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In Francia sulla Via Podense, 3ª puntata – Di Elena Casagrande

Dopo il diluvio alla Tour Des Anglais ci incamminiamo verso Lot e la millenaria Abbazia di Conques, tappa obbligata sur le Chemin de Saint-Jacques

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La chiesa di Nasbinals.
(Puntate precedenti)
 
Da Montgros arriviamo velocemente a Nasbinals. Bello il campanile ottagonale della chiesa di Notre-Dame de la Carce. Piove. Ci rifugiamo nel baretto vicino, affollato di escursionisti e pellegrini.
Tutti aspettiamo che il tempo migliori, fra espositori di cartine geografiche e libri dell’Aubrac. Dopo due café au lait decidiamo di riprendere: tanto non smette.
C’è molto vento. Mi piove sul collo e poi giù, sotto la camicia, dalla fronte, dalle ciglia e dal naso. I pantaloni e la cappa, già bagnati, mi si attaccano al corpo e l’acqua fredda comincia ad entrare negli scarponi dai calzoni. I piedi mi scivolano nelle pedule e mi arrabbio.
Rischio di cadere, non vedo niente e inizio a sciroccare.
«Si può essere più sfortunati? Ma ti pare vedere l’Aubrac in queste condizioni?»
Teo tace. Lui cammina e mi incoraggia.
«Dai che ci siamo.»
 

L’antico hospital di Aubrac e la Tour des Anglais.

 Nel ristorante da Chez Germaine ci ristoriamo e asciughiamo prima di ripartire 
Finalmente si vede la Tour des Anglais. Siamo davvero a Aubrac. Qui c’è un antico rifugio, come quello di Roncisvalle, ma più piccolo.
Anche nel grigio è potente e affascinante. Venne costruito nel 1120, dopo la macabra scoperta, in una grotta del luogo, di 30 pellegrini decapitati dai briganti.
Da allora la «campana dei perduti», della chiesa di Notre-Dame des Pauvres (Nostra Signora dei Poveri), guida fin quassù i viandanti sorpresi dalla nebbia.
Si entra dalla porta delle michette, a ricordo del pane offerto, da qui, ai pellegrini. Ora è chiusa. Ci rifugiamo da Chez Germaine.
C’è una rastrelliera riscaldata per gli scarponi. Peccato non ci sia posto. Una famiglia cattolica francese, in cammino, con 5 figli, l’ha occupata tutta! Ci accontentiamo di cambiare i calzini. In pantofole mi gusto una fantastica zuppa al formaggio, seguita da una fetta di crostata ai frutti di bosco enorme.
«Wow, ma che forno hanno per cuocerla?» – Chiedo.
 

Il pont de pélerins a Saint-Chély-Aubrac.

 È bello ritrovarsi al rifugio dopo una tappa durissima: torna «il sereno»  
Scendiamo verso Saint-Chély-Aubrac da una stradina asfaltata secondaria, comoda perché diluvia.
Alla gîte comunale, il «primo» rifugio pubblico di questo cammino, ritroviamo Juan Carlos, la coppia diretta a Rocamadour e las chicas (le ragazze) che mi dicono: «Hoy, los pies… como piscinas!» - oggi i piedi erano come due piscine! Sì…
In stanza con noi c’è un giovane mai visto prima. Ha in mano la guida Chemins de Compostelle incollata e disfatta dall’acqua. Tiro fuori dallo zaino il phon. Gliela asciugo, pagina per pagina,
come farei con i capelli di un bimbo, senza dire niente. Lui mi sorride e ringrazia. A cena siamo al Café de la Mairie (Comune): salade chaude de chevre (insalata calda di caprino) e bauvette d’aloyau (controfiletto) con aligot (purè al formaggio).
Peccato che per il brutto tempo non ci siamo goduti il paesino che, nello stemma, vanta la croce a otto punte dell’Ordine dei Cavalieri di Aubrac e due conchiglie di S. Giacomo.
 

Teo in piazza a Saint-Côme-d’Olt.

 Nella Valle del Lot salutiamo i pellegrini che qui interrompono il cammino  
Al Café Saint Jacques fanno colazione anche il regista and company. Era un po’ che non lo vedevo. Usciamo da St-Chély dal cinquecentesco Pont de Pélerins (ponte dei pellegrini) sul Boralde. C’è un po’ di nebbia. A Les Cambrassats ci beviamo un caffè sotto la tettoia di una fattoria, da un thermos self-service, ad offerta. Esce una signora e chiacchiera con noi.
Proseguiamo nel bosco, in salita, finché vediamo, sotto di noi, il paesino di Saint-Côme-d’Olt. Finalmente esce il sole! In piazza ci sono tutti, seduti ai tavolini del ristorantino vicino alla fontana.
Saluto Marie, che smette qui e le regalo il braccialetto che ho preso l’ultima volta a Santiago: ha la Cattedrale ricamata. L’abbraccio e le auguro di arrivarci…anche con calma, visto che lei
cammina una o due settimane all’anno, come molti francesi, qui sulla Podense. Al momento di lasciarci… ci emozioniamo.


L’église de Perse.
 
 Nei centri abitati lungo i fiumi fioriscono i commerci, le idee, gli scambi  
Andiamo avanti diretti a Espalion. Lasciamo Saint-Côme-d’Olt, attraversando il fiume Lot. Finalmente siamo nella sua splendida valle, punteggiata di villaggi, castelli e chiesette.
Saliamo al Puech (Picco) de Vermus, un antico vulcano, che è proprio sopra il cratere, oggi parco-giochi per i quad. La vista, dalla Statua della Vergine, è spettacolare.
Entriamo in paese dall’antico Cammino di Perse. La sua chiesa romanica vale il viaggio. In paese c’è la gara di pétanque (bocce).
Un museo ricorda l’inventore francese dello scafandro. Siamo in uno dei borghi più belli del Sud della Francia: ecco il ponte gotico sul Lot e le casette dei conciatori di pelli (les tanneries). Cerco un ristorantino verace e non turistico.
È gestito da due vecchietti e ci azzecco: mi gusto il pounti auvergnant (una sorta di smacafam con prugne e pancetta tipico della Regione) e il boeuf a la bourguignon (lo stufato al vino di Borgogna) con frites (patatine).
Non mi resta che dire Vive la France!
 

Il ponte gotico di Espalion.
 
 La storia dei nobili di Estaing: da Riccardo Cuor di Leone a Maria Antonietta  
Questa mattina si cammina lungo la riva del fiume, fino alla deviazione per Saint-Pierre-de-Bessuéjouls.
Di lì il sentiero si inerpica bruscamente nel bosco, per poi scollinare verso il castello di Beauregard e la Chiesa di Trédou.
Durante la discesa arriva il regista che, sgomitando come suo solito, ci supera correndo e fischiettando. Mi esce un: «Contento lui!».
Proseguiamo su un sentiero, tra campi di mais e di alfa-alfa, sino al bucolico villaggio di Verrières, con la bella Cappella di S. Michele.
Ma ciò che mi stupisce davvero è il castello «delle favole» che poco dopo mi trovo davanti! Siamo ad Estaing. Qui, i nobili della famiglia, crociati, amici di re e regine sino alla Rivoluzione francese, costruirono quest’imponente maniero.
Al suo interno c’è una mostra sul Presidente Valery Giscard d’Estaing, che visitiamo. La famiglia Giscard, infatti, ad inizio ’900, acquistò il castello, nome compreso. Un feudalesimo «moderno», niente da dire!
 

Estaing e il suo castello sul Lot.
 
 Lasciamo il fiume per dirigerci, tra i boschi, verso l’Abbazia di Conques  
Si è fatta ora di pranzo. Il ristorante offre zuppa di cipolle, salsiccia e ratatouille (caponata di verdure) e, per dessert, crêpes alla marmellata.
«Che ne dici Teo?»
«Che va bene!»
Con la pancia piena si riparte, diretti a Massip. Nella foresta di castagni, ci raggiungono Kung Fu Panda e Joelle, una pellegrina partita da Strasburgo.
Siamo tutti stanchi e senz’acqua. Insieme arriviamo alla gîte l’Orée du chemin, dove dormiamo.
Al risveglio Joelle è già partita. Noi, invece, aspettiamo la colazione.
I pellegrini hanno sempre fame, anche dopo una ricca cena (per noi, ieri, a base di ragout - spezzatino - di maiale con castagne e tarte aux pommes - torta di mele).
Dopo Massip il cammino è tutto un su e giù fino al paese di Golinhac, famoso per la sua croce gotica di pietra e per altre croci lungo la via.
Passato un allevamento di bufale, il sentiero scende nel fondovalle, ad Espeyrac. Lì incontriamo un’altra famiglia (stavolta con 8 figli!), che fa il cammino e, al caffè del borgo, la catalana Carmen. Ieri sera ha finito la tappa alle 9 e non ce la fa più: ha un piede distrutto.
La salutiamo, diretti a Sénergues.
 

La croce di Golinhac.
 
 In cammino si scoprono sempre gli altarini di chi «bara»  
Ad un certo punto, davanti a noi, compare il regista. È paonazzo in volto e sta tirando il fiato per la fatica. Teo e io ci guardiamo e ci capiamo al volo.
«Ma sì, dai, facciamolo.»
Passo corto, in progressione, inesorabile e, cantando «Bartali» di Paolo Conte (coi francesi che si… etc. etc…), lo superiamo in salita e gli diamo la biada. Ieri sgomitava per correre in discesa e passarci, rischiando di farci cadere, oggi è ripagato!
Ha lo sguardo basso. Arriviamo a Saint-Marcel, prima di Conques. Davanti alla chiesa c’è una grossa auto scura.
Al volante il regista con accanto il socio. Dalla chiesa esce l’attrice. La fanno salire in macchina. Bene: abbiamo visto come fate il «cammino».
Li rivediamo tutti, poco dopo, a Conques, davanti all’Abbazia millenaria che ci lascia a bocca aperta. Incredibilmente ci salutano.
«Il nostro cammino finisce qui», ci dicono.
À la prochaine fois (alla prossima volta), rispondo io e… avec plaisir (con piacere)!

Elena Casagrande

(La quarta puntata della Via Podense sarà pubblicata mercoledì 6 luglio)
 
L’arrivo a Conques.

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