Storie di donne, letteratura di genere/ 507 – Di Luciana Grillo
Eleonora Mazzoni, «Il cuore è un guazzabuglio. Vita e capolavoro del rivoluzionario Manzoni» – Un Manzoni rivelato a tutto tondo, nei 150 anni dalla su morte
Titolo: Il cuore è un guazzabuglio. Vita e capolavoro
del rivoluzionario Manzoni
Autrice: Eleonora Mazzoni
Editore: Einaudi, 2023
Pagine: 168, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
A 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, che nell’immaginario collettivo è un polveroso intellettuale ottocentesco, autore di un romanzo che tutti abbiamo letto per obbligo e di una poesia in ricordo di Napoleone, Eleonora Mazzoni confeziona una sorta di saggio dove verità e invenzione si mescolano, ma soprattutto dove la vita e le vicende dell’autore sembrano riflettersi – o specchiarsi – nel suo romanzo.
E dunque, ad esempio, al bambino Alessandro abbandonato dalla madre e chiuso in collegio dal padre – troppo occupato nel tentativo di dare nobiltà allo stemma familiare – si affianca Renzo, giovane solo, privo di genitori e fratelli, un po’ sprovveduto.
Come Lucia ha accanto solo sua madre Agnese, così Alessandro sente di avere accanto solo la madre Giulia; e un’altra madre sola è la madre di Cecilia.
Non si parla dei padri.
Come Gertrude, anche Alessandro vive un rapporto conflittuale con i suoi familiari, «di quanta crudeltà e disamore siano capaci coloro che ci danno alla luce, ne aveva esperienza personale».
Insieme ad Alessandro, è sua madre Giulia che campeggia in questo testo, anche lei figlia cresciuta da sola, tra servi e convento, nonostante si sia detto e scritto sempre tanto bene di suo padre Cesare.
Alessandro si sente abbandonato da una madre che vive a Parigi, «la città più felice del mondo intero, terra di fughe e miraggi. Brulica di vicoli, viali e boulevard, mercati e librerie, teatri, atelier e salon. Parigi è orgogliosa, anarchica, ingarbugliata» con l’uomo della sua vita, Carlo.
Ma è proprio verso Parigi che guarda Alessandro, «dove vive la sua sconosciuta madre con un uomo sconosciuto. L’offesa si è trasformata in attesa. Lui aspetta. Un segno. Un gesto. Un evento».
Manzoni viene descritto sovente come un uomo in cui convivono spirito rivoluzionario e paura… e qui di nuovo si entra nel romanzo e si incontra don Abbondio, «consapevole fin dalla nascita che non resta che far torto o patirlo… solo. Privo di desideri. Con un’unica compagna. La paura».
A Parigi, con la madre di cui diventa amico e ammiratore, di cui segue alla lettera suggerimenti e consigli, Alessandro incontra persone nuove, alle quali si lega, convinto che i legami elettivi possano essere più forti dei legami di parentela, proprio come Renzo che, entrando nel lazzaretto, scopre donne che curano con amore i neonati, «spinte, più che dalla paga, da quella carità spontanea che va in cerca de’ bisogni e de’ dolori».
E in quel lazzaretto, Renzo ritrova Lucia e insieme ancora una volta si affidano a fra Cristoforo che, come dice Agnese, «ci faceva da padre!».
Poi, nella vita di Alessandro, grazie all’intervento della mamma Giulia, arriva Enrichetta, «una sedicenne minuta ma graziosa, fragile ma ferma».
Piace a Giulia perché è docile, ottima nuora, dunque, taciturna e diligente.
Ma anche questo matrimonio, tra Alessandro cattolico ed Enrichetta calvinista, come quello tra Renzo e Lucia, almeno in un primo tempo «non s’ha da fare» per la differenza di culto. Allora Alessandro, rivoluzionario, sceglie il rito protestante.
La storia dei freschi sposi è costellata dalla nascita di numerosi figli e da frequenti viaggi tra Milano, luogo d’origine, di educazione cristiana, di spiritualità, terra natìa, e Parigi che rappresenta la libertà, l’illuminismo, la scienza, la razionalità.
D’estate, nella grande casa di Brusuglio che Carlo Imbonati ha lasciato a Giulia, Manzoni si rivela un botanico appassionato: progetta il parco, pianta 1500 alberi tra castagni, querce, noci, faggi, magnolie, acacie, alberi da frutto.
Coltiva piante tropicali, realizza una risaia, pianta gelsi per allevare i bachi da seta.
Si qualifica come agricoltore, non come intellettuale, la letteratura fa parte del suo impegno civile e morale.
Condivide gli utili che ricava dalla commercializzazione dei suoi prodotti con i contadini, e si agita se una gelata improvvisa rovina il raccolto.
Mazzoni non tralascia la contestualizzazione, quindi segue gli eventi storici, le nozze di Napoleone con Maria Luisa, l’abdicazione dell’imperatore, la rivoluzione milanese contro il ministro delle Finanze (e qui si ricorda l’assalto ai forni!).
E descrive il terrore di Manzoni che rimane chiuso nella sua casa «a pochi passi da quella del Prina», che vede la villa di Brusuglio occupata dai soldati austriaci, che si unisce alla richiesta di indipendenza, sapendo che solo unita l’Italia sarà libera.
Ma questi suoi fremiti rivoluzionari lo fanno sembrare agli austriaci un pericoloso sovversivo, perciò a lui e a tutta la sua famiglia vengono negati i passaporti per un certo periodo.
Riuscirà a tornare nella Parigi che ama, ma non potrà vivere nella stessa agiatezza di prima, tanto che Enrichetta cede alla suocera alcuni importanti gioielli da vendere.
La vita della famiglia Manzoni è comunque complicata: si torna a Milano, nasce un altro figlio, Enrichetta è sempre più stanca, Alessandro si dedica all’«Adelchi», alle «Osservazioni sulla morale cattolica», all’ode a Napoleone, il «Cinque maggio», al romanzo… mentre Silvio Pellico viene condannato a morte, il vecchio amico e compagno di scuola Federico Confalonieri è arrestato e condannato a morte, come Pietro Borsieri e tanti altri.
Alessandro medita sui mali del mondo, sulla Storia, «è come se in fondo alle vicende umane giacesse una sventura, una ferocia, un rimpianto. Una forza inafferrabile… un enigma insolubile. Perché il bene non accompagna sempre la vita dei giusti, il male quella dei reprobi?».
Domande che ciascuno di noi potrebbe porre…
Quando nel romanzo Renzo perdona don Rodrigo su sollecitazione di fra Cristoforo, Manzoni ha capito, perdonare «non significa dimenticare o giustificare ma riconoscere il valore intrinseco di ogni persona…quella è l’unica forma, radicale, certo, ma autentica e definitiva di giustizia».
Altre prove attendono Alessandro, la morte di molti dei suoi figli, quella di Enrichetta nel giorno di Natale del 1833, e «nulla sarà mai più come prima»; tre guerre d’indipendenza, incendi ed epidemie che devastano le sue proprietà, ipoteche, creditori… i figli lo deludono, a loro preferisce Stefano, il figlio della sua seconda moglie.
E infine sopraggiunge la morte.
A noi lettrici e lettori questo saggio così ricco e originale ha rivelato un Manzoni a tutto tondo, capace di scrivere in una lingua nazionale il romanzo che parla dei suoi tempi pur raccontando vicende del ’600, ma incapace di trovare le parole per esprimere il dolore vero e per confortare l’amico colpito da una gravissima perdita. «Cecidere manus».
Luciana Grillo - [email protected]
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