Dal linguaggio alla storia – Di Luciana Grillo

Chiusa l’attività dell’anno sociale con i festeggiamenti del 60esimo compleanno FIDAPA

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La sezione trentina della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, che tutti conosciamo come Fidapa, ha compiuto 60 anni e ha festeggiato il 15 e 16 maggio questa importante ricorrenza gemellandosi con le «fidapine» romane, con le quali la sintonia è stata immediata.
Inoltre, con il supporto della Commissione Provinciale Pari Opportunità, della Fondazione Bruno Kessler e dell’ITT Buonarroti, ha organizzato - guidata dall’esperienza e dalla generosità della Presidente Marilena Guerra - una importante tavola rotonda su «Nexgen: Spazio, Clima, Genere, Salute e Ai» presso l’ITT Buonarroti.
 
Sono stati coinvolti gli studenti e le studentesse, sono state invitate relatrici prestigiose, come l’Ingegnera «delle stelle» Amalia Ercoli Finzi, l’Ingegnera ambientale Elena Tomasi, l’Ingegnera delle telecomunicazioni Elena Donini, l’Economista Dominique Cappelletti e la Matematica, ricercatrice presso FBK, Monica Moroni.

Dopo il benvenuto della dirigente dell’Istituto Tiziana Rossi e i saluti istituzionali, la tavola rotonda ha preso il via, illuminata dalla vivacità di Amalia Ercoli Finzi, che il numeroso pubblico ha seguito con grande attenzione, e da tutte le relazioni competenti, chiare, coinvolgenti delle relatrici: gli argomenti sono stati scelti con cura, si è parlato di cambiamenti climatici, di malattie degenerative, di morbo di Parkinson e di tanto altro.
Alla fine, le relatrici hanno ascoltato riflessioni e risposto a domande sempre pertinenti e originali degli studenti e delle studentesse, che hanno dimostrato di aver compreso l’importanza dei temi trattati.
Ha moderato con grande equilibrio l’architetto e giornalista Alessandro Franceschini.
 
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Nel pomeriggio, nella Sala della Fondazione Caritro, i festeggiamenti sono proseguiti, con il sostegno ancora della C.P.O. e della Fondazione Caritro, parlando di Donne, del linguaggio di genere e della Democrazia, partendo dal presupposto che il linguaggio di genere è segno di attenzione e rispetto verso le donne e che può educare, prevenire la violenza, favorire la parità fra i generi.
 
Ancora una volta la Presidente Guerra ha salutato i presenti dopo che il moderatore Marco De Matthaeis ha invitato al microfono il Presidente del Consiglio Regionale Claudio Soini, la Presidente dell’Associazione Coordinamento Donne e componente della CPO Paola Paolazzi, e la Responsabile della Comunicazione Caritro, Luisa Pizzini.
 
È stata poi la volta della relatrice Stefania Cavagnoli, professoressa ordinaria di Linguistica applicata e Glottodidattica presso l’Università Tor Vergata di Roma: il suo intervento è stato estremamente chiaro, ha ricordato che la lingua è uno strumento democratico che nasce dalla cultura, dunque non è un elemento naturale, ma si sviluppa secondo l’aria che si respira, in casa e fuori casa.

Ha messo in evidenza l’asimmetricità della lingua per cui una parola cambia significato a seconda che sia declinata al femminile o al maschile, come ad esempio «Il Governante/La Governante» e ha ricordato che i bambini fino ai tre anni non conoscono gli stereotipi.
Ha suggerito di usare parole inclusive, come persone al posto di individui/uomini, cittadinanza al posto di cittadini.

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La professoressa Annamaria De Cesare, ordinaria di Linguistica romanza all’Università di Dresda ha posto l’accento sull’Inclusione che è sia quella che si attendono le donne, di solito inglobate al maschile, sia quella dei generi non binari.
E quanto all’uso del maschile sovraesteso, o di prestigio, spesso è un uso ideologico, come definire «Il Presidente del Consiglio» la signora Meloni.
 
In questo mondo che sembra esclusivamente femminile, spicca la presenza di Gino Cecchettin, che tutti conosciamo come «il padre di Giulia».
Con discrezione e garbo, Gino ha evidenziato la doppia vittimizzazione delle donne, non solo vittime della violenza di un uomo, ma colpevolizzate dai media che sembrano voler dire: «se l’è cercata… era vestita così… non ha capito…».
E ha aggiunto che le donne devono dimostrare sempre di essere brave per essere apprezzate.
 
La Fondazione che porta il nome di sua figlia si propone di aiutare le donne vittime di violenza e di formare i docenti della scuola primaria e gli studenti della secondaria superiore, parlando di educazione all’affettività e alla sessualità.

L’ultima relatrice è stata la Vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Brescia, Coordinatrice della Commissione che si occupa di medicina di genere, la dottoressa Annalisa Voltolini, secondo cui medici e personale sanitario dovrebbero essere informati e formati sul linguaggio che includa il paziente, che crei una relazione empatica tra loro…
La parola può guarire e può ferire, il linguaggio dovrebbe abbandonare i termini bellici per adottare quelli pacifisti. E ha accennato alla «medicina narrativa».

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Naturalmente questo mio réportage non è assolutamente esaustivo, sono state dette parole importanti ed espressi concetti di spessore.
La conclusione, dopo le domande del pubblico e le risposte delle relatrici e del relatore, sono state prese in prestito da Alda Merini: «Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire».
 
La dottoressa Francesca Ferri si avvia a chiudere il suo intenso biennio di presidenza dell’Inner Wheel Trento Castello: per l’ultimo incontro prima del passaggio del collare alla Presidente che le succederà, l’Avvocata Egle Di Pietro Klein, ha offerto alle socie e a un pubblico molto interessato la conferenza di Paolo Castelli, già Direttore dell’Ufficio Tecnico della Regione Trentino Alto Adige, su «Trento 1922 – 1943, il Ventennio di pietra».
 
Il 19 maggio scorso, nella Sala Nones di Palazzo Benvenuti, Castelli ci ha accompagnato alla conoscenza degli stilemi dell’architettura fascista, ha sottolineato il carattere monumentale delle costruzioni che in qualche modo volevano evocare quelle dell’Impero Romano, ha ripercorso, partendo dalle foto di costruzioni celebri come il Palazzo dei Congressi di Roma Eur – detto anche e non a caso «Colosseo moderno» – la trasformazione degli spazi urbani, il trionfalismo di strade e piazze, le statue che completano i palazzi.
 
Di fronte al rischio di una eccessiva omologazione, gli architetti del tempo hanno saputo comunque imprimere una certa originalità ai loro progetti, tanto che in ogni città il segno del fascismo è rimasto, ma in forma per così dire «autonoma».
L’invito di Castelli si può riassumere così: È necessario conoscere per non dimenticare. Ma è anche indispensabile proteggere e conservare le espressioni artistiche del Ventennio, che sono comunque la testimonianza di un’epoca.
E ha citato D’Annunzio, Marinetti, il Futurismo che a Trento, ma soprattutto a Rovereto, grazie alla presenza di Fortunato Depero, ha lasciato una preziosa eredità.
 
Né poteva mancare un riferimento a Cesare Battisti e al Monumento che lo ricorda sul Doss Trento.
Dopo le parole e le slides, è stata la volta della passeggiata nei luoghi di cui si è parlato, dalle Scuole Sanzio al Teatro sociale che sembrano volerci far ricordare un passato non tanto lontano, illuminato dal presente, grazie all’intervento dell’architetto Giovanardi sul retro del Teatro che si affaccia su quella piazza che si è chiamata negli anni Littorio, Battisti, Italia.
 
Luciana Grillo.
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