Il 9 marzo di 5 anni fa si imponeva il lockdown contro il Covid

Poi è stato introdotto l’obbligo della vaccinazione, con sanzioni insensate nei confronti di chi rifiutava il vaccino. Dopo cinque anni sarebbe ora di fare chiarezza

Cinque anni fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte prendeva le iniziative che riteneva opportune per contrastare la dilagante epidemia del Covid.
La più evidente imposizione è stato il «lockdown», un anglicismo che può essere tradotto in «coprifuoco», un protocollo d'emergenza che imponeva restrizioni alla libera circolazione delle persone per impedire il diffondersi della pandemia.

Poi è stato introdotto l’obbligo della mascherina e infine l’obbligo della vaccinazione da farsi con uno dei prodotti scoperti dalle case farmaceutiche mondiali, sulla cui validità e sui cui effetti a lungo termine non si sapeva nulla.
L’obbligo di vaccinazione era sanzionato da alcune normative decisamente severe, come il divieto di lavorare a chi non si vaccinava.
E su questo vogliamo spendere alcune parole.
 
La Costituzione Italiana salvaguarda il diritto dei cittadini di rifiutare qualsiasi imposizione di carattere medico. Principio, questo, che prendeva ispirazione dai delitti commessi nei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, dove i medici sperimentavano di tutto sulla pelle dei poveri prigionieri.
La stessa Costituzione, tuttavia, in un punto successivo consente al Governo di imporre provvedimenti come l'obbligo di vaccinazioni di massa quando divenisse necessario per la salvaguardia della salute pubblica. Ovviamente il Governo in questi casi si assume la responsabilità di risarcire eventuali danni generati dall’imposizione.

Ma il punto più chiaro della costituzione è che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Ammesso che sia legittimo impedire a qualcuno di andare al lavoro, come si fa a non introdurre una cassa integrazione speciale per chi è costretto a stare a casa? Il ricatto era vaccinarsi o morire di fame?
Questa è una macchia che non verrà cancellata facilmente dalla memoria del nostro Paese.
E a tutt’oggi non abbiamo dati certi sugli effetti dei vaccini cui siamo stati obbligati a sottoporci, né sulla mortalità di coloro che non si vaccinarono affatto.
Dopo cinque anni sarebbe ora di fare chiarezza. Almeno nella Provncia autonoma di Trento.