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Storie di donne, letteratura di genere/ 469 – Di Luciana Grillo

Adurno, Damiano, De Martino, Mancino, Marcodoppido, Simonetti: «Insieme per lottare, crescere, cambiare. Donne lucane nell’UDI tra il 1945 e il 1989»

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Titolo: Insieme per lottare, crescere, cambiare.
            Donne lucane nell'Udi tra il 1985 e il 1989

Autrici: Mariangela Adurno, Patrizia Damiano, Adele
             De Martino, Etta Mancino, Rosanna Marcodoppido,
             Emilia Simonetti

Editore: Calice, 2022
Pagine: 232, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
Sono nata a Potenza nel secolo scorso, ho avuto zie impegnate nel sociale e nella politica, consigliere comunali nell’immediato secondo dopoguerra – quando non era normale che una donna si occupasse di politica – e la sorella di mia madre presidente del C.I.F. (associazione che si ispirava ai valori del cattolicesimo ed era collocata nell’area democristiana) per molti anni.
Ho sentito parlare fin da bambina di donne e di diritti al lavoro e alla parità salariale, di volontariato e contadine, di U.D.I. e di una signora argentina che viveva in Lucania dove era stato confinato il marito antifascista.
 
Ricevere questo libro, guardarlo con una certa emozione e leggerlo attentamente è stato per me ritornare indietro e dare corpi a nomi soltanto distrattamente sentiti nominare…
Nel dopoguerra si tenevano i comizi nelle piazze dei paesi e delle città; si cominciava a parlare della «donna lucana (che) non sarà seconda a quella delle altre regioni.
«Essa, attraverso una organizzazione come l’Unione Donne Italiane, può svolgere un’intensa opera di assistenza, di educazione, di cultura generale e professionale»: finalmente non si parlava esclusivamente dei compiti di cura destinati alle donne immancabilmente.
 
In tempi difficili, mentre si esprimeva l’esigenza di autonomia e le donne si scontravano con una realtà maschilista e antiquata, le associazioni, sia pure diverse, laiche o cattoliche, collaboravano, quindi «U.D.I. e C.I.F. in molte località opereranno spesso insieme, soprattutto nell’assistenza all’infanzia».
Né trascureranno, in particolare l’Udi, «il diffusissimo problema della violenza domestica».
Questo libro presenta numerose testimonianze di donne che descrivono le loro vittorie, come Maria Tummolo, che coordinava le donne braccianti di Lavello e sottolineava la necessità di una trasversalità politica: «Ora la donna ha imparato che lottando si può migliorare, creando condizioni di vita migliore con la lotta unitaria di tutte le donne di ogni idea politica».
 
Sofia Maria, riferendosi al 1952, ricorda che «prima si lavorava come le bestie sottomettendoci alle caporali d’azienda. Ora abbiamo conquistato un salario più umano, l’orario di 8 ore, e non si dorme più sui campi, ottenendo le brande nelle aziende e il piatto caldo». E potrei andare avanti ancora… con un po’ di amarezza perché si parla delle caporali, di donne che non sostenevano altre donne.
Nel 1959 si raccolsero le firme per ottenere dal Parlamento il diritto alla pensione per le casalinghe, si continuò a parlare di parità salariale, di riconoscere il lavoro delle donne contadine, di permettere l’ingresso nelle cooperative, di rafforzare il diritto allo studio, di favorire l’emancipazione femminile aprendo asili nido e scuole materne.
 
I tempi erano però ancora difficili, per le donne non era scontato parlare in pubblico, non essere in casa all’ora di cena, smettere di lavorare (soprattutto nei campi) negli ultimi mesi di gravidanza.
Verso gli anni ’70, con la ripresa dell’UDI, si constatò che le donne avevano conquistato una qualche emancipazione, grazie all’obbligo scolastico fino ai 14 anni e all’aumento di donne diplomate e laureate.
Il controllo delle nascite era più o meno controllato grazie alla pillola e lentamente ci si avviava verso la famiglia nucleare, meno patriarcale e più paritaria, mentre le femministe manifestavano coscientemente per i loro diritti, dopo aver preso parte a collettivi femminili.
 
Ci avviciniamo all’ultimo ventennio del 1900, quando il ruolo della donna viene valorizzato anche nel mondo ecclesiastico, sono realtà consolidate il divorzio e la contraccezione, il terrorismo tinge di piombo le nostre vite, ma si rinnova il diritto di famiglia e i consultori sostengono le scelte autonome delle donne.
Politica, violenza sessuale, istruzione, informazione sono i temi dibattuti in convegni e Festival: con un certo orgoglio ricordo il Festival di «Noi donne» che nell’agosto 1978 si tenne a Maratea, mio amato luogo del cuore!
Il grave terremoto del 1980, che provocò 3.735 morti, più di 80.000 senzatetto e danni inimmaginabili, impegnò le donne nei soccorsi, soprattutto rivolti alle donne fragili o a quelle in attesa di partorire, perché fossero assistite adeguatamente, e nella ricostruzione del tessuto sociale, eccetera eccetera.
 
Instancabili, impavide, nulla fermava le donne lucane… così questa pubblicazione ci conduce fino al 1989, ci racconta che la Basilicata «fu una delle prime Regioni a istituire la Commissione regionale Pari opportunità », che la RAI Basilicata «programmò una serie di trasmissioni sui… problemi della condizione e dell’emancipazione femminile nel mondo del lavoro, nella vita sociale e nei rapporti con l’altro sesso», che l’U.D.I. nel 1988 «avviò una riflessione sulla necessità di pensare ad un nuovo progetto… che andasse oltre l’U.D.I., aperto a tante altre donne…» che portò alla fine di questa associazione, infine che nel 1989 nacque il Telefono donna di cui erano parte attiva donne cresciute politicamente nell’U.D.I., in segno di continuità nell’attenzione verso il mondo delle donne.
 
Le sei autrici di questo testo lo hanno completato con un prezioso apparato iconografico che conferma visivamente l’impegno delle donne e l’evoluzione che esso stesso ha prodotto.
Confesso di aver letto non solo con la dovuta attenzione, ma soprattutto con emozione questo testo, in cui ho ritrovato volti e nomi a me noti.
E la mia recensione vuole essere un omaggio sia alla mia terra natale che al Trentino, terra di adozione, montana come la Basilicata, abitato da donne forti e tenaci come le lucane.

Luciana Grillo - l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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