Storie di donne, letteratura di genere/ 505 – Di Luciana Grillo
Dada Montarolo, «Mixing» – L’atmosfera vellutata del bar di un grande albergo in montagna fa da cornice ai ricordi di un barman
Titolo: Mixing
Autrice: Dada Montarolo
Editore: GCE, 2023
Genere: Letteratura femminile contemporanea
Pagine: 136, Rilegato
Prezzo di copertina: € 16,50
Un libro che si legge velocemente, come bevendo un buon cocktail… ogni racconto ha come titolo proprio il nome di un cocktail, sapientemente preparato da un barman - «uno di quegli eleganti zingari della bottigliera, considerati di solito dalla gente poeti e sognatori» - che racconta, dosando, mescolando e shakerando aromi liquori e profumi, gli incontri con gli sconosciuti clienti che soggiornavano in un albergo di lusso, scendevano al bar, si avvicinavano al bancone e gli chiedevano un Bloody Mary, un Old fashioned, un Caruso.
Spesso gli sconosciuti sentivano quasi l’esigenza di confidarsi con lui, di metterlo a parte dei loro ricordi, e dunque ci descrive una «impossibile donna che sfiorava tutto con la leggerezza aggressiva di una foglia di ortica… indossava un abito del medesimo colore delle sue pupille da gatto siamese… Addosso a un’altra sarebbe stato delicato e avvolgente; su di lei, invece, era un’armatura dalle maglie impenetrabili»; un ospite famoso, che si vedeva spesso in tv: «quando lo vidi entrare nel bar sentii un piacevole formicolio di eccitazione… Fra le nostre tante vanità, servire un cliente famoso è forse la più intrigante»; una giovane donna che frequenta il bar come se fosse una riserva di caccia: «Lei mi dedicò uno sguardo smagliante… dentro di me, però, ero irritato. Cosa credeva, questa geisha autodidatta, questa Margherita Gautier di provincia?... Noi barman potremmo tenere corsi di sociologia e seminari di semeiotica, siamo antropologi esperti e attenti, non ottusi stappatori di bottigliette con i tappi a corona!»; un uomo bello, di circa trent’anni, che «indossava una camicia chiara, fatta su misura, con un piccolo monogramma… appoggiò con leggerezza i gomiti sul bancone, unendo le mani una sull’altra e vidi lo scintillio di una fede»…
E così via, conversando con i clienti, ascoltandoli quando desideravano parlargli, il nostro barman entra in vite a volte privilegiate e nel contempo racconta la sua storia, descrive la barca di suo padre che era un pescatore, le sue esperienze in giro per il mondo, i quadri appesi al contrario in una ricca casa di Boston, il ballo con una signora «incredibile. Non vedevo le sue rughe e neanche la pinguedine debordante…», il lavoro a bordo di un battello in navigazione sul Nilo, l’incontro con una famosa rockstar.
Al finire dell’estate, il nostro barman parte, «qualche settimana di riposo e poi di nuovo via. Forse qui, forse in un altro posto».
E noi lettrici e lettori lo lasciamo andare, sentendo ancora il profumo dei liquori e il plof delle ciliegine che cadono nel bicchiere.
Luciana Grillo - [email protected]
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