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Storie di donne, letteratura di genere/ 362 – Di Luciana Grillo

Francesca Guercio, «O d’amarti o morire» – Il romanzo inizia con un suicidio di una giovane donna, innamorata dell’uomo sbagliato, ammogliato, attore e narcisista...

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Titolo: O d'amarti o morire
Autrice: Francesca Guercio
 
Editore: Alessandro Polidoro Editore 2021
Genere: Letteratura teatrale
 
Pagine: 328, brossura
Prezzo di copertina: € 14
 
Il romanzo inizia con un suicidio per così dire spettacolare, nel Grand Canyon. La suicida è una giovane donna, innamorata dell’uomo sbagliato, ammogliato, attore e narcisista.
Guercio alterna brevi capitoli in prosa con versi originali, come questi, ad esempio:
 
Entrate, non fate complimenti. E’
atro
freddo
molle è
vischioso
maleodorante
sembriamo proprio della stessa razza
mi riconosco.
- Mi riconosco anch’io
siamo tutti uguali, in fondo. -
No.
Parlate per voi: io svetto
invece io, con il vostro permesso, smetto
mi dimetto non discetto casomai sgambetto
sospetto ma solo
per attirare l’attenzione. Uno
rinunciare all’epica. Due
dimettersi dalla tragedia. Tre
ripudiare la commedia. E’
teatro?
Sì.
 
E tornando al suicidio, scrive: «…il mio corpo fisico è dissolto e quello eterico è ancora troppo denso per consentirmi di ascendere…mai provata una sensazione di libertà tanto piena» ed è convinta che «Allora forse la differenza tra suicidarsi e non farlo è nell’intuizione che non cambierà nulla in ogni caso».
A lei manca l’intuizione, ma il suo suicidio non la porta in paradiso, la lascia - invisibile - accanto a Lui, perché aderisca alla «Funzione Florence Nightingale, destinata a redistribuire in tempi rapidi l’ordine delle priorità. Deposto il tè e accantonato il diritto alla tranquillità, il bisognoso viene senz’altro collocato al vertice del podio… E rubando tempo prezioso alla lista di cose da sbrigare entro l’ora di cena cerchi di trovare le parole adatte a consolarlo…».
 
L’ironia è un punto fermo della narrazione, anche quando l’ombra della suicida provoca un piccolo incidente, «un frammento di posacenere espiatorio sacrificato con poco strepito sul pavimento… non ha prodotto gran danno conficcandosi nelle carni intorno al primo metatarso; comunque il piede sanguina e lui è costretto a chiamare la reception per farsi portare del disinfettante e qualche garza» e compare la locandiera, i cui «grossi polpacci che terminano in caviglie robuste sono leggermente divaricati e spuntano da una gonna nera, diritta. Anche la maglia è nera, lucidina, aderente sul seno enorme. Una quantità di bigiotteria da fare la fortuna di un rigattiere distribuita con liberalità tra il collo, i polsi, le orecchie, le dita, completa il ritratto di una donna sostanzialmente sopraffatta dal tedio di provincia».
 
Comunque, lei rimane vicina a Lui, in una sorta di «affiancamento postumo», utile a farle capire che Lui a casa si ferma solo il tempo necessario per preparare i bagagli, litigare con la moglie Eliana («credo che nemmeno fiuti la quantità e varietà delle avventure di lui…»), andare a prendere il figlio dai nonni per un veloce saluto e poco più.
Com’era diverso dall’uomo che tanto tempo prima l’aveva «afferrata tra le braccia nel cantone più buio di una chiesa barocca», l’aveva baciata con trasporto…e dieci giorni dopo era già per così dire impegnato con una collega siciliana!
«Finché ero viva, incasellata anch’io tra le sovrastrutture dell’esistenza, gualcita e sofferente per i respingimenti amorosi, non ero in grado di accorgermi di quale e quanta mancanza di autostima fosse alla base del temperamento di Lui… È rimasto bambino…non sa farsi carico delle eventuali conseguenze di un’azione…».
 
Un’improvvisa afasia scompiglia le carte, un grave blocco emotivo contribuisce a riavvicinare Lui ed Eliana, prima di un’ulteriore sorpresa!
 
Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)

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