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Storie di donne, letteratura di genere/ 472 – Di Luciana Grillo

Sophie Daull, «La sutura» – Da una grande scrittrice e un’ottima traduttrice... una sutura che ricuce due vite spezzate

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Titolo: La sutura
Autrice: Daull Sophie
 
Traduttrice: Cristina Vezzaro
Editore: Voland 2023
 
Pagine: 192, brossura
Prezzo di copertina: € 17
 
Dopo aver letto e recensito per questa rubrica «Il lavatoio», ho affrontato con interesse e curiosità il nuovo romanzo di Sophie Daull, di cui avevo apprezzato il rigore formale e la chiarezza espositiva, insieme alla storia costruita con sapienza.
Non sono stata delusa da «La sutura», anche questo è un romanzo appassionante, in cui nulla è dato per scontato, tutto è rigorosamente calibrato, a partire dai numeri che rimangono una costante: «mia madre aveva 26 anni quando sono nata, 45 quando è morta, io 19. Non ha dunque conosciuto mia figlia, che è nata quando ne avrebbe avuto 58, io ne avevo 32…» e così via, fino alla considerazione che si possa trattare di «aritmetica pindarica».
 
Nicole, sua madre, scomparsa precocemente, è come avvolta nel mistero: «esigeva che si allontanassero da lei i mazzi di mimose. Erano…un ricordo doloroso legato alla camera d’ospedale dove era morta sua madre», ma della madre poi non parlava, sembrava nascondere dei segreti, di cui Sophie vuole occuparsi, che vuole scoprire.
Perciò comincia a spostarsi con non poche difficoltà nei luoghi dove la madre aveva abitato, risale ai nonni, ripercorre la vita della sorella Paulette, sulla scena compare Fernand. Sophie si avvilisce, «tutta questa impresa, di colpo, mi sembra vana. Il suo unico merito è di accendere qualche parola che possa infiammarmi, le sere in cui ho il magone, nei pozzi di trivellazione dell’inchiostro fossile».
 
Eppure non cede, «sono andata nella città in cui mia madre ha visto la luce, andrò in quella in cui gliel’hanno tolta», dunque c’è anche un assassinio (proprio quello di cui Daull ha scritto ne “Il lavatoio”), e c’è stata la morte di Camille, figlia di Sophie, scomparsa dopo una lunga malattia. Aveva solo 16 anni.
Il luogo dell’assassinio è Belfort, dove abita la sorella di Sophie, dove lei stessa è nata, dove passava il Natale «avvolta nel nastro arricciato dei ricordi d’infanzia… l’arteria principale, il faubourg de France, ha conosciuto a un tempo le scarpe con i tacchi di Nicole, i miei mocassini da studentessa e le scarpe da ginnastica di Camille. Mai insieme però…».
 
Qui Sophie incontra vecchie amiche, parla e ascolta, fotografa i vari luoghi «le terme, il Montana, Sainte Thérèse; fiori, rive di fiumi, giardini pubblici deserti… La scenografia del mio racconto delle quattro stagioni come un libro illustrato che non mi stancherei mai di raccontare a Nicole e a Camille…», alla madre di cui lei è diventata a sua volta madre, quando Nicole «dopo essere stata la “Bastarda” e poi l’”Orfana”… è la “Donna tradita”».
Dice bene Cristina Vezzaro, abilissima traduttrice: «Dopo il trauma del femminicidio perpetrato ai danni della madre, dopo il trauma della morte improvvisa della figlia sedicenne Camille, a distanza di anni sorge così un bisogno di ricostruzione, che è anche bisogno di identità».
Daull conquista la propria identità anche grazie alla lingua, «a una scrittura che scava senza insabbiarsi, accarezza senza essere mielosa, incide senza uccidere…».
Grande scrittrice Sophie Daull, ottima traduttrice Cristina Vezzaro.
A chi legge, la scoperta di una sutura che ricuce due vite spezzate.
 
Luciana Grillo – l.grillo@ladigetto.it
(Recensioni precedenti)


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