Prosit con lo Johanniter di Revò – Di Giuseppe Casagrande

Premiato a Venezia lo spumante metodo classico della Cantina «El Zeremia» di Lorenzo Zadra prodotto con le uve Piwi in purezza e a impatto zero

Lorenzo Zadra (Cantina El Zeremia) nel vigneto di famiglia a Revò.

Non solo mele. E non solo Groppello. La Val di Non guarda con sempre maggiore interesse alle nuove frontiere di una moderna agricoltura che punta sui vitigni resistenti, sui vini biologici e sulle bollicine. La parola d'ordine è sostenibilità ambientale che significa drastica riduzione e progressivo abbandono della chimica in campagna.

Oggi la sfida più rilevante è proprio questa: rendere sostenibili le coltivazioni da un punto di vista economico, sociale ed ambientale. A tale sfida la Fondazione Edmund Mach sta rispondendo con diversi strumenti, uno dei quali è il miglioramento genetico delle principali coltivazioni presenti in Trentino: melo, vite, piccoli frutti.

Per quanto riguarda in particolare la viticoltura, il miglioramento genetico della vite è uno dei fiori all'occhiello dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige che l'anno prossimo festeggerà i 150 anni di vita. Una storia gloriosa che annovera tra i personaggi più importanti, oltre ad Edmund Mach, il genetista originario di Padergnone Rebo Rigotti (a lui si devono molti fortunati incroci creati nel secolo scorso), il prof. Giovanni Manzoni, il prof. Attilio Scienza, il prof. Francesco Spagnolli. Tale attività di studio e ricerca oggi è portata avanti con successo da un Dipartimento specifico coordinato dal prof. Marco Stefanini.
 

Lorenzo Zadra durante la vendemmia del Groppello nel vigneto di Revò.
 
  Le varietà resistenti alle malattie fungine: boom dei vitigni Piwi 
L'obiettivo che il gruppo di lavoro del prof. Stefanini si è posto fin dall'istituzione del Dipartimento è quello di mettere a disposizione dei viticoltori, soprattutto in prossimità di siti sensibili, case, scuole, piste ciclabili, nuove varietà resistenti alle malattie fungine della vite: peronospera, oidio, flavescenza dorata, mal dell'esca, muffa grigia, marciume nero.
 
In Europa e nel mondo questi vitigni resistenti sono noti con l'acronimo di Piwi (Pilzwiderstandfähig, termine tedesco che indica la resistenza dei vitigni alle malattie fungine). L'Unità di miglioramento genetico della Fondazione Edmund Mach ha studiato una trentina di varietà provenienti dall'Istituto di Friburgo e dall'Università di Pécs sia dal punto di vista agronomico che enologico.
 
I ricercatori hanno valutato l'adattamento al contesto pedoclimatico del Trentino, il grado tolleranza ad alcuni dei principali patogeni della vite e hanno confrontato le microvinificazioni riservando un'attenzione particolare ai vini base spumante vista l'importanza che il comparto spumantistico ricopre nella nostra provincia. Undici le varietà più idonee identificate: Solaris, Johanniter, Bronner, Muscaris, Souvignier Gris, Nermantis, Termantis, Valnosia, Charvir, Palma, Pinot Regina.
 

Augusto Zadra, il mitico Zeremia, un pioniere.
 
  Nella Versailles veneziana premiate le bollicine della Cantina «El Zeremia» 
In Val di Non le varietà che si sono maggiormente adattate al clima e al terreno sono quattro: Johanniter, Solaris, Souvignier Gris e Pinot Regina. Lo confermano anche i prestigiosi riconoscimenti che le guide più autorevoli del settore hanno assegnato ad alcune etichette. Dei giorni scorsi è la notizia del fantastico punteggio (94 centesimi) attribuito dalla Guida «Un vino per tutti» (presentata a Venezia) allo spumante metodo classico della Cantina «El Zeremia» di Revò prodotto con le uve Johanniter in purezza e a impatto zero.
 
Lorenzo Zadra, alla consegna della clessidra di platino, visibilmente commosso, ha voluto dedicare il premio al papà, Augusto Zadra, il mitico «Zeremia», pioniere della rinascita della viticoltura in Val di Non, che oltre al Groppello ha strappato a morte certa altre antiche varietà. E tra queste il Maor, la versione a bacca bianca del Groppello.
Maor è uno dei vitigni gelosamente custoditi dalla famiglia Zadra proprietaria delle vigne patriarcali messe a dimora a fine Ottocento prima del flagello della fillossera.
 

I vigneti eroici sulle sponde del Lago di Santa Giustina in Val di Non.
 
 Quel fortunato incrocio tra Riesling Renano e il Pinot Grigio 
Negli ultimi anni Lorenzo Zadra ha abbracciato la filosofia dei vitigni resistenti puntando in particolare sullo Johanniter, un incrocio creato a Friburgo dal prof. Johannes Zimmermann tra il Riesling Renano e un ibrido che vanta tra gli antenati il Pinot Grigio e lo Chasselas Blanc.
 
Un vitigno particolarmente vocato per le condizioni pedoclimatiche della Terza Sponda.
«Un vino a impatto zero come natura crea» sottolinea Lorenzo Zadra che lo coltiva con amore, passione e rispetto per la natura.
In sintonia con la filosofia aziendale volta preservare un territorio ed un ambiente ecosostenibili.

In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande - [email protected]