Mart Rovereto, le nuove mostre – Di Daniela Larentis

Inaugurate al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto la collezione Luigi Ferro e la collezione Vincenzo Paolillo, visitabili fino al 15 giugno

Lancia Aurelia B24 S del 1955, Collezione L.F.

Il Mart Rovereto ha da poco inaugurato le nuove esposizioni dedicate a due importanti collezioni: la Collezione Luigi Ferro, curata da Denis Isaia, e la Collezione Vincenzo Paolillo, curata da Alessandra Tiddia.
Entrambe saranno visitabili dall’8 marzo al 15 giugno 2025. Ad arricchire il percorso espositivo, due focus imperdibili: uno sulla carriera dello scultore Marco Ferri, anch'esso visitabile dall'8 marzo al 15 giugno, e uno dedicato ai Libri d'artista di Guido Strazza, in programma fino al 29 giugno 2025.
A vent’anni dalla scomparsa di Luigi Ferro, il Mart gli rende omaggio con la mostra «Storia di L.F. Visioni di un collezionista», che racconta l'eccezionale raccolta di capolavori del ’900 italiano, realizzata insieme alla moglie Carla Riboni e in deposito al museo dal 2006.
 
L’esposizione, curata da Denis Isaia, presenta circa 50 opere di importanti artisti, da Boccioni a de Chirico, da Savinio a Sironi, da Morandi fino a Fontana, rivelando il gusto raffinato e la meticolosità del collezionista. Il percorso espositivo ripercorre la biografia sentimentale di Ferro: dalle radici umili nella campagna veronese all'amore per la modernità, passando per il ruolo centrale delle donne nella sua vita – in particolare la moglie Carla – fino alla passione per Giorgio de Chirico.
A completare l’allestimento, due automobili appartenute a Ferro, simbolo della sua fascinazione per la velocità e lo stile.

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Alla mostra è stato dedicato un catalogo; spiega il curatore in un passo del suo testo critico:
«Nel 2025 ricorre il diciannovesimo anniversario del comodato della Collezione L.F. al Mart, una collaborazione nata dalla volontà della Direttrice Gabriella Belli di plasmare il Museo in un’istituzione di prestigio, capace di dialogare alla pari con i grandi musei internazionali, grazie alla professionalità dell’operato nonché al valore del patrimonio in sua custodia.
A distanza di anni, la bontà di questa scelta è evidente. La Collezione L.F. ha avuto un ruolo centrale in numerose mostre dedicate all’arte italiana del XX secolo, contribuendo a tracciare percorsi espositivi che hanno segnato la storiografia recente, a Rovereto come a Roma, a Berlino a Parigi o New York.
 
L’importanza delle istituzioni che hanno richiesto in prestito le opere della Collezione L.F. – tra le altre il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Parigi, il Metropolitan Museum of Art, New York, la Martin Gropius Bau, Berlino, la Fundación MAPFRE, Madrid – testimoniano del valore di un patrimonio che si distingue per una straordinaria sintesi: una raccolta giunta a una modesta quantità complessiva di opere, ma composta quasi esclusivamente da capolavori, frutto di una passione collezionistica interpretata come un mestiere mosso dal desiderio dell’eccellenza e dalle necessità della coerenza.
Il successo della collaborazione tra la Collezione L.F. e il Mart testimonia la necessità di proseguire il dialogo tra istituzioni museali e grandi collezionisti privati, in un sodalizio che supera il principio della narrazione individuale per collocarsi in una dimensione storica più ampia, di respiro collettivo.»

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Piero Dorazio, Senza titolo, 1974, Collezione Vincenzo Paolillo - Ph. Andrea Daffra.

 
Accanto a questa rassegna, il Mart presenta «Atlante. La collezione Paolillo al Mart», curata da Alessandra Tiddia. Grazie a una generosa donazione, circa 100 opere entrano a far parte del patrimonio museale, con una selezione di carte, dipinti e sculture che spaziano dal Futurismo (Balla, Boccioni, Severini) all’Astrattismo e al Dadaismo (Picabia, Man Ray), al Novecento italiano (Sironi, Martini, De Pisis), ma anche alla stagione Informale (Morlotti), fino ad arrivare alle opere di Tobey, Bacon e Sutherland.
Particolare rilievo per unicità e consistenza assume all’interno della collezione un nucleo di opere legate all’Espressionismo tedesco, da Grosz a Hubbuch, da Dix a Radziwill, che arricchiscono le collezioni del Mart di un segmento dell’arte contemporanea ancora scarsamente rappresentato.
 
Di prossima pubblicazione il catalogo con i contributi e della critica d’arte Maria Floria Giubilei, sul sistema dell’arte e delle gallerie dalle quali provengono i dipinti, e un testo dell’antropologo Massimiliano Nicola Mollona (Università di Bologna) che traccia le relazioni far arte tribale e arte contemporanea, oltre al testo della curatrice Alessandra Tiddia e agli apparati di approfondimento.

Vincenzo Paolillo, nato a La Spezia nel 1939, oltre a essere un raffinato collezionista, è stato un appassionato esploratore e fotografo. Le sue immagini, pubblicate su riviste come Airone, Geo e Grands Reportages, raccontano paesaggi incontaminati e culture lontane, dallo studio dei fondali marini alle regioni più remote del Centro Africa e della Papuasia.
La mostra include alcuni dei suoi scatti più significativi, accanto a manufatti etnografici Dogon del Mali e delle popolazioni del fiume Sepik in Papua Nuova Guinea.

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Giorgio de Chirico, Due figure mitologiche (Nus antiques, Composizione mitologica), 1927,Mart - Collezione L.F.

 
Parallelamente, il Mart dedica un focus all’opera di Marco Ferri con la mostra «Abbi dubbi», nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e curata da Denis Isaia.
L’artista, nato a Tarquinia nel 1968, esplora il confine tra pittura e scultura, combinando suggestioni etrusche e mediterranee con tecniche di restauro. Le sue opere, caratterizzate da una tridimensionalità pittorica ottenuta tramite la sottrazione di materia, si muovono tra geometria e astrazione, conferendo alla sua produzione una forte impronta sperimentale.
 
Infine, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto rende omaggio a Guido Strazza (Santa Fiora, 1922), uno dei più raffinati incisori italiani.
La selezione esposta, curata dall’Archivio del ’900, ripercorre la sua carriera, dagli esordi futuristi alle Biennali di Venezia del 1968 e 1984.
Strazza, che nel 2018 ha donato al Mart un’importante raccolta di opere, ha sviluppato una ricerca segnica profonda, esplorando il rapporto tra luce e geometria con una gestualità sempre più libera.
L’allestimento include lavori che vanno dalla cartella «Cuzco - Machu Picchu» (1953) alla serie «Novena» (2002), offrendo uno sguardo esaustivo sul suo percorso artistico.
 
Guardando al futuro, il Mart si prepara a inaugurare in aprile un ciclo di grandi mostre internazionali: il nuovo progetto fotografico di Sebastião Salgado, in collaborazione con il MUSE e il Trento Film Festival; la prima monografica italiana dedicata al pittore cinese Li Yongzheng; e un confronto inedito tra Pyke Koch e Cagnaccio di San Pietro.
Il programma primaverile si concluderà con la personale del fotografo di moda Daniele Tamagni, in maggio alla Galleria Civica di Trento.
 
Daniela Larentis – [email protected]