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Storie di donne, letteratura di genere/ 217 – Di Luciana Grillo

Anna Maria Isastia, «Una rivoluzione positiva - Conversazioni con Elena Marinucci – L’autrice ha abilmente intrecciato ordito e trama, come d’altronde è solita fare

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Titolo: Una rivoluzione positiva.
            Conversazioni con Elena Marinucci
 
Autrice: Anna Maria Isastia
Editore: Storia e Letteratura 2017
 
Pagine: 180, brossura
Prezzo di copertina: € 16
 
Chi vuole conoscere il cammino della questione femminista negli ultimi trenta anni del secolo scorso, non può prescindere dalla lettura di questo testo prezioso che riporta pensieri, parole e azioni di Elena Marinucci, come scrive nell’introduzione l’autrice Anna Maria Isastia: «Mi propongo… di ripercorrere la vita di una donna che ha vissuto la rivoluzione femminista in maniera istituzionale dopo una prima fase movimentista, trasformando in leggi le aspettative di una generazione, lavorando all’interno delle istituzioni per cambiare, insieme ad altre donne, innanzitutto il contesto culturale generale, la cultura di donne e uomini».
 
Dunque, durante lunghe conversazioni, Marinucci si è raccontata – pur con qualche ritrosia riguardo alla vita privata – senza mai dimenticare di citare «tutte le donne con le quali è venuta a contatto», aspetto questo indicativo dell’apertura mentale e dell’intelligente spirito collaborativo che l’hanno guidata in tanti anni.
Di capitolo in capitolo ripercorriamo un trentennio di straordinaria importanza per la vita delle donne che hanno saputo rivendicare il diritto di occuparsi di politica e di istituzioni, quando «il Partito Comunista vedeva il femminismo come una distrazione dalla politica seria, mentre i socialisti avevano una maggiore attenzione».
 
Marinucci si impegna, entra in politica, ricorda che suo marito «ridendo, diceva che mi ero iscritta direttamente in Direzione», ottiene una modifica statutaria per cui in Italia, da quel momento in poi, si applicherà «il meccanismo delle “discriminazioni positive” che impone di riconoscere al genere sottorappresentato una percentuale minima obbligatoria di posti», sostiene la campagna a favore della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza («Ce la misi tutta, raccontai la tragedia delle donne costrette a interrompere una gravidanza indesiderata rischiando la vita e la prigione…»), afferma con convinzione che «le donne, per poter contare politicamente, devono prima di tutto contare nei partiti politici».
 
E poi, via all’istituzione di una Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna presso la Presidenza del Consiglio – presieduta da Elena Marinucci – con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri Bettino Craxi il 12 giugno 1984, alla presentazione di una proposta di legge che riducesse i tempi del divorzio e di un’altra sulla violenza contro la donna, a protezione della donna che, denunciando una violenza, «subiva una seconda violenza durante il processo da parte degli avvocati della difesa e dei giudici», e che consentisse alle associazioni femminili di costituirsi parte civile nei processi.
 
Un capitolo intero è dedicato alla senatrice Lina Merlin, «esempio da seguire», ricordata oggi prevalentemente per la legge «che portò all’abolizione della regolamentazione della prostituzione e al divieto di sfruttare la prostituzione altrui», a cui la stessa Marinucci ha dedicato studi e attenzione; da ricordare che l’8 marzo 1988 ancora Marinucci fece notare al presidente del Senato Spadolini che la biblioteca del Senato era del tutto sprovvista degli interventi della senatrice Merlin: da quel momento, e per dieci anni, si lavorò alla raccolta di articoli e interventi da lei pronunciati nelle aule del Senato dal 1947.
In realtà, manifestando una visione politica assai ampia sul ruolo della donna, a Merlin si devono sia la legge «che ha eliminato dai certificati anagrafici l’indicazione della paternità e della maternità, risolvendo così tanti problemi ai figli illegittimi», sia la proposta di legge, presentata consecutivamente per tre legislature, insieme ad altre parlamentari, «contro il licenziamento dai posti di lavoro e di impiego delle donne che si sposavano».
 
Elena Marinucci ha continuato a operare su più fronti in favore delle donne, occupandosi di carriere femminili all’interno della Pubblica amministrazione, nell’ambito dei mezzi di comunicazione, in rapporto con le nuove tecnologie; di congedi parentali e di asili nido; di linguaggio di genere; della legalizzazione della cosiddetta «maternità surrogata»; dell’opportunità che siano i genitori a scegliere il cognome dei figli; di mutilazioni genitali femminili.
E non ha mai smesso di incontrare le associazioni femminili e di metterle in contatto con le responsabili femminili di partiti e sindacati, di avviare «Azioni positive» come la consegna di onorificenze al merito della Repubblica a donne particolarmente impegnate in arti e professioni, l’organizzazione di concerti diretti da donne («Podio Donna»), il coinvolgimento di donne detenute nell’informatizzazione di alcuni volumi («Autrici italiane» e «La stampa periodica delle donne in Italia»).
 
Anche da eurodeputata, Elena Marinucci ha operato attivamente, creando e rinsaldando i rapporti con gli immigrati italiani in Belgio, organizzando viaggi di studio al Parlamento Europeo, ben utilizzando il denaro a disposizione dei parlamentari.
A settantuno anni ha deciso di ritirarsi, ma fino ad oggi non ha smesso di interessarsi e appassionarsi alla politica e al mondo delle donne: «conserva l’entusiasmo e la passione politica…segue attentamente le vicende del nostro paese… ha la politica nel sangue».
Questo illuminante testo si chiude con alcune interessanti appendici: l’elenco dei 15 punti del programma delle socialiste (Rimini, 1982), l’elenco dei nomi delle donne premiate con onorificenze nel 1986 e ’87 (fra le quali ho scoperto anche quello di una cugina di mia madre, Paola Masella Viviani), un capitoletto dedicato al sessismo nella lingua italiana e un altro sul servizio militare femminile volontario, infine la riproduzione del testo dell’opuscolo informativo riguardante l’organizzazione e la realizzazione della Commissione Nazionale Per la Parità tra uomo e donna.
 
Sono arrivata all’ultima pagina con soddisfazione, ho imparato molte cose che non sapevo e sono consapevole tanto del cammino già fatto quanto di quello che alle donne rimane ancora da fare.
Per tutto ciò ringrazio la senatrice Elena Marinucci e la «costruttrice» di questo libro, Anna Maria Isastia, che ha abilmente intrecciato ordito e trama, come d’altronde è solita fare (vedi nostra recensione N.154)
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Precedenti recensioni)

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