Lettere al Giornale – Paolo Farinati

Le guerre, la pace e il nuovo Papa… in un moderno medioevo

Nel tentare una breve riflessione sul nostro tempo, ritengo utile dare una seppur semplificata cornice alle mie parole. Mi sono sempre collocato, fin dai lontani tempi liceali, tra il pensiero umanista e i principi illuministici.
L'Umanesimo, com’è noto, è un movimento culturale, filosofico e artistico nato nella nostra Italia nel XIV secolo e da qui si è diffuso in tutta Europa nei due secoli a seguire.
Si fonda sullo studio della cultura classica greca e romana, ponendo l'uomo al centro dell'universo e valorizzando le sue capacità di agire nella comunità, sia in termini civili che politici. Ha tra i suoi maggiori ispiratori Francesco Petrarca.
 
L’Umanesimo ambisce ad unire le conoscenze e le usanze dell’antichità alla quotidianità, con il preciso obiettivo di avviare una "rinascita" della cultura europea dopo i cosiddetti “tempi bui” del Medioevo.
Per contro, l’Illuminismo è un movimento culturale e filosofico che si sviluppa in particolare in Francia e in tutta Europa nel Settecento, propugnando i valori della ragione, dello spirito critico e della circolazione democratica del sapere.
L'Illuminismo si basa su tre principi fondamentali: ragione, libertà e progresso. La ragione è il fulcro e il «motore» del pensiero illuminista, che rifiuta ogni superstizione e qualsiasi dogma religioso, ponendosi in favore della conoscenza scientifica.
La libertà, sia di pensiero che politica, diviene fondamentale per la crescita individuale e collettiva.
 
Tentando di fare una seppur superficiale sintesi tra Umanesimo e Illuminismo, l’essere umano, quale creatura vivente e pensante, è da sempre al centro di ogni aspetto sociale, culturale e politico.
Da lui e solo da lui dipendono le sorti, fauste o infauste, della sua vita, sia singola che collettiva. Per ciò che accade la responsabilità è quasi esclusivamente dell’uomo.
Pur lasciando una minima percentuale della nostra esistenza anche alla casualità, alla fortuna o meno, il forte richiamo dell’essere umano alla propria responsabilità è un principio che ho sempre condiviso.
L’etimologia ci dice che responsabilità è «abilità di dare risposte», pur mantenendoci un comprensibile margine di errore.
L’uomo non è assoluto, non è onnipotente, ma può fare molto, nel bene e nel male.
Questo la storia ci ha insegnato, spesso purtroppo ignorata dall’umanità o quantomeno da chi ha avuto e ha, democraticamente o meno, le leve del potere.
 
Stiamo vivendo un’era «buia», un moderno infausto Medioevo, se non altro in termini di quei valori universali che partono dal rispetto di ogni creatura, di ogni ambiente e di ogni diversità.
Le tragiche guerre del passato non ci hanno insegnato alcunché, prevalgono anacronistici egoismi e infausti pregiudizi, si vogliono conquistare e dominare territori pur avendone a disposizione di infiniti (basti pensare all’enorme continente russo che dal centro dell’Europa arriva allo stretto di Bering!), si vogliono attuare genocidi di popoli che su quei territori ci vivono da millenni (leggasi la Palestina!), per non dimenticare i conflitti in Africa e la persistente guerra tra India e Pakistan per il Kashmir.
La nostra Terra è ricca e vasta, molte volte l’abbiamo offesa, ma ha posto per tutti, si potrebbe retoricamente ma convintamente scrivere.
 
Il mio umile appello ha però un preciso destinatario.
È l’Europa, depositaria da millenni di quella Cultura che ho sopra richiamato e che si fonda da secoli tra l’Umanesimo e l’Illuminismo.
È l’Europa che deve tornare protagonista nel mondo, senza presunzione, ma quale costruttrice di ponti. Nel 2014 l’Europa doveva farsi garante degli accordi di Minsk tra Russia e Ucraina, fare del Donbass e degli altri territori russofoni aree autonome speciali, come il nostro Alto Adige Sudtirol.
Come quel 14 maggio 1948, allorquando David Ben Gurion proclamò la nascita dello Stato di Israele, l’Europa doveva far sì che si costituisse contestualmente lo Stato di Palestina.
E sorvegliare e garantire la pace in quei territori.
 
E invece oggi, a 80 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, dall’Europa assistiamo a fatti e immagini inaccettabili.
Che colpe hanno i bambini, gli anziani e i deboli che vediamo giornalmente uccisi.
Questi giovani, come i giovani ucraini e russi, sono certo che avrebbero preso tutt'altre decisioni in questi tre anni.
È la mia generazione che ha le piene e totali responsabilità. Io non sono credente, rifiuto ogni dogma religioso, pur rispettando sempre chi ha una fede, da umanista e avendo sempre posto l'illuminismo tra i miei principali studi, ritengo l'essere umano sempre e ovunque responsabile delle proprie azioni e del proprio conseguente destino.
Il resto, ahi noi, sono chiacchiere, voglia di potere, di protagonismo e di denaro, vincono in un colpevole silenzio i pregiudizi, gli egoismi, le armi davanti alle parole di buona volontà. E si continua a mietere vittime innocenti.
 
Do fiducia all’uomo Robert Francis Prevost, al secolo da poche ore Papa Leone XIV, al suo essere agostiniano, al suo dichiarato essere pastore di unità e di pace, al suo credo alla «Rerum Novarum», scritta dal suo omonimo Pontefice che lo ha preceduto da oltre 130 anni.
Ma da solo non potrà fare miracoli, ognuno di noi deve dare la disponibilità, con piena e convinta responsabilità, a compiere il proprio pezzetto di strada verso la pace.

Paolo Farinati