Luigi Bonazza a Palazzo Trentini – Di Daniela Larentis
A sessant’anni dalla morte, Palazzo Trentini dedica una mostra a Luigi Bonazza, figura chiave dell’arte trentina, curata da Roberta Bonazza e Nicoletta Tamanini

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Sta riscuotendo un grande consenso di pubblico la mostra «Luigi Bonazza - Trento, la montagna, il circolo degli artisti», inaugurata lo scorso 5 aprile a Trento, nel cuore della città, e allestita a Palazzo Trentini.
Curata da Roberta Bonazza e Nicoletta Tamanini, l’esposizione propone un percorso di grande intensità, in cui rigore storico e sensibilità narrativa si intrecciano con equilibrio.
La rassegna si articola anche nella vicina Cappella Vantini, dove trovano spazio opere di artisti del Circolo Artistico Trentino, nato nel 1912, di cui Bonazza, tra i cofondatori, ricoprì la carica di primo presidente.
Le due sedi, in dialogo tra loro, offrono un ritratto sfaccettato di un protagonista della cultura figurativa trentina a cavallo tra Otto e Novecento.
Visitabile fino al 16 maggio, la mostra è promossa dalla Presidenza del Consiglio provinciale in collaborazione con il Trento Film Festival e il Comune di Trento.
Il progetto nasce da un lavoro condiviso che ha saputo valorizzare al meglio competenze curatoriali e sostegno istituzionale, reso possibile anche grazie al generoso contributo di collezionisti privati.
Sono circa sessanta le opere selezionate, alcune delle quali assolutamente inedite, provenienti da enti pubblici, banche cooperative e raccolte private.
Nato ad Arco nel 1877, Bonazza si forma a Vienna alla Kunstgewerbeschule, dove assorbe i linguaggi della Secessione.
Il suo ritorno in Trentino, nell’estate del 1912, rappresenta una svolta: si stabilisce a Trento, viene nominato docente all’Istituto Tecnico e costruisce il proprio atelier nella zona della Bolghera: uno spazio progettato come opera d’arte totale, decorato con motivi allegorici e mitologici, testimoni del suo bagaglio mitteleuropeo.
Nello stesso anno fonda il Circolo Artistico Trentino, coinvolgendo artisti formatisi tra Vienna, Monaco e Innsbruck - tra cui Oddone Tomasi, Cesare Covi, Giorgio Wenter Marini, Erminia Bruni Menin, Luigi Ratini, Camillo Bernardi, Ermete Bonapace, Dario Wolf, Stefano Zuech, Luigi Pizzini e Francesco Trentini - insieme ad architetti e scultori attivi in tutto il territorio.
La sezione ospitata nella Cappella Vantini ripercorre quella breve ma intensa stagione di confronto artistico, interrotta dallo scoppio della Prima guerra mondiale e poi indebolita dal clima politico degli anni successivi.
Tuttavia, molte relazioni culturali e personali continuarono, come dimostra l’amicizia tra Bonazza e Dario Wolf o la persistenza di legami nell’ambiente artistico locale.
Tra i numerosi lavori di grande fascino esposti, si distingue per intensità espressiva «Vienna di sera» (1905), dipinta negli anni della formazione viennese.
In questa grande tela, Bonazza ritrae un frammento della città immerso nella quiete della notte, restituendo non solo un luogo fisico, ma anche un’impressione intima e meditativa.
Accanto a «Vienna di sera», «Annessione del Trentino all’Italia» (1927) richiama l’attenzione per il suo forte valore storico e simbolico, contribuendo a delineare la complessità del percorso espositivo.
Un'opera che riflette la volontà dell’artista di confrontarsi con la dimensione collettiva della memoria e dell’identità, senza rinunciare alla forza evocativa del mito e della bellezza formale; realizzata con tecnica mista (tempera, olio, matita e pastello su carta), è un bozzetto preparatorio per la decorazione della Sala della Vittoria nel Castello del Buonconsiglio.
Eseguita da Bonazza tra la fine del 1927 e i primi mesi del 1928, in occasione del concorso bandito dalla Direzione del Museo del Risorgimento.
L’amore dell’artista per la montagna e il legame con il mondo dell’alpinismo trentino affiorano già nei primi anni del Novecento, testimoniati dal manifesto «Italiani visitate il Trentino», realizzato da Bonazza nel 1904 per la SAT, la Società degli Alpinisti Tridentini.
Un rapporto destinato a durare nel tempo, come dimostra anche la donazione alla SOSAT, Sezione Operaia della Società degli Alpinisti Tridentini, dell’opera «La leggenda di Orfeo», capolavoro del suo periodo viennese.
Durante l’inaugurazione, il presidente del Consiglio provinciale Claudio Soini ha sottolineato il valore civile e culturale dell’iniziativa, testimonianza di un impegno collettivo per la memoria e la bellezza.
Mauro Leveghi, presidente del Trento Film Festival, ha ricordato come Bonazza sia riuscito a esprimere nella sua arte il profondo legame tra l’uomo, la montagna e la natura.
Brevi cenni biografici
Luigi Bonazza (Arco, 1877 – Trento, 1965)
Tra i protagonisti dell’arte trentina del primo Novecento, si forma inizialmente presso la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto (1890–1893).
Nel 1897 si trasferisce a Vienna, dove frequenta la Kunstgewerbeschule. Qui segue i corsi di Felician von Myrbach, che lo avvicina alle tecniche dell’incisione e dell’acquerello, e di Franz von Matsch, artista legato all’ambiente dei fratelli Klimt.
A Vienna collabora con riviste, affitta un atelier, riceve commissioni e partecipa a concorsi, tra cui quello indetto dalla rivista milanese «La Lettura», che vince nel 1904. In questo stesso anno inizia «La leggenda di Orfeo», opera poi esposta a Milano nel 1905.
Nel 1911 lavora alle «Allegorie del giorno».
Nel 1912 torna a Trento, ottiene la cattedra all’Istituto Tecnico e partecipa alla fondazione del Circolo Artistico Trentino. Nel 1914 si rifugia a Milano e lavora come disegnatore tecnico alle Officine Caproni di Vizzola Ticino, dove realizza acqueforti sul tema dei velivoli.
Torna a Trento alla fine del 1918, dove riprende l’insegnamento.
Nel 1930 riceve l’incarico di decorare il Palazzo delle Poste. Negli anni Trenta realizza affreschi di soggetto sacro per alcune chiese trentine e soggiorna a Torbole tra il 1935 e il 1938, dedicandosi a paesaggi lacustri.
Si dedica in seguito alla pittura da cavalletto, tra ritratti e vedute. Interrompe l’attività artistica all’inizio degli anni Sessanta per problemi alla vista. Muore a Trento nel 1965.
La mostra in corso è accompagnata da un catalogo che verrà presentato a fine aprile nel corso del prossimo Trento Film Festival, con un saggio curato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino.
«Luigi Bonazza - Trento, la montagna, il circolo degli artisti» non è solo una ricca esposizione, ma un viaggio dentro la visione di un artista capace di restituire, attraverso le sue opere, la complessità di un’epoca e la ricchezza culturale di un territorio.
Daniela Larentis – [email protected]