La «Cavalleria rusticana» di Mascagni a Lavis – Di Sandra Matuella
La «mancanza di cavalleria» denunciata dal maestro Claudio Vadagnini, responsabile dell’associazione Aurona, formata da artisti professionisti che vivono in regione
Dopo Traviata e Trovatore di Giuseppe Verdi, l’Associazione Musicale Aurona presenta Cavalleria Rusticana, il celebre melodramma di Pietro Mascagni, che andrà in scena all’Anfiteatro del Parco urbano di Lavis, venerdì 27 giugno, alle ore 21, con ingresso gratuito, (a offerta libera per promuovere un progetto di solidarietà a favore della scuola di Loungo).
Di questo allestimento, patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lavis e dalla Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra, ne sono interpreti principali il soprano Maria Simona Cianchi, nel ruolo di Santuzza e il tenore Nester Martorell Perez, nel ruolo di Turiddu, che saranno affiancati da tre nomi importanti della lirica, ad iniziare dal soprano Pinuccia Mangano, nel ruolo di Mamma Lucia, il baritono Walter Franceschini, nel ruolo di Alfio ed il soprano Victoria Burneo Sanchez, nel ruolo di Lola.
In scena anche il Coro Lirico G. Verdi di Bolzano e Merano, e l’orchestra Aurona diretta da Claudio Vadagnini, mentre il musicologo Giuseppe Calliari presenterà l’opera.
La trama della Cavalleria rusticana è tratta dal dramma di Verga e fin dalla sua prima rappresentazione al Teatro Costanzo di Roma, il 17 maggio 1890, ottenne un trionfo straordinario di pubblico e di critica.
La Cavalleria si snoda nella Pasqua del 1880, in una Sicilia assolata, tra il dramma di un amore tradito e le credenze religiose, ormai cancellate dal tempo.
Così, se all’invito di Mamma Lucia di entrare in casa, Santuzza risponde di non poter entrare perché scomunicata, in quanto sedotta da Turiddu, le note dell’Intermezzo di Cavalleria Rusticana rivestono di melodia celestiale le splendide parole dell’Ave Maria.
L’associazione Aurona è una realtà abbastanza recente del panorama musicale regionale, formata da un nutrito cast di artisti professionisti che vivono in regione, con cantanti lirici, coro e orchestra.
Allestire le opere più amate del melodramma italiano come Traviata, Trovatore e adesso la Cavalleria rusticana, a costi contenuti, è la loro missione: i loro allestimenti incontrano il gradimento del pubblico, e vanno in controtendenza rispetto ad un medio allestimento lirico (che richiede enormi investimenti di danaro pubblico), non solo per i loro costi molto più bassi, ma anche perché vengono presentati nei teatri periferici.
Con questo nuovo allestimento che debutterà al Parco di Lavis, l’Associazione Aurona si apre a un confronto pubblico con la politica culturale trentina, al quale partecipa anche Andrea Di Francia, noto giurista della città, grande appassionato di lirica e canzone napoletana, ed è anche attuale Garante del contribuente.
Innanzi tutto, circa i motivi per cui queste opere vengono proposte solo in spazi periferici e non nel teatro a vocazione lirica come il Teatro Sociale di Trento, dove sarebbe naturale, ma anche nello stesso Auditorium, abbiamo sentito il maestro Claudio Vadagnini, responsabile dell’associazione Aurona.
«Veramente non saprei, – osserva. – Il motivo potrebbe essere che le autorità preposte alla direzione di questi importanti teatri non siano ancora a conoscenza della presenza nel Trentino di questo cast di artisti lirici e dei successi che sta riportando in tutto il Trentino Alto-Adige, oppure, perché preferiscono continuare a rivolgersi altrove, fuori provincia.
«Ricorda il famoso detto: nemo profeta in Patria?»
Ma l’Associazione Aurona ha provato a chiedere ai responsabili di questi teatri di poterne usufruire?
«L’assurdo è che, per rappresentare opere liriche in tali teatri, l’Associazione Aurona dovrebbe affittarli, corrispondendo un “canone” molto elevato, superiore persino al costo della recita.
«Gli artisti che collaborano con l’Associazione Aurona, infatti, si accontentano di compensi estremamente contenuti, ben lontani dagli ingenti cachet (migliaia e migliaia di euro) che il Centro S. Chiara è abituato a esborsare per portare a Trento cast di fuori provincia e non certo di chiarissima fama.»
Chi vi sovvenziona?
«In parte l’ente pubblico, il Coro Lirico di Bolzano e Merano (coproduttore delle nostre recite), enti privati quali banche e fondazioni, gli incassi (sempre modesti) e tutto ciò che di volta in volta riusciamo a trovare.»
In merito alle scelte economiche di un ente pubblico, di proporre spettacoli che richiedono un forte impiego di risorse pubbliche, specie in periodi di crisi e ristrettezze economiche come questo, il Garante Andrea Di Francia spiega così.
«Anzitutto, grazie per l’attenzione che rivolge al mio Ufficio, competente, tra l’altro, ad evidenziare comportamenti della pubblica amministrazione, suscettibili di incrinare il rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione.
«Il che succede ogni qualvolta l’impiego di danaro pubblico non trovi adeguata giustificazione nell’interesse pubblico cui è finalizzato.»
Ma chi fissa l’interesse pubblico da conseguire ed in che modo ne viene garantita la realizzazione?
«In via generale, il fine pubblico è fissato dalla legge, mentre all’ente pubblico è concessa la facoltà (potere discrezionale) di individuare, motivatamente, gli strumenti più idonei a realizzarlo. In mancanza di una scelta motivata, vi sarebbe soltanto arbitrio che, molto spesso, suscita sospetti di qualche natura.
«Riferito tale principio al nostro caso, occorre considerare, anzitutto, che la rappresentazione di opere liriche riveste grande importanza sul piano dell’interesse pubblico, in quanto serve a popolarizzare un immenso patrimonio che è vanto della storia e della cultura italiana.
«Merito del Melodramma è quello di raccontare storie di ieri come fossero di oggi. Di essere sempre attuale, vivo, uno dei termini di confronto di ogni generazione.
«Tale attività, pertanto, andrebbe doverosamente incrementata da parte dell’ente pubblico, laddove, invece, non mi pare che ciò avvenga a Trento, con evidente contrasto con la legge n. 800 del 1967 sull’ordinamento degli enti lirici e delle attività sociali, nel cui preambolo si legge: «lo Stato considera l’attività lirica e concertistica di rilevante interesse generale, in quanto intesa a favorire la formazione musicale, culturale e sociale della collettività nazionale e lo impegna a tutelare e sviluppare tale attività mediante idonee provvidenze.»
Che cosa consegue a tutto questo?
«Ne consegue che, nel doveroso rispetto di tale legge, la presenza sul territorio trentino di un nutrito cast di artisti lirici, già collaudato con grande successo e con impiego di costi contenutissimi, rende doveroso l’incremento della produzione di opere liriche da parte del Centro Santa Chiara, sia per le suddette finalità pubbliche che essa realizza, sia per il notevole risparmio di spesa che la stessa assicura, sia perché valorizza il capitale umano locale, sia perché i trentini amano la lirica, come ho potuto personalmente constatare.
«Una eventuale omissione, pertanto, priverebbe i trentini di tutto ciò e sarebbe colposamente ingiustificato.»
Sandra Matuella