Non toccare i piccoli di cervo e capriolo, una «carezza» può condannarli

Il contatto umano lascia un odore che rischia di allarmare la madre, spingendola ad abbandonare definitivamente il piccolo

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Nella tarda primavera, passeggiando nelle aree verdi, può capitare di imbattersi in piccoli di cervo o capriolo immobili tra l’erba alta, apparentemente soli. È una scena che intenerisce, ma che può trarre in inganno.
Questi animali non sono abbandonati: le madri si allontanano solo per cercare cibo, lasciandoli nascosti e protetti dalla vegetazione, dal loro manto maculato e dall’assenza di odore. Intervenire, anche solo per una carezza o per spostarli in un presunto luogo sicuro, può spezzare questo equilibrio delicatissimo.

Il contatto umano lascia un odore che rischia di allarmare la madre, spingendola ad abbandonare definitivamente il piccolo. È un gesto che può sembrare affettuoso, ma che equivale a una condanna.
 
Il Servizio Faunistico della Provincia autonoma di Trento invita tutti - cittadini e turisti - a non interferire. Se si incontra un piccolo, bisogna allontanarsi senza fare rumore, senza calpestare l’erba nei dintorni. I cani devono essere sempre tenuti al guinzaglio: un animale libero può disturbare, ferire o addirittura uccidere i piccoli nascosti. Se l'animale appare ferito, l’unico comportamento corretto è chiamare la Stazione forestale di zona, i guardiacaccia o il numero unico 112, senza improvvisare interventi.
 
Anche le attività agricole richiedono la massima attenzione. Nei mesi in cui nascono i piccoli, i prati scelti dalle madri per il parto coincidono spesso con quelli da sfalciare. Per limitare il pericolo di ferire i selvatici, è fondamentale cambiare approccio: procedere con lo sfalcio dal centro verso l’esterno dà agli animali nascosti una possibilità di fuga. È una precauzione semplice, ma può fare la differenza tra la vita e la morte.