Nucleare, una scelta strategica per il futuro dell’energia

Il dibattito al Festival dell’Economia con Luigi De Paoli, Nicola Rossi, Marcello Zacche, Giovanni Battista Zorzoli, Luigi Paganetto

energia-nucleare-t.jpg

Il dibattito sul ritorno del nucleare in Italia è tornato in primo piano con il panel «Quale nucleare e a quali condizioni», svoltosi oggi nella Sala di Rappresentanza di Palazzo Geremia, nell’ambito del Festival dell’Economia di Trento 2025, dedicato al tema «Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio». Un’occasione di confronto tra alcune tra le figure più autorevoli del settore energetico, chiamate a discutere il possibile ruolo dell’atomo nella transizione verso un’economia decarbonizzata, in un contesto segnato da crisi climatica, tensioni geopolitiche e instabilità dei mercati globali.

Tra gli intervenuti, Luigi De Paoli, professore emerito della Bocconi, Luigi Paganetto, presidente onorario della Fondazione Tor Vergata, Marcello Zacchè, giornalista de Il Giornale, Giovanni Battista Zorzoli, già presidente AIEE, e Nicola Rossi, Head of Innovation di Enel e membro del cda della neonata Nuclitalia, società partecipata da Enel (51%), Ansaldo Energia (39%) e Leonardo (10%), creata per guidare il rilancio del nucleare da fissione in Italia.
 
Nel suo intervento, Rossi ha sottolineato come la transizione energetica richieda un impegno corale e coordinato tra attori pubblici e privati:
«La transizione energetica è una sfida che richiede la collaborazione di tutto il sistema. Nessun operatore, nemmeno Enel, può affrontarla da solo.
«Enel, che oggi rappresenta il 13% della generazione nazionale (10% da rinnovabili), mette a disposizione competenze ed esperienza, ma serve una visione condivisa e integrata nell’interesse del Paese, delle imprese e dei cittadini.»

energia-nucleare.jpg
 
In questa logica si inserisce la nascita di Nuclitalia, piattaforma industriale e tecnologica pensata per valutare e selezionare le soluzioni più avanzate del nucleare di nuova generazione.
«Nuclitalia, insieme a Leonardo e Ansaldo, avrà come principale scopo studiare le migliori tecnologie legate al nuovo nucleare da fissione, rappresentato dagli SMR e, in una seconda fase, dagli AMR di IV generazione», – ha dichiarato.
L’obiettivo è integrare il nucleare con le fonti rinnovabili, offrendo una produzione stabile, sicura e meno soggetta a variazioni di prezzo, in grado di sostituire progressivamente il gas e rispondere alla crescente domanda energetica legata a digitalizzazione e intelligenza artificiale.

«Il nucleare può contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 e alla sicurezza energetica europea, integrandosi con le rinnovabili e migliorando la resilienza del sistema elettrico.
«Offrendo un’energia stabile e meno soggetta a fluttuazioni di prezzo, può sostituire il gas nel mix energetico e sostenere lo sviluppo economico, valorizzando la filiera industriale italiana, attiva a livello internazionale e che già oggi conta 70 aziende, con ricadute positive su occupazione e PIL» –ha concluso Rossi.
 
Nel corso del panel, è emersa la necessità di un cambio di paradigma rispetto ai grandi impianti del passato, caratterizzati da tempi lunghi e costi elevati.
L’attenzione si concentra ora sugli SMR (Small Modular Reactors), reattori compatti, modulari, realizzabili in serie, che promettono maggiore efficienza, sicurezza e tempi di ritorno più rapidi.
Potranno essere installati anche in prossimità dei centri di consumo, riducendo le perdite di rete e migliorando l’autonomia energetica dei territori.
Secondo i piani di Nuclitalia, i primi esemplari potrebbero entrare in funzione nei primi anni del prossimo decennio, seguiti nella seconda metà degli anni ’30 dagli AMR, basati su tecnologie e combustibili innovativi. La fusione, invece, resta per ora una prospettiva più lontana.

energia-atomica.jpg
 
Guardando al fronte istituzionale, Luigi Paganetto ha richiamato l’importanza di una strategia nazionale integrata, ricordando che «il recente decreto governativo prevede che l’energia nucleare possa contribuire fino al 12% del fabbisogno energetico nazionale».
Tuttavia, ha anche sottolineato la necessità di ridurre la dipendenza tecnologica dai grandi player internazionali – francesi, statunitensi, russi e cinesi – per garantire una reale autonomia.

Giovanni Battista Zorzoli ha invitato alla prudenza, segnalando che oggi solo due SMR sono operativi nel mondo – in Russia e in Cina – entrambi in fase prototipale.
Ha inoltre osservato che l’Italia non dispone ancora di una propria filiera per la produzione del combustibile, rendendo l’obiettivo di un primo reattore entro dieci anni una sfida particolarmente ambiziosa.
 
Anche Luigi De Paoli ha condiviso la visione di un nucleare utile nei settori industriali ad alta intensità energetica, ma ha ribadito che solo un’integrazione a livello europeo può rendere sostenibili i costi e gli investimenti necessari. Tra i nodi ancora irrisolti, ha evidenziato quello dello stoccaggio stagionale dell’energia da fonti rinnovabili, che le tecnologie attuali non permettono ancora di gestire in modo economicamente efficace.
 
Il dibattito si è concluso con un messaggio condiviso: il nucleare non rappresenta una soluzione facile o immediata, ma potrebbe essere un pilastro necessario di un sistema energetico moderno, stabile e a basse emissioni.
Una scelta che implica consenso pubblico, sostenibilità economica, visione strategica e capacità di integrazione europea. Se saprà agire con pragmatismo e ambizione, l’Italia potrà tornare protagonista in un settore strategico per la sicurezza e la competitività del continente.