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Storie di donne, letteratura di genere/ 424 – Di Luciana Grillo

Lucia Tilde Ingrosso, «Anna Politkovskaja. reporter per amore» – Una biografia romanzata che ha il sapore amaro della verità

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Titolo: Anna Politkovskaja. Reporter per amore
Autrice: Lucia Tilde Ingrosso
 
Editore: Morellini, 2022
Collana: Femminile singolare
 
Pagine: 176, brossura
Prezzo di copertina: €17,90
 
Mentre giornali e telegiornali ci bombardano e ci spaventano con la guerra in Ucraina, voluta da Putin, Morellini pubblica una biografia romanzata di Anna Politkovskaia, la giornalista russa che fu misteriosamente assassinata dopo aver manifestato interesse per i rapporti tra Russia e Cecenia, caratterizzati da episodi di inaudita violenza.
È evidente che la pubblicazione esce in questo periodo assolutamente per caso, sato che le pubblicazioni si predispongono con ampio anticipo, si calendarizzano le uscite e le presentazioni… Certo Morellini non poteva immaginare questa incredibile coincidenza.
Sono certa, comunque, che - se anche oggi non si parlasse di guerra - questo libro non sarebbe passato inosservato, che sarebbe stato letto con la stessa curiosità perché il caso «Politkovskaia» fece scalpore, fu un omicidio efferato, forse in qualche modo annunciato, ma comunque non prevenuto, né prevedibile.
 
L’autrice intreccia la biografia di Anna con la vicenda personale di Giorgio, un italiano dagli occhi azzurri che, per motivi assolutamente personali, segue le interviste che Anna rilascia, la incontra da vicino prima a Parigi, poi a Mantova, le chiede una dedica, sentendosi quasi innamorato di lei.
«Era stato comunista. Aveva creduto in Gorbaciov e nella perestrojka. Poi aveva scoperto lei, Anna… Ne aveva apprezzato il rigore, la prosa accurata, la profonda umanità che permeava la fredda cronaca».
 
Giorgio capisce che Anna vuole «poter aiutare concretamente anche una persona soltanto. Aiutare un ceceno a salvarsi. Aiutare un occidentale a capire», la ascolta attentamente quando parla di sé, della sua «felicità parigina. Una felicità mia a pieno diritto, la felicità di una giornalista russa che ancora osa testimoniare… Il suo racconto è come un fiume in piena. E ci trasporta in Cecenia… I ricordi di Anna sono ancora freschi. Le ferite ancora aperte. Il trauma, probabilmente, indelebile… Non si è comunque mai al sicuro. Ogni notte ci sono almeno quattro/cinque esplosioni. Guardi il soffitto e speri che non crolli».
E a chi le domanda di Putin, risponde con coraggio: «Mi chiedo spesso se sia un essere umano. O se è solo una gelida statua di ferro».
 
Anna è intrepida, convinta della necessità di far sapere che «in Russia ci sono pensieri diversi, ma è difficile esprimerli… Abbiamo una sola stazione radio, indipendente per metà. E un numero limitatissimo di giornali non allineati».
Ha parlato troppo, è diventata scomoda, perciò trova sotto casa «un uomo a viso scoperto, con un cappellino. Impugna una pistola, una Makarov 9 millimetri, con il silenziatore. Spara cinque colpi. L’ultimo alla nuca. È un’esecuzione».
Sono le 16.02 del 7 ottobre 2006.
Chi ha ucciso Anna? Putin afferma pubblicamente che la libertà di stampa e di opinione è garantita a tutti e che «questo orribile crimine causa un grande danno morale e politico alla Russia».
E se l’ordine di ucciderla fosse arrivato dalla Cecenia?
 
Certamente, Anna aveva dato fastidio. Era una giornalista energica che più volte aveva rischiato la vita; la sua traduttrice italiana, Anna Raffetto, ha detto: «Un po’ come il nostro Enzo Biagi, portava a casa il male degli altri».
La storia di Giorgio, quel segreto che solo ad Anna aveva confessato, si svela alla fine del libro, che si conclude con testimonianze toccanti di Lella Costa, di Roberto Saviano e tanti altri.
Lucia Tilde Ingrosso ha confezionato con abilità una biografia romanzata che ha il sapore amaro della verità.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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