Referendum: votare o non votare, questo è il problema
Noi consigliamo comunque di andare ai seggi, perché la Democrazia è sacra anche quando i suoi effetti indesiderati sembrano incoerenti
Oggi si vota per i cinque referendum e da ieri non si può più fare propaganda in un verso o nell’altro.
Ci è sembrato che qualcuno ieri abbia approfittato della manifestazione di piazza per fare proselitismo, ma noi restiamo del parere che si deve stare zitti e basta. E se qualcuno ha commesso errori, non sta a noi giudicare.
Solo una cosa vogliamo precisare: l’andare o non andar al voto è una scelta di campo, perché se non viene raggiunto il quorum - il 50% più uno degli aventi diritto al voto - qualsiasi risultato non è valido.
Non è una cosa che deve scandalizzare, perché fa parte del nostro sistema democratico: votare è un diritto e non un dovere.
Poiché chi ha voluto la legge in discussione non ha nessuna intenzione di abrogarla, il più delle volte invita a non andare a votare.
È famosa la frase di Craxi, quando disse «Io vado al mare».
E, giusto o sbagliato che sia, l’invito a non andare a votare per i referendum è stato adottato da tutte le formazioni politiche, sia di destra che di sinistra.
Si ricorda peraltro che si può andare alle urne, registrare la propria partecipazione, senza poi ritirare la scheda del voto. Anzi, si può decidere per quale referendum votare e quale no.
Lo diciamo perché chi va a votare per il ballottaggio possa esprimere la propria posizione senza rimorsi di coscienza.
L’andare ai seggi prima di scegliere cosa fare sarebbe il comportamento civile più corretto.
E il nostro giornale invita a farlo, perché la democrazia va mantenuta anche quando i suoi effetti indesiderati sembrano controproducenti.
GdM