Annachiara Marangoni, «Sbiancante» – Di Daniela Larentis
La nuova raccolta poetica, fresca di stampa e con prefazione di Guido Oldani, è stata da poco presentata al «Torino Poesia Festival - Fiumi di Poesia» – L’intervista

I poeti Annachiara Marangoni e Guido Oldani.
«Sbiancante» è il titolo della nuova raccolta poetica di Annachiara Marangoni, pubblicata da «La Vita Felice» (2025).
Ad arricchire il volume, la prefazione di Guido Oldani, fondatore del «Realismo Terminale».
Il Realismo Terminale, nato nel 2010 e formalizzato con un Manifesto nel 2014, è un movimento che interpreta la contemporaneità segnata dalla sovrabbondanza degli oggetti e dall’artificializzazione della realtà.
Elemento caratterizzante è la cosiddetta similitudine rovesciata, «una figura retorica che – come la definisce lo stesso Oldani – capovolge il rapporto tradizionale di somiglianza: non è più la natura a essere modello o paragone per gli oggetti artificiali, ma sono gli oggetti artificiali a diventare il riferimento per descrivere la natura o la realtà».
Scrive Oldani, in un passo della prefazione di Sbiancante: «Dopo qualche volteggio intorno al campo di atterraggio del Realismo Terminale, Marangoni vi approda nella ricorrenza di Bookcity del 2019, l’inizio del mutamento radicale della storia del pianeta.
«Ha avuto così modo di sperimentare appieno il progredire della natura nel tempo della sua propria artificialità. Come chi, vivendo in una zona boscosa, assiste alla sua trasformazione in un immenso mobilificio che la denaturalizza.
«Proprio così, il pianeta sta diventando un mappamondo di cartapesta. Marangoni contribuisce alle nostre ricerche apportando la sua esperienza e provenienza.
«Essendo veneta, dispone di un dialetto ricchissimo di vocali. Queste vocali sono un po’ come le luci o i colori vibranti praticati dagli impressionisti e poi dai macchiaioli.
«Eccola allora dare luogo a una scrittura che sale progressivamente come i tornanti di una strada di montagna: rettilinei, curve a gomito, e ancora rettilinei e così via fino all’approdo […].»
Cenni biografici
Annachiara Marangoni, veronese, di formazione socio-sanitaria e umanistico-pedagogica, dirige in Trentino una struttura riabilitativa per giovani con autismo.
Fa parte del movimento poetico del Realismo Terminale fondato dal poeta Guido Oldani.
Pubblicazioni personali e antologie: «Nerooro» (Montedit, 2013); «Il corpo folle» (Montedit, 2019); «Chalet» (Pulcinoelefante, 2024); «Enciclopedia dei poeti contemporanei» (Aletti, 2021), «Nascondere Nagasaki» (Mursia, 2021), «Il gommone forato» (Puntoacapo, 2022), «Inter amicos» (Debrota, 2023); «Panta rei» (2025, a cura di Izabella Teresa Kostka); «Il buio della ragione» (2024, a cura di Vito Davoli e Marco Cinque).
Suoi testi e articoli sono pubblicati in diverse riviste: «Atelier», «Amicando semper», «La terrazza», «Noria», «L’ombra delle parole», «Pubblicazioni letterariae», «Bezkres», «La Calce e il Dado».
Nel 2024, per la rivista «La Nuova Euterpe», ha pubblicato un’intervista al poeta Guido Oldani.
Abbiamo avuto occasione di porgerle alcune domande.
Marangoni e Oldani, cerimonia di assegnazione del Premio Montale al poeta Guido Oldani.
Il titolo della raccolta è «Sbiancante»: perché lo ha scelto?
«Ho scelto il titolo biancante pensando alla neve, capace di trasformare radicalmente il paesaggio in poche ore. La neve cancella, sovrascrive, ricoprendo tutto come una smaltatura che calcifica spazio e tempo. In dialetto veronese si dice sbiancà e ho voluto giocare anche sull’ambiguità del termine: oggi sbiancante richiama trattamenti estetici, come quelli per i denti, e non certo la neve. Un titolo che allude a una trasformazione profonda, in sintonia con lo spirito del Realismo Terminale.»
La prefazione è firmata da Guido Oldani, fondatore del «Realismo Terminale», che definisce la nostra epoca come «era della snaturalità». Può spiegarci i principi fondamentali di questa poetica?
«Il Realismo Terminale nasce dalla consapevolezza di una trasformazione inarrestabile che investe ogni aspetto della natura: persone, sentimenti, ambiente, linguaggio, morale e giudizio, tutti progressivamente artificializzati.
«A differenza di un secolo fa, quando gli oggetti erano prodotti in quantità limitata, oggi siamo immersi in beni realizzati in serie su scala globale. Questa sovrabbondanza non solo altera la percezione della realtà, ma influisce anche sul linguaggio, che si artificializza.
«Nella poesia, nella musica, nel linguaggio figurativo, teatrale e cinematografico si afferma la similitudine rovesciata, che capovolge il modo tradizionale di descrivere ciò che ci circonda: invece di prendere la natura come riferimento, sono gli elementi artificiali a diventare il punto di partenza per raccontare il mondo.
«Nelle grandi città e nelle megalopoli, la natura autentica è quasi introvabile. Non si tratta di un fenomeno locale, ma di una condizione globale. Non solo si moltiplicano i beni materiali — cellulari, automobili, accessori — ma si trasformano anche desideri, giudizi e processi cognitivi.
«Il Realismo Terminale interpreta questo scenario complesso, offrendo un linguaggio capace di raccontare il presente. Come già osservava Pasolini parlando del capitalismo, la produzione di beni artificiali genera desideri altrettanto artificiali, alimentando il consumo.
«A questo si aggiunge un altro fenomeno globale: il continuo spostamento di popolazioni dalle campagne verso le città, favorito da guerre, carestie e diseguaglianze.»
Come nasce la raccolta?
«La raccolta nasce da anni di lavoro sul linguaggio del Realismo Terminale. Ho selezionato le poesie con cura, smontandole e ricostruendole più volte, per offrire al lettore dei punti di osservazione che lo portassero oltre la propria visione personale e sentimentale della realtà.
«Durante il Festival della Poesia di Torino ho peraltro avuto modo di spiegare che anche gli oggetti, quelli che usiamo e poi abbandoniamo, possono dirci qualcosa sul sacro, sull’altro, sulle nostre inquietudini più profonde. Ho cercato di usare l’artificializzazione come strumento per far emergere nuovi significati.
«Anche gli oggetti abbandonati possono parlare e rivelare una forma inattesa di sacralità.»
Tra i temi trattati, c'è anche il senso morale…
«Il senso morale è una costante della mia scrittura, fin dalle prime raccolte. Oggi parlare di senso morale sembra retorico. Raccontarlo attraverso gli oggetti mi è sembrato un modo più attuale e accessibile.»
In che arco temporale ha composto i testi della raccolta?
«I testi sono stati scritti tra il 2020 e il 2025. La raccolta ha subito numerosi rimaneggiamenti: ho eliminato, sostituito, riscritto. Non credo alla parola definitiva in poesia: credo nella parola necessaria, che va però costantemente affinata.»
Ha già avuto modo di presentare pubblicamente il libro?
«Ho presentato lo scorso mese la raccolta al Torino Poesia Festival - Fiumi di Poesia, dove era presente anche Guido Oldani, intervenuto sul ruolo della poesia oggi. Per il mio intervento ho scelto di leggere solo pochi componimenti: fermarsi prima che l’ascolto si saturi fa parte del mio stile.»
In un recente articolo su «La Calce e il Dado» ha messo a confronto Realismo Terminale e Mitomodernismo. Può riassumere i punti salienti?
«Giuseppe Conte e Guido Oldani sono due figure importanti: Conte ha ideato il Mitomodernismo, Oldani il Realismo Terminale. In un panorama affollato da milioni di poeti, pochi hanno saputo davvero innovare.
«Conte ha rilanciato il mito e la bellezza come parole d’ordine per rifondare il mondo, rompendo con la tradizione e proponendo una nuova via nella letteratura contemporanea.
«Il Realismo Terminale, nato nel 2010 e formalizzato nel Manifesto del 2014, supera questa visione mitologica: non sogna un mondo altro, ma interpreta quello che sta accadendo. Fornisce strumenti linguistici per decifrare la nostra epoca, dominata dall’oggetto e dall’artificio.
«Dal Mitomodernismo al Realismo Terminale sono passati solo quindici anni, ma il mondo è cambiato radicalmente.»
Sta lavorando a nuovi progetti?
«Ho appena terminato un articolo per celebrare i quindici anni del Realismo Terminale, concentrandomi sulla trasformazione del linguaggio che questa corrente ha introdotto.
«Sto inoltre lavorando a un saggio più ampio, in cui intendo esplorare il pensiero di Heidegger sul pensiero calcolante in relazione alla scienza e alla tecnica, per poi farlo dialogare con il pensiero debole di Gianni Vattimo e arrivare così a un nuovo approfondimento sul Realismo Terminale.»
Daniela Larentis – [email protected]