I muri narranti di Matteo Boato – Di Daniela Larentis

I murales realizzati dall’artista trentino contribuiscono a trasformare Castello Tesino in un percorso d’arte a cielo aperto – L’intervista

Matteo Boato, Paesaggio rurale, murale, Castello Tesino, 2025.

Matteo Boato, pittore trentino apprezzato a livello nazionale e internazionale, ha recentemente realizzato alcune opere murali nel centro storico di Castello Tesino.
I suoi interventi si inseriscono nel filone della street art decorativa, un linguaggio visivo che va oltre il semplice ornamento urbano per raccontare, connettere e rinnovare il significato dei luoghi attraverso immagini accessibili a tutti.
Con uno stile materico e la capacità di fondere architettura e natura, Boato interpreta il paese come una tela viva.

La realizzazione dei murales ha richiesto un’attenta progettazione, l’impiego di materiali adatti agli esterni e uno studio accurato dell’integrazione con il contesto urbano, con l’obiettivo di valorizzare l’identità del luogo senza alterarne l’equilibrio.
Più che semplice abbellimento, i dipinti si configurano come catalizzatori culturali, offrendo nuove prospettive sulla memoria collettiva. In questo senso, la street art decorativa si rivela una forza rigenerativa capace di restituire significato, emozione e continuità alla trama visiva del territorio.

Un progetto che si è intrecciato anche con la recente mostra «Le case in cammino», dedicata al rapporto tra uomo e paesaggio – urbano e rurale – a testimonianza di un impegno artistico coerente e profondamente radicato nel paese.
Abbiamo avuto occasione di rivolgergli alcune domande.

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Matteo Boato, CastelloTesino e le cinque chiese, murale, 2025.

 
Cosa l’ha spinta a trasformare Castello Tesino in una galleria d’arte a cielo aperto?

«Castello Tesino è un luogo che amo perché vi ho passato molti momenti felici dei primi vent'anni della mia vita.
«È il paese dove è nata mia mamma, che porta il nome francese Odilia, sottile indizio di una famiglia di cinque fratelli, molto particolare, votata al viaggio e alla libertà di pensiero.
«È il luogo trentino dove ho ancora il cuore e dove trovo profonda serenità. Il paese ha cominciato ad accogliere qualche anno fa dipinti murali ambendo a diventare proprio un borgo dipinto.
«I miei lavori spero arricchiscano questo percorso a cielo aperto all'interno del suo nucleo storico.»
 
Quali tecniche e materiali ha scelto per realizzare i murales e come ha affrontato le sfide dell'arte pubblica in un contesto urbano?

«I murales sono realizzati con colori al quarzo, e dal punto di vista tecnico si integrano con le superfici murali che li accolgono.
«Un lavoro pittorico deve inserirsi nel contesto architettonico a meno che non si abbracci l'idea del contrasto netto per denunciare un’incongruenza architettonica, politica o sociale.
«Le linee guida della facciata, i volumi, le aperture finestrate e gli scuri, i colori dominanti dell'edificio, sono tutti fattori che devono essere presi in considerazione. In questo caso, la scelta è stata quella di armonizzare l’opera con l’ambiente circostante, valorizzando e arricchendo ogni dettaglio dell’architettura esistente.»
 
Qual è il messaggio principale che desidera lasciare ai residenti e ai visitatori attraverso queste opere?

«Uno è il messaggio artistico intrinseco ai lavori. In accordo con la sindaca Graziella Menato e l’amministrazione comunale, la tematica dominante è una lettura di luoghi del paese: le cinque chiese più rappresentative, il municipio, piazza Crosara, la piazza principale e i masi che caratterizzano il paesaggio rurale del Tesino.
«Il secondo è un messaggio che definirei musicale: quando dipingo provo sempre a creare musica visiva e in questo senso trovano respiro questi lavori che risuonano nel paese.»
 
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Matteo Boato, Piazza Crosara, murale, Castello Tesino,  2025.


C'è un murales, tra i quattro realizzati, a cui si sente particolarmente legato? Se sì, perché?

«Sono tutti e quattro temi, approcci compositivi vicini al mio lavoro più istintivo e quotidiano e sono felicissimo del risultato pittorico finale.
«Il murales che apprezzo di più, o meglio, che ritengo particolarmente ben integrato nel contesto architettonico, è quello relativo alle cinque chiese e al municipio di Castello Tesino, con un fondale composto da campi verdi con qualche inserto arancio.
«Ma è una scelta razionale più che emotiva. Diciamo che è un lavoro pittorico che si inserisce particolarmente bene nella parete che lo ospita.»

Che cosa la affascina di più, da artista, nell'immaginare e realizzare opere di street art?

«Entrare in un contesto urbano e lasciare un segno pittorico evidente significa regalare – a se stessi e agli altri – una lettura personale del mondo, sia dal punto di vista tematico che prospettico, cromatico, emotivo, filosofico.
«Mi affascina realizzare un intervento che si noti subito per forza comunicativa, ma che allo stesso tempo sembri essere sempre stato lì, come se fosse sempre appartenuto a quel luogo.
«Anche la dimensione delle opere, spesso impegnativa e fuori scala rispetto a un quadro da interni, è uno stimolo favoloso: è come guardare qualcosa al cinema piuttosto che su un piccolo schermo portatile.»
 
Che ruolo può avere, secondo lei, l’arte contemporanea nei piccoli centri di montagna come Castello Tesino?

«Mi piace molto la domanda perché me la pongo spesso anch'io. Credo possa essere una finestra sul mondo, in qualche modo un ponte tra intimo e globale, tra dentro e fuori, tra paese e resto del territorio.
«Questo vale anche per una città come Trento, che da un lato assimila certi linguaggi, ma dall’altro fatica ad accoglierne altri, magari più sperimentali, che invece trovano spazio e sostegno in una metropoli.
«L’apprezzamento di un’opera da parte del pubblico – che sia pittorica, musicale o teatrale – richiede, in una parola, cultura: che non significa avere studiato, ma aver voglia di imparare, avere curiosità d'animo, voglia di ascoltare e ascoltarsi.
«L’arte, in fondo, è sempre un ponte tra chi osserva e ciò che ancora non conosce. Quando la creazione è autentica, diventa un linguaggio universale.
«Con la street art, mostra in divenire a cielo aperto, tutti possono accedere alla creazione dell'artista. Aggiungo che, istintivamente, con il mio lavoro, tendo a unire più anime, più livelli di lettura artistica.
«Forse posso spiegarmi meglio con una metafora musicale: a me piace ascoltare i Deep Purple, Sting, Miles Davis, Paco de Lucia, Keith Jarrett piuttosto che i Simple Minds, e tanti altri autori, Bach sopra tutti.
«Sono mondi sonori molto diversi tra loro, ognuno dei quali richiede un livello di coscienza differente. In arte metto tutto me stesso e quindi unisco queste diverse sfaccettature del mio sentire.»

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Matteo Boato, Maso e bosco, murale, Castello Tesino, 2025.

 
La mostra «Le case in cammino», recentemente conclusa a Castello Tesino, che tipo di percorso ha voluto proporre al pubblico attraverso le opere esposte?
«L'interesse del Comune, e ringrazio caldamente la sindaca uscente per la proposta espositiva, era di creare un collegamento forte con il territorio.
«Avendo dipinto più volte il maso familiare, in passato stalla di famiglia, che è proprio in questa valle, già lo scorso anno ho deciso di dare corpo alla mostra con quattro lavori pittorici dedicati alla piazza del paese.
«Tra l'altro uno di questi oli su tela è diventato bozzetto, poi arricchito da elementi nuovi, per uno dei murales realizzati durante la mostra proprio nella stessa piazza principale.
«Gli altri lavori (20 in tutto) raccontano del rapporto uomo-ambiente, territorio urbano e rurale.»
 
Progetti futuri?

«Un'installazione per il MuSe, attualmente in fase di realizzazione presso Nova Project a Trento, realizzata in collaborazione con la mia compagna Sara Metaldi.
«Un'opera che si potrà vedere nella lobby del Museo, programmata e seguita tecnicamente da mesi per sottolineare l'Anno della Conservazione dei Ghiacciai.
«Inaugureremo il 16 maggio 2025 alle 18:00. A luglio, con Barbara Cappello, ci sarà una mostra dal titolo Del soffio dei Corpi, allestita presso Castel Drena.
«L'inaugurazione è prevista per sabato 5, con una performance danzata in programma per sabato 12.
«Inoltre lavorerò su un nuovo murales in Vallarsa e spero di realizzare, anche se siamo ancora nella sfera delle possibilità, una corposa mostra presso Maso Spilzi a Folgaria con il supporto e la curatela del Mart.»
 
Daniela Larentis – [email protected]