è
da sciagurati.
Possibile che nessun giudice contabile apra un fascicolo?
Sen. Sergio Divina
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