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Storie di donne, letteratura di genere/ 459 – Di Luciana Grillo

Harriet Beecher Stowe, «Natale nel Nuovo Mondo» – Una raccolta di Racconti semplici e dolci, un po’ datati, ma che possono ancora oggi dirci qualcosa

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Titolo: Natale nel Nuovo Mondo
Autrice: Harriet Beecher Stowe
 
Traduttrice: Fabiana Errico
Editore: Graphe.it, 2022
 
Pagine: 80, Brossura
Prezzo di copertina: € 12,90
 
La scrittrice di cui oggi invito a leggere i racconti, è autrice del romanzo che più o meno tutti abbiamo letto nell’infanzia, «La capanna dello zio Tom».
Già in questa storia affioravano concetti profondi, la crudeltà dei padroni bianchi e le sofferenze delle popolazioni di colore, dunque l’autrice è stata subito antischiavista, femminista ante litteram, animalista, vegetariana, insomma una donna moderna che ha attraversato quasi tutto il 1800, impegnandosi – come tutti i suoi familiari – nella lotta contro l’ingiustizia sociale.
 
È stata giornalista, moglie e madre; ha coltivato la sua passione per la scrittura, dimostrando di saper «stabilire un rapporto intimo con i suoi lettori basato su una grande empatia priva di toni affettati o artificiosi», prendendo spunto da vicende e luoghi legati alla sua storia personale, ad eventi teneri o dolorosi, mantenendo intatta la sua spontaneità.
La traduttrice ricorda che il Presidente Lincoln la incontrò alla Casa Bianca e, dopo aver saputo che era proprio lei l’autrice della «Capanna dello zio Tom», le disse, con ammirazione: «Dunque è lei la piccola signora che ha causato una grande guerra».
 
Questo piccolo libro comprende tre racconti, il primo, «Il primo Natale nel New England», è la ricostruzione dell’arrivo nel Nuovo Mondo di un gruppo di pellegrini nel 1620: la Mayflower, una piccola nave sconosciuta approda a Cape Cod, dopo una traversata oceanica, mentre Elder legge sulle pagine consumate della sua Bibbia le parole di ringraziamento.
Poi, con sollievo, il gruppo – dopo aver messo in mare le scialuppe e aver mandato qualcuno in avanscoperta – scende sulla terraferma con i bambini che non vedevano l’ora di correre sulla spiaggia.
 
E qui comincia una nuova vita, tra la raccolta della legna, la ricerca del cibo, la sorpresa delle bacche rosse, qualche preghiera e… «il profumo della libertà… qui un povero può sopravvivere, dove i frutti selvatici, i pesci e i volatili siano destinati a chiunque ne abbia bisogno…».
Naturalmente, c’è tanto da lavorare e quando qualcuno della piccola comunità muore, «quella compagnia, che aveva già patito tanto, poteva permettersi giusto qualche lacrima», nella consapevolezza che «siamo stranieri ovunque, pellegrini, viandanti e viaggiatori di passaggio…».
 
Poi arriva il Natale, e «sebbene quella domenica fosse grigia e cupa e i fiocchi di neve volteggiassero nell’aria, c’era il Natale nei pensieri di ognuno di loro…».
E da questo primo Natale, «derivano tutti i festeggiamenti odierni nel New England».
Il secondo racconto, Natale a Poganuc, è molto diverso, c’è una ragazzina «spedita a letto dopo cena» e lasciata a casa da sola dai suoi cari che erano andati in chiesa per le celebrazioni del Natale.
 
Dunque, dopo aver ascoltato i rumori che provenivano dall’esterno, il chiasso di chi andava via sulle slitte, il ticchettio dell’orologio in cucina, decide di alzarsi e di guardare dalla finestra ciò che accadeva all’esterno, poi di uscire e andare fino alla chiesa, «prese posto in un angolino sotto a un pergolato di abete rosso a guardare la stella cometa e ad ascoltare i canti», infine si addormentò «e riposò beata come un agnello su un prato».
Ma la storia non finisce qui, il papà di Dolly è il pastore Cushing che cerca di convincere i figli che «nessuno sa quando Gesù è nato, e non c’è niente nella Bibbia che ci dica quando festeggiare il Natale…».
Dunque, niente Natale, niente regali, se non fosse arrivato il pacco della zia Debbie!
 
L’ultimo racconto, «La fatina buona», andrebbe letto da tutti noi che, con l’avvicinarsi del Natale, siamo presi dalla frenesia dei doni… Ellen Stuart non sa cosa comprare, ha un lungo elenco di destinatari, solo la zia Eleanor sa darle le risposte che forse, senza saperlo, cercava. E così Ellen diventa la fatina buona e «se qualcuno volesse vedere i risultati dei primi tentativi di Ella… potrebbe bussare alle porte di due o tre vecchi edifici la mattina di Natale e vi racconteranno tutto».
Racconti semplici e dolci, un po’ datati, che possono ancora oggi dirci qualcosa!

Luciana Grillo – [email protected]
(Recensioni precedenti)


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