Copenaghen: ucciso un uomo dai terroristi islamici
In un locale della capitale danese era in corso il convegno «Arte, blasfemia e libertà d’espressione» – Minacce a Gentiloni, «Ministro Crociato»
C’è stata una vera e propria sparatoria in un locale pubblico di Copenaghen dove era in corso il convegno intitolato «Arte, blasfemia e libertà d’espressione».
Il titolo di per sé rappresentava un invito a nozze per i terroristi islamici e tra i presenti c’era anche Lars Vilks, uno degli autori delle «vignette blasfeme» su Maometto pubblicate dal Jyllands Posten.
Visto il tema, c’era doverosamente anche l’ambasciatore francese.
Insomma poteva sembrare un’esca vera e propria per i fanatici che ritengono che il loro Dio sia il migliore di quello degli altri. Ciononostante non c’è stata una sufficiente prevenzione, dato che qualcuno è riuscito a entrare e sparare all’impazzata.
Sono rimasti illesi sia il disegnatore che l’ambasciatore francese, ma il morto purtroppo c’è stato lo stesso. E con lui sono rimasti feriti anche tre poliziotti.
Secondo quanto riferisce la polizia, i terroristi sarebbero stati due, che sono riusciti a fuggire in auto.
È di oggi la notizia che, oltre alle minacce generiche contro lo Stato italiano e il Vaticano, i jihadisti hanno preso di mira il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni.
Secondo i pagliacci dell’IS, Gentiloni sarebbe «Ministro dell’Italia Crociata», in quanto ha affermato che si unirà alle «nazioni atee».
Come abbiamo scritto ieri dopo che i fanatici dell’IS sono arrivati sulla costa libica, minacciando di ferro e fuoco le coste italiane, Gentiloni aveva (grazie a Dio) annunciato che il Paese sarebbe sceso in guerra se l’ONU lo chiedesse.
Ovviamente se veniamo attaccati non c’è bisogno di attendere il permesso di chicchessia, neanche del parlamento. Giustamente però chi deve scendere in guerra per primo sono quelle nazioni che hanno provocato la caduta di Gheddafi.
Quello di cui sentiamo la mancanza oggi è il pensiero del Presidente del Consiglio Renzi. Il problema non può essere né degli esteri né della Difesa, ma del Paese intero.
Se la costa libica è così vicina da consentire ai disperati di immigrare con barche di fortuna, se i terroristi riescono a prendere possesso delle motovedette consegnate alla Libia dall’Italia, qualche problema possono crearcelo. Anche perché si fanno molti meno problemi a usare le armi per uccidere.