Habebimus Papam: è iniziato il Conclave – Parte 2ª

La Stanza delle Lacrime e l'Habemus Papam – (Oggi la prima fumata, nera)

Mentre apprendiamo che – come tutti si aspettavano – la prima fumata è stata nera, proseguiamo con la narrazione di come funziona il conclave.
Questa seconda parte si occupa di ciò che accade non appena il papa viene eletto.
 
  

Vestizione e Camera Lachrimatoria

Una volta eletto, il nuovo papa viene portato nella così detta «Camera Lachrimatoria», situata nella sacrestia della Cappella Sistina, dove potrà indossare i paramenti papali (sottana, mantellina e zucchetto tutti bianchi) per poi affacciarsi dalla Loggia.
Questa stanza è detta «delle Lacrime», in quanto è il luogo in cui il neo pontefice può dar sfogo alle sue emozioni, dovute alla commozione e alle responsabilità del suo nuovo ruolo.
 
Nonostante la sartoria pontificia sia sempre molto previdente nel fornire tre taglie per soddisfare le diverse corporature, ci sono stati alcuni casi curiosi di papi persi in una veste troppo grande, come Pio XII, e papi che hanno dovuto lottare con un abito troppo piccolo.
Esempio emblematico è quello di Giovanni XXIII, al quale la veste troppo stretta venne tagliata sul retro e tenuta alla bell'e meglio con delle spille da balia.
 
Al termine della vestizione, il Papa ritorna nella Cappella Sistina e, seduto sulla Cattedra di Pietro, dovrà rileggere il testo di Matteo (16, 13-19) in cui Gesù promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico e che contiene il celeberrimo passo «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Finita la lettura, i cardinali giurano obbedienza al nuovo Pontefice. Sulle note del Te Deum, il Conclave giunge così ufficialmente alla sua conclusione. 
 
 Habemus Papam e saluto ai fedeli
Dopo che il Conclave è terminato, spetta al protodiacono fare l'annuncio dell'avvenuta elezione al mondo dalla Loggia centrale di San Pietro. La formula è celebre ormai: Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!, per poi proseguire con Eminentissimum ac reverendissimum dominum, dominum (seguito dal nome dell'eletto) Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem (e il cognome), qui sibi nomen imposuit (e il nome scelto dal nuovo papa).
Non si sa con certezza quando si iniziò ad usare quest'espressione, ma in molti ne fanno risalire l'adozione all'elezione al soglio pontificio di Martino V Colonna nel 1417. Erano tempi bui per la Chiesa, lacerata dagli scontri fra papi e antipapi durante lo Scisma.
 
Prima che Martino V diventasse papa, tre diversi cardinali avevano rivendicato la cattedra di Pietro: Giovanni XXIII (oggi considerato un antipapa quindi da non confondere con papa Roncalli), Benedetto XIII (antipapa) e Gregorio XII. I primi due vennero deposti, mentre il terzo decise di abdicare.
Dopo tutte queste lotte intestine, quando Martino V venne eletto papa, ponendo fine allo Scisma d'Occidente, l'annuncio doveva suonare come «Finalmente abbiamo un papa, uno solo!», da qui secondo alcuni deriverebbe l'«Habemus Papam!» ancora in uso ai giorni nostri. 
 
Dopo l'annuncio da parte del protodiacono, il nuovo papa saluterà la folla radunata in Piazza San Pietro e impartirà la solenne benedizione «Urbi et Orbi».
Avrà così inizio il pontificato del 266° vescovo di Roma, successore di Pietro, sommo pontefice della Chiesa Universale e sovrano dello Stato della Città del Vaticano. 
 
Laura Fontana