Minaccia alla figlia di Meloni: peggio il rattoppo del danno

Il prof si scusa: «Non si augura la morte a una bambina, ma non ritiro le mie idee politiche»

Non avevamo dato la notizia della minaccia fatta contro la Meloni augurando di morte la figlia, perché era scontata l’unanimità della condanna.
Ma adesso che il colpevole è stato individuato e si è anche scusato, non riusciamo a trattenere la nostra indignazione.

Si tratta di un professore, e questo è il lato imperdonabile della questione. Un insegnante, cioè una persona alla quale affidiamo l’istruzione dei nostri figli ha avuto la spudoratezza di giustificarsi in un modo che peggio non poteva:
«Non si augura la morte a una bambina ma non ritiro le mie idee politiche»
 
Ci si dovrebbe domandare perché ha fatto qualcosa che lui stesso condanna, ma il punto è un altro.
Come può un insegnante sostenere che le sue idee politiche possano giustificare la bestialità che ha scritto?

Va da sé che ha diritto di pensarla come vuole. Però anzitutto non può fare proselitismo a scuola, ma soprattutto non deve diffondere il principio della rivolta contro chi non la pensa diversamente.
In conclusione, non può svolgere il mestiere che fa.Deve essere rimosso.