Storie di donne, letteratura di genere/ 506 – Di Luciana Grillo
Maria Cristina Grella, «Nel nome della madre» – Trattandosi di un Thriller non posso dire molto… Ma mi ha intrigato
Titolo: Nel nome della madre
Autrice: Maria Cristina Grella
Editore: De Agostini (da Libromania) 2022
Genere: Thriller
Pagine: 320, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
Non sono una lettrice di gialli o di noir, li leggo quando qualche elemento mi incuriosisce… In questo caso, sapere che la storia è ambientata a Salerno – dove ho vissuto fino ai 23 anni – mi ha convinto.
E oltre a ritrovare luoghi noti, vie, piazze, luci d’artista, mi sono lasciata affascinare da una giovane poliziotta e dai suoi collaboratori.
Li ho immaginati al lavoro in una Questura che tante volte ho visto solo dall’esterno, li ho accompagnati da piazza della Concordia al Torrione, ho cercato di ricordare se in un certo luogo ci fosse un garage, ho rivisto la strada in cui abita Irene, ho passato in rassegna i palazzi… e così via.
Ma a parte questi aspetti personali, devo riconoscere che il romanzo è scritto molto bene, che lo svolgersi degli avvenimenti, l’evolversi delle indagini, la scoperta di luoghi abbandonati coinvolgono chi legge.
Salerno, il suo lungomare, il porto, il corso Vittorio Emanuele fanno da sfondo e anche chi, come il vicecapo Tittarelli, non ama questa città, è tuttavia affascinato dall’aria tersa, dai colori: «Nemmeno d’estate il cielo può essere limpido come in una giornata d’inverno spazzata dal vento di maestrale, e oramai erano quasi le sei e le prime stelle avevano fatto la loro comparsa al confine tra il blu profondo del mare e l’azzurro cupo del cielo».
L’autrice non vive a Salerno, ma evidentemente la conosce, descrive «lo spettacolo delle navi ancorate in rada in attesa di entrare nel porto. Erano illuminate come l’albero di Natale in fondo a corso Vittorio Emanuele… Irene pensò che le sarebbe piaciuto vivere come uno dei marinai dei grandi mercantili illuminati. Il mare le aveva sempre ispirato un senso di infinito e di libertà».
Invece, la vita di Irene, ferita dall’improvvisa morte del marito, si svolge tra le carte dell’ufficio, gli incontri con i magistrati, le indagini, le perquisizioni, gli interrogatori.
A casa solo il gatto le fa compagnia, e la perdona se a volte, non tornando a casa per molte ore, lo lascia a digiuno.
Insieme a Irene, coprotagonisti sono colleghi e collaboratori, indagati, una insopportabile suocera, una mamma lontana – e tenuta a distanza per incomprensioni remote, – una vicina di casa a suo modo affettuosa, ma nello stesso tempo curiosa e un po’ impicciona.
Il romanzo ruota intorno alla morte di alcune giovani donne incinte che si prostituiscono: Irene rischia anche la vita per poter trovare il bandolo della matassa, e così Andrea Tittarelli, ferito e ricoverato in ospedale quasi in fin di vita.
Non posso andare oltre, svelerei troppo; posso concludere pensando che a volte la vita stessa, i comportamenti degli adulti, la debolezza delle madri, forse dovuta all’amore per i figli, influenzano in modo irreparabile il carattere dei giovani.
Luciana Grillo - [email protected]
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